(Filippo Ciantia)

Nel 2016, durante l’anno della Misericordia voluto da Papa Francesco, nel Museo Diocesano in Ancona fu esposta una delle tavolette sulle Opere di Misericordia di Olivuccio di Ciccarello.
Al sentire questo nome viene alla mente l’esclamazione di don Abbondio: “Carneade, chi era costui?”.

A dire il vero, Olivuccio era noto agli storici dell’arte tardo medievale e rinascimentale, esistendo documentazione di commissioni assegnate al pittore marchigiano di scuola giottesca non solo nelle native Marche, ma anche da parte dei Visconti di Milano.

Eppure, fino a pochi anni fa, non si conosceva alcuna sua opera. Questo pittore anconetano era stato fino al 2002 un carneade “sui generis”, un noto pittore… senza dipinti! La genialità del giovane ricercatore Matteo Mazzalupi portò alla scoperta di molte sue opere fino a quel momento erroneamente attribuite ad altri autori. Da allora “il pittore inesistente” entra prepotentemente nella storia dell’arte.

Tra le numerose opere spiccano sei tempere su tavola, esposte nei Musei vaticani, originalmente create per la chiesa della Misericordia di Ancona. Il cardinale Menichelli volle far tornare ad Ancona queste opere, almeno per alcuni mesi, per aiutare, attraverso l’arte, a capire meglio la misericordia come attività di ogni giorno, nella vita del cristiano: “Guardando le varie figure, ho notato che sul capo di alcune di esse c’era una corona di gloria.

Ho fissato lo sguardo e ho visto che le figure erano tutte diverse. Non era sempre la stessa figura che aveva la corona di gloria e ho chiesto perché. Le figure con la corona di gloria non erano né Cristo né un qualche santo della carità, bensì la corona di gloria stava sul capo dei destinatari della carità, perché in essi è presente Cristo. Qui, per me, sta la testimonianza credibile del discepolo. Non invecchiare, accumulando! Sii giovane, donando!”

Queste sei tavole sono molto amate da Papa Francesco, proprio perché coloro che vengono scartati sono gli attori principali della rappresentazione artistica.

“I poveri ci rammentano l’essenziale della vita cristiana… Questa povertà è necessaria perché descrive ciò che abbiamo nel cuore veramente: il bisogno di Lui. Perciò andiamo dai poveri, non perché sappiamo già che il povero è Gesù, ma per tornare a scoprire che quel povero è Gesù” (Francesco)