Il 16 maggio 2008 Domenico Noviello veniva ucciso a Castel Volturno, a colpi di pistola. L’imprenditore aveva denunciato, sette anni prima, un tentativo di estorsione da parte del clan Bidognetti, contribuendo con la sua testimonianza ad alcune condanne rilevanti nei confronti della camorra.
A Noviello (insieme ad Anna Maria Torno) è dedicato il presidio eporediese di Libera nato proprio nel 2008; nei giorni scorsi i giovani di Ivrea hanno avuto modo di conoscere la sua famiglia, in particolare i figli, e di condividere con loro il dolore per l’ingiustizia subita, ma soprattutto la volontà di far seguire alla memoria un impegno forte e continuativo per la lotta alla mafia e la promozione di una cultura di legalità.

Una delegazione di sei giovani del presidio si è dunque recata a Castel Volturno proprio il 16 maggio, in occasione del decimo anniversario della morte dell’imprenditore. I ragazzi hanno preso parte al momento di ricordo presso la lapide, che si trova nel luogo dell’agguato, portando un saluto di vicinanza e un ringraziamento alla famiglia.
Al termine della commemorazione i partecipanti si sono poi spostati presso una villa confiscata alla ‘ndrangheta e ora sede della Fai – la Federazione antiracket italiana – locale, in cui si è svolto un incontro organizzato dalla stessa organizzazione. Proprio a Castel Volturno, infatti, dopo quanto accaduto a Noviello, è nata questa importante rete di associazioni antiracket, che ha riunito commercianti e imprenditori.
All’incontro hanno preso parte il prefetto di Caserta Raffaele Ruberto, il commissario straordinario per le iniziative antiracket e antiusura Domenico Cuttaia, il presidente della Fai Tano Grasso, il presidente dell’Associazione Antiracket di Castel Volturno Luigi Ferrucci, il prefetto Vincenzo Panico, il commissario per il coordinamento delle iniziative di solidarietà per le vittime di reati di tipo mafioso, e responsabile del fondo che concede risarcimenti alle vittime di racket, oltre ai sindaci di Marcianise, Castel Volturno e Casal di Principe. Nell’occasione Massimiliano Noviello, figlio di Domenico, ha preso per la prima volta la parola nella sua nuova veste di presidente onorario di Fai Campania, titolo riconosciutogli per il suo impegno sul fronte della lotta al racket.
La presenza dei giovani eporediesi è stata ricordata da più voci e riconosciuta positivamente, perché, come c’è stato modo di ricordare nel corso delle celebrazioni, “il caso di Noviello dimostra che i primi ostacoli nella lotta all’ingiustizia mafiosa sono l’isolamento e la solitudine, e il suo esempio deve servire da stimolo per un’azione collettiva e unita da nord a sud, in cui ciascuno per il proprio ruolo si faccia carico della propria responsabilità civile”.