(Mario Berardi)
Covid-19, Recovery fund, Mes, scissione M5S: sono questi i principali ostacoli sul difficile cammino del Governo, che intanto ha finalmente varato la riforma dei decreti-sicurezza ereditati da Salvini nella linea sollecitata dal presidente Mattarella.
Pandemia.
L’Esecutivo ha prorogato lo stato d’emergenza fino al 31 gennaio e l’opposizione ha protestato: ma come si può negare la crescita dei contagi e l’esigenza della massima prudenza e non mettere al primo posto (anche davanti alle nuove divinità del calcio e della movida) la tutela della salute? Lo stesso ministro dell’economia Gualtieri non ha nascosto il timore per il 2020 di un calo del PIL di oltre il 10% nell’ipotesi di nuovi blocchi produttivi.
Recovery fund.
Contro la crisi sono essenziali i 207 miliardi di euro promessi dalla UE, ma i tempi si allungano perché all’ostruzionismo da parte dei cosiddetti “Paesi frugali” (guidati dall’Olanda) si è aggiunto quello dei leader dei Paesi dell’Est (guidati dall’Ungheria) che, in cambio, vogliono mantenere legislazioni illiberali su stampa e giustizia. Per le norme europee il Recovery fund deve essere approvato dai 27 Parlamenti dell’Unione: pensare che un meccanismo così complesso possa essere concluso entro l’anno è pura illusione.
MES.
Potrebbe essere utilizzato subito il Meccanismo Europeo di stabilità, che prevede per l’Italia 37 miliardi per interventi nella sanità (ospedali, personale sanitario, strutture di base…): ma qui subentra il nodo politico dell’opposizione del M5S, che induce Conte a continui rinvii, nonostante l’urgenza obiettiva di un rafforzamento dei poli sanitari.
M5S
Il fatto nuovo è la minaccia di scissione dei pentastellati avanzata da Di Battista (no all’alleanza con il Pd) e dal figlio del fondatore del Movimento e della piattaforma digitale Rousseau, Davide Casaleggio. Quanti senatori seguirebbero gli scissionisti? Potrebbero mettere a rischio l’esigua maggioranza del governo Conte a Palazzo Madama? Per evitare sorprese, si rinvia. E intanto i finanziamenti restano fermi a Bruxelles, mentre sono arrivati quelli del Sure (cassa integrazione).
Il temporeggiare non fa bene né al Governo né al Paese, perché le esigenze economiche e sociali sono crescenti (a fine anno scade il blocco dei licenziamenti); e anche l’ipotetico rimpasto di governo appare un diversivo finché non si chiarisce il quadro parlamentare dei Grillini.
Il premier dovrebbe verificare subito la disponibilità all’appoggio dei senatori del Gruppo misto e l’offerta di collaborazione “costruttiva” di Forza Italia (Lega e Fratelli d’Italia continuano a chiedere elezioni anticipate, ma dopo il Sì al referendum occorre prima ridisegnare i collegi elettorali e, possibilmente, varare una nuova legge elettorale). Non sarebbe un abuso il varo del MES con i voti di Forza Italia (è già avvenuto con altri governi di centro-sinistra) né Di Maio può tenere ferme le Camere per evitare la conta interna al Movimento.
Sul piano politico vanno infine rilevati altri mutamenti nei due schieramenti: Salvini ha ottenuto la solidarietà di tutto il centrodestra per il processo in corso nelle aule di giustizia siciliane per il sequestro della nave Gregoretti.
La Meloni ha però rivendicato il suo diritto di candidarsi a Palazzo Chigi mentre l’on. Giorgetti ha ribadito la richiesta di una nuova politica estera della Lega, con l’abbandono dei lepenisti francesi e l’ingresso nel PPE della Merkel.
Nel centro-sinistra, il segretario del PD Zingaretti ha rivendicato la vittoria in sei Comuni, d’intesa con i Grillini; ma diverse federazioni, a cominciare da Torino e dal Piemonte, si oppongono duramente ad accordi con il M5S. Peraltro i sondaggi nazionali indicano un quadro elettorale statico, con la Lega davanti al Pd di quattro punti, e il centro-destra davanti al centro-sinistra di due punti; la novità è il sorpasso della Meloni sui Pentastellati.
Sono messi in discussione i due autori del Governo giallo-verde (Di Maio e Salvini), mentre resta alto il gradimento del premier Conte. Quanto potrà durare questa fiducia senza lo scioglimento dei principali nodi politici e programmatici?
Giuseppe Conte presidente del M5S, alleato del Pd, o leader di una nuova formazione di centro-sinistra?
L’esplosione dei grillini non consente al premier di stare “coperto” sino all’elezione del nuovo Capo dello Stato.