(Ferdinando Zorzi)

Il mistero della Risurrezione del Signore è il più grande della nostra fede e uno dei più difficili da comprendere. San Tommaso visse qualche anno accanto a Gesù, eppure ebbe bisogno di vedere, e forse di toccare, le piaghe del Maestro per riconoscerlo. Altri discepoli, come narra il Vangelo di questa domenica, “sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma”.

I Cristiani però non devono credere ai fantasmi, ma piuttosto nelle cose scritte nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi. Il passaggio per arrivare a comprendere ciò avviene attraverso un gesto semplice, persino banale: Gesù mangia davanti a loro, mettendo in chiaro la sua corporeità, che fin dall’Incarnazione è stata la novità più straordinaria della Storia: Dio è anche un uomo.

Il cibo scelto per rivelarsi è a sua volta semplice (ciò che avevano in quel momento da offrirgli) e significativo; infatti, il pesce ha accompagnato alcuni dei miracoli di Gesù e ha finito per diventare un simbolo cristiano tra i più antichi e pregnanti. Accanto alla Croce, all’Agnello, al Buon Pastore e al Pellicano, Gesù viene rappresentato dal Pesce, in quanto l’acrostico del termine greco Ichthys si prestava a essere letto come Iēsous Christos Theou Yios Sōtēr, cioè Gesù Cristo, figlio di Dio, Salvatore. E allora via con il simbolo del pesce nelle catacombe e nei mosaici delle antiche basiliche, poiché valeva una piccola professione di Fede.

Senza dimenticare l’acrostico, soprattutto nei contesti dove era possibile sfruttare questo gioco di parole. Dante, nel Canto V del Paradiso, annuncia l’arrivo delle anime beate con i seguenti versi: “E se la stella si cambiò e rise, / qual mi fec’ io che pur da mia natura / trasmutabile son per tutte guise! / Come ‘n peschiera ch’è tranquilla e pura / traggonsi i pesci a ciò che vien di fori / per modo che lo stimin lor pastura, / sì vid’ io ben più di mille splendori / trarsi ver’ noi, e in ciascun s’udia: / “Ecco chi crescerà li nostri amori.” / E sì come ciascuno a noi venìa, / vedeasi l’ombra piena di letizia / nel folgór chiaro che di lei uscia. / Pensa, lettor, se quel che qui s’inizia / non procedesse, come tu avresti / di più savere angosciosa carizia”.

Ed ecco che, seppure all’indietro e in Italiano, ritorna il segno del Pesce.

 

Lc 24,35-48

In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano [agli Undici e a quelli che erano con loro] ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!».
Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma.
Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho».
Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.
Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?».
Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi».
Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».