14 aprile 2019

DOMENICA DELLE PALME

Domenica della Palme e della Passione del Signore: rami per la festa e albero della Croce, dall’entusiasmo della gente al buio del Venerdì Santo, passi incontro a Te
e Amore tutto compiuto per ciascuno di noi. Preludio alla Pasqua. Ti avvicini alla meta e la salita a Gerusalemme, viaggio verso morte e risurrezione, è l’ascesa verso il trono, è l’inizio della tua incoronazione.
Accoglierti, riconoscerti mio Signore, diventa un sapermi mettere ai tuoi piedi, cantare la tua presenza prostrandomi umilmente, in adorazione. Il mantello che depongo sulla strada dove passi rappresenta la mia stoffa, tutto ciò che ho e che sono, il sincero desiderio di porre tutto me stesso nella benedizione del tuo passaggio.
L’asinello è una povera cavalcatura e, come tutti i piccoli, ha forza ridotta. È una immagine che mi rincuora quando mi sento incapace di orientamento, debole, senza riposo dai pesi del vivere. Tu scegli proprio me, mi dai direzione, ti fai sentire giogo leggero, e più scopro di essere portato da te più assumo lo spirito dei servi inutili, di coloro che – liberi dai compromessi del mondo – lasciano spazio alla tua opera dicendoti: «Non a noi, Signore, non a noi, ma al tuo nome dà gloria, per la tua fedeltà, per la tua grazia».
Medito camminando dagli Osanna al Crocifiggilo! Crocifiggilo! Ci sono i passaggi della mia maturazione nella fede: disponibilità, cambiamento, misericordia, Dio. Simone di Cirene viene obbligato a portare con Te il patibulum. «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua» è l’impegno del discepolo che con Te sprigiona completamente la forza dell’Amore, attraversando il dolore senza ritenerlo inciampo. È respiro intenso di vita in Te, mai forzatura, spinta incalzante nell’esigenza del Bene, l’unico che può davvero saziare la sete di infinito. Ed il seguito è già una corsa verso il sepolcro vuoto.
Il battersi il petto delle donne e della folla è un atteggiamento di conversione.
«Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno»: lo sguardo supera i confini di limiti umani.
«Padre, nelle tue mani…», l’abbandono totale.
Si può fare buio su tutta la terra, sul mondo in cui attraverso il tempo, ma con questo frutto maturo di Vangelo, di Presenza incontrata, riconosciuta, vissuta come Amore, sulle labbra del cuore non mancherà il canto «Benedetto colui che viene…». Sempre.
Sì, benedetto perché, fatto uomo, vieni nel nome del Signore anche in tutti i momenti in cui arrivo in ritardo per orgoglio, e non so gioire per Te.
Benedetto perché mi fai partecipare alla festa di credere in Te e di sentirti accanto.
Benedetto perché mi insegni a non temere ed a lasciarmi lavorare dalla Grazia.
Cambiare il mio nulla in tua possibilità è rivoluzione che sorprende perché rinascendo a vita nuova potrò vedere il prossimo in modo diverso e trovare nel Padre l’abbraccio in cui abitare e trovare pienezza di vita.
Il rito processionale con i rami di ulivo e la narrazione della tua Passione sono porte antiche che si alzano per farmi entrare nella tua verità di re della gloria.
Se faccio parte della generazione che ti cerca, che cerca davvero il tuo volto, la Settimana Santa sarà autentica apertura al mistero della salvezza.