Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita
XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)
(le Suore di Maria Stella del Mattino)
Il Vangelo di questa domenica ci mette di fronte alla realtà ultima della nostra vita: il ritorno di Cristo e i segni che lo accompagneranno. Qual è l’intenzione di Gesù? Certo, non è per spaventarci, ma per svegliare in noi la virtù escatologica della speranza.
“Ecco, io verrò presto” (Apocalisse 22, 7), ci dice Gesù, e il suo desiderio per ognuno di noi è che tutti l’aspettiamo con un cuore pieno di fervore, pieno di amore.
Il Vangelo c’interpella: aspettiamo davvero il suo ritorno come la sposa che desidera il ritorno dello sposo, “più che le sentinelle l’aurora”? Se Gesù solo può soddisfare il nostro cuore, se è lui che desideriamo e amiamo, come possiamo non aspettare il suo ritorno?
Per i discepoli che ammiravano la bellezza del Tempio, la risposta di Gesù è sconcertante: “Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta”. Certo, si può pensare ad una profezia della distruzione di Gerusalemme negli anni 70 d.C….
Gesù però non intende parlare solamente di un evento storico; se lui ci parla, lo fa per toccare più profondamente il nostro cuore, alzando il nostro pensiero “alle cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio” (Col 3, 2). Infatti, il vero tempio dov’è la dimora di Dio è la nostra anima; questa dimora dobbiamo curare in modo che sia una dimora degna di Dio.
Quando i discepoli chiedono a Gesù: “Maestro, quando accadrà questo (…)?”, Gesù non da una risposta. Negli Atti degli apostoli, dirà: “Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta” (Atti 1, 7), e nel Vangelo secondo Matteo: “Quanto a quel giorno e a quell’ora nessuno lo sa, né gli angeli del cielo, né il Figlio ma solo il Padre”. (Mt 24,36). Gesù non ha voluto rivelarci quando verrà, affinché rimaniamo sempre in un atteggiamento di veglia, di attesa; quello che è sicuro, è che egli viene! Questo ci permette di non stabilirci sulla terra come su una terra definitiva, ma pensare alla nostra vita come ad un pellegrinaggio verso il cielo, verso la visione beatifica. Invece di dare una risposta che soddisfa la curiosità, Gesù ci insegna come dobbiamo aspettare, come possiamo essere prudenti e discernere i segni del tempo, come rispondere a tutto questo male apocalittico che non nasconde. Le lotte, le difficoltà, le persecuzioni non mancheranno e la vita cristiana non risparmia queste sofferenze: “Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime”.
Perché Gesù permette questo male? Sappiamo bene che Dio non è autore del male, ma lo permette. Tutti questi eventi mi fanno pensare alle trombe dell’Apocalisse: non sono forse per svegliarci dal sonno, per farci attenti? Gesù viene: aspettiamolo con le candele della nostra fede accese, con fervore, con grande desiderio, come le vergini sagge. Lui ha sete di prendere possesso del nostro cuore, ha sete della nostra sete… Dobbiamo essere vigilanti, come dice il profeta Abacuc: “Mi metterò di sentinella,in piedi sulla fortezza, a spiare, per vedere che cosa mi dirà [il Signore]” (Abacuc 2,1) . E se pensiamo che ritarda, ricordiamoci anche questo passo: “È una visione che attesta un termine, parla di una scadenza e non mentisce; se indugia, attendila, perchéè certo verrà e non tarderà”. (Abacuc 2, 3).
Maranatha: vieni Signore Gesù!