XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

Io sono mite e umile di cuore.

(Elisa Moro)

Un vero inno di giubilo al Padre quello che il Vangelo propone in questa domenica, un armonioso gioire, che richiama il Magnificat di Maria. Come Lei, anche il Figlio esulta di gioia, e, come la Madre, svela il cammino e indica i prediletti del Padre: “I piccoli… Gli stanchi, gli oppressi”.

Sono i piccoli del Regno, gli anawim biblici, gli umili, descritti come “Beati per il Regno” (Mt. 5, 3), poveri di quel senso di superbia, che sovente connota le nostre quotidiane decisioni, consapevoli della loro debolezza nel raggiungere la meta con le sole loro forze; coloro che in realtà risultano ricchi nell’affidarsi e abbandonarsi completamente nelle mani di Dio. Ecco la vera saggezza!

Il Signore certamente non esclude i saggi e i dotti dalla divina rivelazione, ma essa è, per usare le parole di Paolo, “stoltezza per quelli che si perdono, ma per quelli che sono salvati è potenza di Dio” (1Cor 1,18). Ben lo aveva compreso Santa Teresa di Lisieux in “La storia di un’anima”: “Poiché ero piccola e debole, il Signore si abbassava verso di me e mi istruiva… Se i sapienti fossero venuti a interrogarmi, senza dubbio sarebbero rimasti stupiti di vedere una ragazza di quattordici anni comprendere i segreti della perfezione, perché per possederli bisogna essere poveri di spirito”.

Dopo aver indicato il modo per comprendere il Mistero, Gesù si autorivela: è il Figlio del Padre, Colui che solo il Padre conosce appieno, fino a dire: “Tu sei il mio Figlio, l’amato” (cf. Mt 3,17; 17,5). Ma anche Gesù solo conosce pienamente il Padre, perché da lui è venuto, e può far conoscere Dio al suo discepolo (cf. Gv 14,6).

Ecco il Maestro, che ora invita: “venite a me”, “prendete il giogo”, “imparate da me” (Mt. 11, 28-29). Gesù chiama, convoca, interpella…

Andare a Gesù, uomo delle Beatitudini, mite, assetato della salvezza, puro di cuore, Buon Pastore che ristora l’anima, umile, poiché, come ricorda San Bonaventura: “è soprattutto dal Figlio di Dio che dovete apprendere questa virtù”.

Andare da Lui significa trovare consolazione, intimità di un Maestro che, con dolcezza, accoglie e chiama a sé, perché il suo “giogo” è dolce, leggero, è segno di un eterno amore che, usando le parole di San Giovanni Crisostomo: “ti condurrà sulla via regale e ti preserverà dagli abissi, ti farà procedere per la via angusta. Poiché, dunque, procura simili beni, con tutta l’anima e con tutto il cuore portiamo questo giogo. Così potremo in terra trovare sollievo per le anime e ottenere in cielo i beni eterni”.

(Mt 11,25-30) In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».