SANTISSIMA TRINITÀ (ANNO A)

Dio ha mandato il Figlio suo perché il mondo sia salvato per mezzo di lui

(diacono Marco Florio)

Avendo la Grazia di accompagnare di tanto in tanto, il Vescovo Emerito Luigi nelle liturgie domenicali, l’ho ascoltato ripetere più volte il concetto di Trinità.

Con il suo sorriso e l’affabilità coinvolgente della sua voce ricorda: “Il mio amico, don Tonino Bello – che, mi sono informato, aveva recepito questa definizione da un suo sacerdote che lavorava tra gli zingari, don Vincenzo – diceva che il mistero di un solo Dio in tre Persone non è di uno più uno più uno: perché così fanno tre. Ma di uno per uno per uno: e così fa sempre uno. In Dio, cioè, non c’è una Persona che si aggiunge all’altra e poi all’altra ancora. In Dio ogni Persona vive per l’altra. E questo è una specie di marchio di famiglia. Una forma di ‘carattere ereditario’ così dominante in ‘casa Trinità’ che, anche quando è sceso sulla terra, il Figlio si è manifestato come l’uomo per gli altri”.

E qui arriviamo al passo del Vangelo che racconta l’incontro notturno di Nicodemo con Gesù.

Ma chi è Nicodemo? Un notabile, un anziano, capofamiglia benestante, un “maestro in Israele”. Sa che può dire la sua parola nel Consiglio del Sinedrio, dare del tu alle persone importanti del popolo. È uomo di cultura tra i colleghi Scribi, esperti della Torà e di leggi sociali, che sanno a chi va la casa della vedova e il campo dell’orfano.

Vuole incontrare quel Gesù non amato da chi ha il potere nelle mani. Gesù lo ha colpito. Nessuno ha mai parlato come lui. Nicodemo avverte che pur avendo tutto gli manca qualcosa che corrisponda alle esigenze del suo cuore. Gesù gli dice che, per questo, bisogna nascere di nuovo. Bisogna nascere dallo Spirito. Solo chi nasce dallo Spirito può avere questa qualità di Vita, questa qualità di Amore.

Cos’è la vita, senza l’Amore? Avete messo i comandamenti al primo posto; prova a metterci l’Amore, cambierà tutto.

Cosa dobbiamo fare per avere questo? Ma è dono! Senti il vento tra gli alberi: non lo vedi, ma fa danzare le foglie. Lo Spirito di Dio è gratuito come il vento, come l’aria da respirare, ma fa danzare l’anima di festa. Il segreto della felicità è sentirsi amati e poter amare.

Dio ha tanto amato il mondo, da donare l’unico figlio. Dio non ha mandato il Figlio a giudicare il mondo, ma a farlo vivere. E allora, Nicodemo, vai in pace, sentiti amato e ama, senza paura!
Tutti noi siamo un po’ Nicodemo. Affascinati dalla Parola di Gesù ma timorosi di incontrarlo, di fargli posto nel nostro cuore.

Quanti rinati dallo Spirito in questo tempo della nostra vita. In ogni situazione che ci si è parata davanti. Le difficoltà, le privazioni, le incomprensioni, l’impotenza. Tutto sembrava e sembra priva di significato. Sappiamo e conosciamo tante cose, ma non tutto. Quel tanto non ci ha aiutato a sentire la leggerezza del cuore di cui avevamo bisogno.

Solo quando l’altro è stato l’oggetto del nostro sguardo tutto ha assunto un significato che fatto palpitare il nostro cuore. Ci siamo guardati, ci siamo abbracciati, abbiamo gioito, abbiamo pianto. In quel palpito si rinasce dallo Spirito.

Non siamo abbandonati. Ci sentiamo ignoranti delle cose di Dio ma Pascal ci ricorda che: ”le cose umane si capiscono studiando, le cose di Dio si capiscono amando”.

(Gv 3,16-18) In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».