(di Fabrizio Dassano)

Da anni, per lavoro, porto gli studenti di mezza Europa in giro per la città: lunedì mi è toccato il “giro corto” da un’ora, con 14 studentesse e studenti russi e tre loro insegnanti entusiaste. È il primo scambio italo-russo che avviene tra gli allievi del Liceo Botta e quelli di Rostov sul Don. Incomincio col raccontare di Palazzo Perrone di San Martino, Piazza Ottinetti, via Palestro, Teatro Giacosa, Piazza Ferruccio Nazionale. E qui tutti rimaniamo allibiti per un momento. C’è una forca eretta in piazza e militi fascisti della X MAS stanno impiccando (per finta) un partigiano (Ferruccio Nazionale, appunto). C’è anche una telecamera e tutta una troupe che sta girando la scena. Tutti ci fermiamo e i nostri ospiti russi con i loro corrispettivi italiani, sono colpiti. Mi chiedono spiegazioni, e gli racconto che è la ricostruzione di una scena purtroppo vera avvenuta proprio in quel punto nel 1944 durante la guerra civile.

Saliamo alla cripta dopo aver osservato i mattoni del teatro romano, passiamo davanti al castello – poco guardabile in realtà – e la piazzetta del panorama fa accorrere tutti gli ospiti per ammirare Ivrea dall’alto. La piazzetta – a cui è stata tolta l’erba, sostituita con della sabbia – è il punto più amato dagli studenti europei ed extraeuropei che vengono a Ivrea. Sulla casa di fianco campeggia una grande falce e martello (“disegnata con maestria dagli artisti locali”, spiego) e poi c’è un vibrato e solenne augurio, in nero, dedicato a Marchionne (quest’ultimo invece lo descrivo come omaggio artistico per una grande azienda come la FCA automotive e al suo scomparso AD). Un prodotto di elevata tolleranza e civiltà della nostra libera democrazia.

Ma la prova più convincente delle capacità turistiche della città ci arriva alle narici con una repentina folata di vento caldo che ci pervade con il penetrante odore di cacche di cane in piena fermentazione sotto il forte sole primaverile di mezzogiorno appena scandito dai campanili della cattedrale e davanti alla mole del castello sabaudo. Sono davvero in enorme quantità: è quasi impossibile raggiungere la balaustra panoramica senza pestarle.

È uno spettacolo decisamente grandioso e odoroso che le giovani studentesse e studenti di Rostov sul Don, provenienti dalla terra cosacca, porteranno nel tempo: il ricordo di Ivrea nella cacca.