Nella foto: Ivrea, 9 settembre 1923, IV Convegno ANA, La sfilata degli alpini davanti a Re Vittorio Emanuele III (Foto tratta da “Lo scarpone canavesano”)

Come noto, a partire da domani, per tre giorni, Biella ospiterà la 96a Adunata Nazionale degli Alpini: un evento che richiama, ogni anno, centinaia di migliaia di penne nere, pronte a rinverdire ricordi e far nascere o cementare amicizie e spirito di corpo. Forse non tutti sanno, però, che Ivrea, unitamente ad Aosta, fu sede, nel settembre del 1923, del 4° Convegno Nazionale degli Alpini (il termine “Adunata” fu introdotto solamente nel 1929, in occasione della manifestazione, la decima della serie, svoltasi a Roma).

L’Associazione Nazionale Alpini (ANA) era stata fondata a Milano l’8 luglio 1919 da un gruppo di reduci della I Guerra Mondiale che si ritrovavano nella Birreria Spatenbräu, e nel settembre del 1920 si organizzò il Primo Convegno Nazionale degli Alpini, sul Monte Ortigara, tristemente famoso per essere stato teatro di una delle battaglie più sanguinose del conflitto e, proprio per questo, ribattezzato “Calvario degli Alpini”. I “Convegni” del 1921 e 1922 si tennero, rispettivamente, a Cortina d’Ampezzo e a Trento.

Nel frattempo, il 1° gennaio 1921, divenne operativa la Sezione di Ivrea dell’ANA, anch’essa fondata da un gruppo di reduci che, per lo più, avevano militato nel 4° Reggimento degli Alpini, il cui Comando, dal 1887 al 1935, ebbe la sua sede proprio ad Ivrea e che, dopo la I Guerra Mondiale, era costituito dal Battaglione Aosta, con sede nella città valdostana, dal Battaglione Ivrea, con sede, appunto, ad Ivrea e dal Battaglione Intra, con sede sul Lago Maggiore.

Ed è proprio grazie all’azione della sezione di Ivrea, e in particolare del Cav. Cesare Bordet, che divenne realtà l’assegnazione del 4° “Convegno” ad Ivrea ed Aosta, dove, tra l’altro, la locale sezione ANA nacque ufficialmente solo il 6 settembre 1923, quindi, di fatto, in occasione del “Convegno”. I meriti del Cav. Bordet furono ufficialmente riconosciuti dall’ANA che gli donò una targa di bronzo quale segno del successo ottenuto dalla manifestazione del settembre 1923. Tale “Convegno” fu l’occasione durante la quale il Re Vittorio Emanuele III decorò il labaro del 4° Reggimento degli Alpini con la Medaglia d’Oro al Valor Militare assegnata al Battaglione Aosta per i fatti d’armi di Monte Vodice (18/21 maggio 1917) e di Monte Solarolo (25/27 ottobre 1918) e con le medaglie d’argento ai Battaglioni Levanna e Val Toce, questi ultimi, costituiti durante il conflitto e poi sciolti.

E veniamo al settembre del 1923. L’8 settembre, prima giornata del “Convegno”, le manifestazioni si svolsero prevalentemente ad Aosta con il ricordo dei caduti della Grande Guerra e le celebrazioni del Battaglione Aosta.

Ivrea, nel frattempo, stava ultimando i preparativi per accogliere gli alpini per le manifestazioni del giorno successivo: in tutti i balconi viene esposto il tricolore e tutte le vie della città sono addobbate a festa con bandiere e striscioni inneggianti agli alpini. Nel pomeriggio, alla stazione, giunge il Battaglione Aosta e i labari di tutti gli altri Reggimenti che sfilano per le vie della città accompagnati dalla fanfara del 4° e dalla banda musicale di Ivrea. E sono proprio le bande musicali ad animare vie e piazze eporediesi a conclusione della giornata con suoni che, a stento, si placano durante la notte, pronti a risvegliarsi di buon mattino per convogliare gli alpini, e non solo, verso la antica Piazza d’Armi (dislocata nell’area antistante la Chiesa di San Lorenzo).

Mentre la piazza d’Armi si va riempiendo, alle 09.00, alla stazione, giunge il convoglio reale con il re Vittorio Emanuele III, accolto da tutte le autorità in rappresentanza di Camera, Senato e Governo e da altri componenti la famiglia reale, giunti da Agliè. Presta servizio ufficiale la banda musicale di Pont Canavese. Il Re sale su una vettura e, come recitano le cronache dell’epoca, “…senza scorta, per espresso volere del Sovrano, tra due ali di folla festante…” parte alla volta della Piazza d’Armi. La “folla festante”, evidentemente, già aveva dimenticato che quello stesso Re, poco meno di un anno prima, si era rifiutato di firmare il decreto di stato d’assedio presentato dal Governo Facta dopo la marcia su Roma, aprendo la strada, di fatto, al ventennio di dittatura fascista.

Nella Piazza d’Armi, ormai colma, con una presenza stimata in oltre venticinquemila persone, giunge, da Gressoney, anche la Regina Madre, mentre all’arrivo di Vittorio Emanuele III risuonano i fatidici 21 colpi di cannone. Tutte le autorità presenti accolgono il Re sul palco d’onore e la cerimonia inizia con i discorsi di rito tra i quali spicca, per intensità e afflato emotivo, quello del Colonnello Ragni, comandante del 4° Reggimento che, come ricorda nel numero del 1923 dedicato all’evento, il quindicinale “L’Alpino” usa parole che “sono una commossa esaltazione dell’eroismo del Battaglione Aosta, del 4° e di tutti i Reggimenti Alpini in felice sintesi e in cordialità di cameratismo alpino”.

Al termine dei discorsi ecco il momento più significativo del Convegno di Ivrea-Aosta: viene portato sul palco d’onore il labaro del 4° Reggimento Alpini sul quale il sovrano appunta la Medaglia d’Oro al Valor Militare assegnata al Battaglione Aosta e le medaglie d’argento assegnate ai Battaglioni Levanna e Val Toce. A questo punto il Re passa in rassegna tutte le associazioni presenti e, quindi, con la regina Madre si reca al Palazzo Comunale per assistere, dal balcone, alla sfilata. Come ricorda ancora “L’Alpino” nelle sue colonne… “i balconi e le finestre sono coperti dal tricolore. Piovono, sotto il ridente cielo, fiori lanciati da gentili mani entusiaste. Grida, evviva, canti, disordine pittoresco e travolgente…”.

Al termine della sfilata, nel salone dell’Asilo, si tiene il pranzo ufficiale. La festa, però, non è finita. Il tardo pomeriggio e la serata sono allietati dai suoni delle bande musicali presenti (ben dodici) che si distribuiscono nelle vie e nelle piazze della città stemperando via via l’ufficialità della manifestazione del mattino in una vera e propria festa di popolo. Alla sera, immancabili, i fuochi d’artificio concludono l’evento. Per dovere di cronaca va ricordato che il Convegno vide la sua conclusione ufficiale il giorno successivo, ancora ad Aosta, con alcuni eventi collaterali, tra cui la cerimonia durante la quale venne scoperto, sulla facciata della caserma che porta il suo nome, un medaglione a ricordo del colonnello Ernesto Testa Fochi, leggendario comandante degli alpini, morto durante la Grande Guerra nel settembre del 1917. Il medaglione è ancora oggi visibile nella facciata di quella che fu la caserma “Testa Fochi” e che è stata perfettamente conservata ed integrata nel complesso universitario della Valle d’Aosta da poco realizzato.