Come l’anno scorso un bel gruppo di aderenti e simpatizzanti dell’Azione Cattolica ha trascorso la giornata di Pasquetta a Inverso: alla celebrazione della Santa Messa alle 11,30 è seguito un buon pranzo consumato in compagnia in un clima amichevole e familiare.

Don Piero Agrano, nostro assistente diocesano, aveva annunciato un’idea nuova per la meditazione del Rosario da recitare durante la salita prevista nel pomeriggio per raggiungere, da Pian del Benecchio, la statua della Madonna di Palestina.

Ed ecco la sorpresa: anziché meditare i classici “misteri”, il Sacerdote ha diviso in cinque quadri la nota preghiera “Salve Regina”.

E così la prima meditazione ci ha presentato Maria che, al di sopra della maternità fisica, si segnala come colei che ha ascoltato la Parola di Dio fin dall’annuncio dell’angelo e l’ha messa in pratica conservando e meditando quanto il Signore le ha fatto conoscere. Maria è “Madre della misericordia” in quanto Madre del crocifisso risorto, rivelatore della misericordia di Dio.

All’invocazione “a te ricorriamo, noi esuli figli di Eva”, don Piero ha notato come, dopo la colpa dei progenitori, la condizione umana è segnata dall’errare, dall’andare qua e là, in una condizione di sofferenza e di “esilio”: l’Eden delle origini non è nient’altro che il sogno del futuro, della meta, della speranza di ritrovare il paradiso perduto.

La condizione umana generale è quella dei “figli di Eva”.

Spesso si è stabilito un paragone fra le due donne Eva e Maria: la donna del no, la donna del sì.

Maria, con la sua assunzione in cielo, è “segno di consolazione, per il popolo di Dio ancora pellegrino, in cammino in questo mondo”, come afferma il Concilio.

L’invocazione “Orsù, dunque, Avvocata nostra” ci riporta alla rappresentazione di Maria nelle vesti della Mediatrice di tutte le grazie, dispensatrice di doni, avvocata, ausiliatrice.

Una madre affettuosa, una madre da amare, pur non dimenticando che l’unico Mediatore fra Dio e gli uomini è il Figlio, Gesù Cristo, uomo e Dio: è Lui il redentore.

Il Concilio ci parla di un “influsso” di Maria sul popolo di Dio e su tutta la famiglia umana: il riflesso dell’opera di salvezza realizzata da Gesù.

Dietro al manto con cui una certa iconografia ha rappresentato l’influsso materno di Maria c’è l’ombra dello Spirito Santo che ha coperto Maria e che, nuvola luminosa, si era manifestata sul monte Tabor posandosi su Gesù e sui discepoli.

Alla richiesta “Mostraci, dopo questo esilio, Gesù”, don Piero ricorda la richiesta dei greci all’apostolo Filippo (“Vogliamo vedere Gesù!”), riecheggiante il Salmo “Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto”.

Gesù è il volto umano di Dio e Maria ce lo mostra nel volto del Figlio, anche se vedremo il vero volto di Gesù (la cui prima manifestazione era avvenuta sul monte Tabor, al momento della trasfigurazione) solo alla fine, dopo questo esilio, quando raggiungeremo la casa del Padre “dove ci sono molti posti”.

E giungiamo all’ultima invocazione – “O dolce vergine, Maria” – per scoprire che il senso della verginità della Madre del Signore sta nel suo libero consegnarsi alla volontà divina: la sua maternità verginale sottolinea l’origine divina di Gesù, figlio di Maria e Figlio di Dio nello stesso tempo!

Ci rendiamo conto che le nostre immagini ed i nostri schemi umani dicono a fatica il mistero di Dio e della sua incarnazione.

Eppure la vicinanza al mistero di Dio non impedisce a Maria di essere nostra madre ed ancor prima nostra sorella maggiore nella fede.

Per questo la invochiamo come “dolce” Vergine Maria

Redazione Web