Gidon Kremer, uno dei più grandi, se non il più grande in assoluto, fra i violinisti viventi, è tornato a Ivrea al Teatro “Giacosa” martedì 11 aprile, per suonare a favore dell’hospice e del centro diurno di Salerano.

Era già stato due volte a Ivrea e si era esibito, in Duomo e al “Giacosa”, sempre in favore dell’associazione Casainsieme. Un aspetto della sua generosità che si è esplicata durante tutta la sua vita, anche nel ricercare e promuovere grandi talenti, contribuendo ad arricchire il panorama musicale in tutto il mondo.

Kremer ha suonato in trio con la violoncellista Giedre Dirvanauskaitè, artista di altissima levatura, da tempo sua collaboratrice e membro fondatore della Kremerata Baltica.

Il pianista era Georgijs Osokins, un giovane talento, già ben noto anch’egli in campo internazionale.

Una formazione di livello eccezionale che ci è stata regalata dall’associazione culturale Il Timbro come inaspettata e felice sorpresa al termine della stagione di musica da camera “Gli accordi rivelati”, che si era chiusa trionfalmente il 2 aprile con il Trio Amatis. In programma il Trio con pianoforte op. 50 di Tchaikovsky: un tema con variazioni che racchiudono tutta la fantasia, il fascino e le suggestioni del grande compositore russo.

È seguito il Trio con pianoforte op. 100 di Schubert, opera anch’essa di una morbida e accattivante bellezza nei suoi quattro tempi canonici.

Kremer appare subito come il “signore del violino”, con la sicurezza e la decisione della sua cavata e delle sue scelte interpretative, ma con un atteggiamento di fondo improntato all’umiltà di chi si pone interamente al servizio della musica cercando, nella collaborazione paritetica con i due partner, di trasmettere agli ascoltatori il messaggio più profondo delle note: messaggio di amore, di bellezza e di bontà.

Ne sono derivate esecuzioni particolarmente sentite, interiorizzate, scevre da ogni ricerca dell’effetto fine a se stesso, dominate da cima a fondo da una concentrazione estrema da cui parevano scaturire, come per miracolo, il suono suadente, la perfetta intonazione, dinamiche raffinatissime e il fraseggio particolarmente espressivo, a sottolineare il clima peculiare di ogni variazione o di ogni movimento, sereno, cupo, danzante, lugubre con assoluta proprietà di linguaggio e completa partecipazione emotiva.

La violoncellista e il pianista si sono dimostrati completamente partecipi delle scelte del maestro, e con la loro consumata bravura tecnica e interpretativa hanno collaborato alla stupenda riuscita delle esecuzioni creando una coesione, un affiatamento, un respirare insieme che non è mai venuto meno in tutto il corso dei pezzi, attraversando il variare delle figure musicali e delle temperie spirituali insite in ogni brano, in ogni sezione, in ogni passaggio, con un’attenzione massima alle esigenze della Musica.

Esecuzioni che hanno entusiasmato il foltissimo pubblico, trascinandolo in ovazioni prolungate e riconoscenti.

Carla Zanetti Occleppo

Redazione Web