(Filippo Ciantia)
Novembre 2013. Ad Addis Abeba si tiene una importante riunione dell’Unione Africana, dedicata all’emancipazione femminile e ai diritti delle donne. Sono rappresentati quasi tutti i Paesi del continente. Siamo a pochi mesi dall’inizio della Esposizione Universale di Milano e vengo inserito nella delegazione italiana guidata dalla sottosegretaria Marta Dassù che all’ultimo momento deve dare forfait. Mi trovo così ad essere l’unico rappresentante della delegazione che può parlare a nome dell’Italia e della società Expo.
In una sala dominata quasi totalmente da militanti della società civile africana e da varie Ministre e Primi Ministri donne, quando salgo sul palco mi accorgo di un certo disagio: centinaia di occhi stupiti mi osservano tra curiosità e fastidio.
Devo salvarmi e salvare l’onore patrio. Esordisco: “Sono profondamente convinto che sia fondamentale investire nelle donne. Con mia moglie abbiamo l’onore di avere ricevuto 5 figlie femmine (e tre maschi, in chiara minoranza) e soprattutto 8 nipoti di cui 7 femmine. Occorre investire decisamente nelle donne”. L’applauso che ne segue mi permette di superare il comprensibile imbarazzo e di conquistare con un po’ di furbizia il favore delle partecipanti e dei miei, pochi, pari.
Questo lontano episodio mi è venuto, stranamente, alla mente quando, pochi giorni fa, mia figlia Maria ha dato alla luce il 18° nipote. Stavolta un maschietto, di nome Giacomo Ochan (si legge “ociàn” e significa “nato in un tempo di sofferenza e povertà”, come quello della pandemia).
Sono rimasto fedele all’impegno di Addis Abeba e nella mia famiglia le femmine rimangono in decisa maggioranza (11 a 7, ma a dicembre arriverà un’altra femmina, aumentando ulteriormente il divario). D’altra parte il 3° millennio è delle donne!
Anche per ringraziare di tanto bene ricevuto, con mia moglie Luciana e alcuni amici sono salito, pellegrino, a rendere omaggio alla Regina del Monte di Oropa.
La splendida statua, nella basilica antica, rappresenta la Madonna incoronata che presenta Gesù al tempio. Ho pregato che ogni mamma possa con gioia e timor di Dio portare in braccio la propria figlia o il proprio figlio, facendoli entrare nel nostro mondo, oggi pieno di incertezze e paure, con la coscienza certa di un destino buono.
“Dio ci ha fatto speranza” (Peguy)