IVREA – “I fondi che ci arrivano tramite l’8xmille alla Chiesa cattolica sono fondamentali, sono ossigeno per poter realizzare le attività e i progetti in favore dei poveri e di coloro che portano con sé disagi, malattie e drammi legati al lavoro, alla famiglia, alla vita sociale”: a dirlo è il diacono Emiliano Ricci, direttore da anni ormai della Caritas diocesana che con alcuni volontari (nelle foto), tra gli 80 che gli prestano man forte ogni settimana, ci raccontano del valore e dell’utilizzo di questi fondi. D’altra parte, seriosamente scherzosi, ribadiscono che “le nozze non si fanno con i fichi secchi”, per dire che il molto che riescono a fare per rispondere alle tante esigenze che provengono dal territorio, da italiani e da stranieri, richiede altrettanti molti denari e molte energie.

D’altro canto “oggi si constatano tante fragilità e tra queste le fragilità delle politiche sociali e dei servizi pubblici (pochi e inadeguati, ndr) e dei servizi privati (costosi e inarrivabili per molti, ndr)”. È attraverso gli interventi caritativi che si vede la forza e la dinamicità di fondi 8xmille che permettono azioni adeguate che hanno ricadute sullo stesso territorio di chi accetta di porre la propria firma sulla denuncia dei redditi a favore della Chiesa cattolica. “Caritas è una opportunità territoriale – cerchiamo con Ricci e volontari di trovare delle definizioni che permettano di inquadrare non solo gli aiuti dispensati ma anche la logica e il valore che ci stanno dietro, la prossimità che coinvolge chi firma (e quindi dona), chi opera e chi riceve -. Caritas è la tua mano per il bene dei tuoi vicini – si potrebbe continuare – ma anche che è il modo di lavorare per una società più giusta e, ancora, per realizzare il tuo impegno cristiano”.

Insomma, definizioni ce ne sono e altre se ne possono trovare, ma quel che conta “sono i 240mila euro che la Caritas diocesana riceve già dall’8xmille trasformandoli in aiuti concreti attraverso l’attenzione ai (nuovi) bisogni della persona, una capillare presenza sul territorio di volontari, una modalità in rete con altre espressioni del Terzo settore per interventi integrati e sinergici – racconta il direttore Ricci, che non si tiene da snocciolare i numeri – 21mila interventi caritativi nel 2023, oltre 2mila famiglie in carico, quasi 5mila le persone che hanno usufruito degli aiuti nel campo della giustizia, del sociale, dell’abitazione, del lavoro, della formazione, dell’alfabetizzazione, della salute…”. Anche da qui si sperimenta la circolarità del meccanismo della firma per l’8xmille raccolta in ambito locale, che permette una raccolta nazionale che poi dispensa fondi attraverso le Caritas con ricadute di nuovo in ambito locale da dove la firma era partita.

“Ognuno di noi porta il proprio contributo di esperienza personale e di impegno individuale – dicono i volontari della Caritas – coprendo il ruolo più vicino alle sue competenze o alle sue aspirazioni”. Da qui l’appello ai giovani, per i quali molto ci sarebbe da fare e anche il loro contributo sarebbe utile. Ma quello della Caritas è un aiuto perenne o c’è chi arriva a trovare un equilibrio e un’autonomia economica per poter andare avanti con le proprie gambe dopo aver ricevuto il sostegno in tempo di emergenza? I nostri interlocutori hanno davanti a sé due ritratti della situazione: “da una parte c’è chi per ragioni diverse non riesce ad uscire da una situazione di povertà e necessita di un aiuto continuo anche se noi lavoriamo per trovare sempre vie d’autonomia, dall’altra è significativo notare che ogni trimestre vede una quota significativa, tra il 15 e il 20%, di nuovi assistiti, che è superiore all’aumento degli assistiti. Il che indica che molti riescono ad uscire dalla condizione di indigenza che li porta a chiedere aiuto alla Caritas”.

Chiediamo ancora se c’è qualche preoccupazione per il futuro. “I poveri non diminuiscono – racconta Emiliano Ricci – e nuove povertà bussano alla porta. La povertà sanitaria di chi non si cura più perché non ha i mezzi è la più evidente e ormai già catalogata. Il settore pubblico è lacunoso e noi non siamo in grado, e non è nostro mandato sostituirlo, ma continueremo ad essere sollecitati ad aiutare chi non ce la fa. L’8xmille da cui riceviamo i fondi segnala qualche difficoltà perché le firme calano e anche le raccolte di alimenti freschi dai supermercati diminuiscono. Quindici anni fa il controvalore dei prodotti recuperati dai supermercati era di 200mila euro, oggi non arriva agli 80mila euro. E quindi anche i pacchi che distribuiamo risentono di questa crisi tanto da farci modificare le distribuzioni onde evitare che ci sia chi resta senza”.

Nel 2023 la Caritas diocesana ha distribuito quasi 11mila pacchi viveri.

E per concludere? “Facciamo di una missione impossibile una missione possibile”.

c.m.z.