Martedì 4 febbraio il Tribunale di Torino ha sentenziato l’insolvenza di Manitalidea spa e ha nominato tre commissari giudiziari per la gestione dell’azienda, ponendola di fatto in amministrazione straordinaria. Di Manitalidea si tratta, con sede – come si legge nella sentenza dello stesso Tribunale – ad Ivrea in Via G. di Vittorio 29 – e non semplicemente di Manital che è altra cosa, essendo questa una srl con sede a Gavardo, in provincia di Brescia, che si occupa di produzione di maniglie e che nulla ha a che vedere con lo stato di insolvenza della Manitalidea spa eporediese.

Precisazione che si rende necessaria dopo l’articolo sul giornale di giovedì scorso 6 febbraio ed in seguito alla comunicazione (inviata a noi e, identica, ad altre testate locali) di Luigi Bigoloni, presidente di Manital srl di Gavardo che recita “la sottoscritta srl Manital, corrente in Gavardo (BS), iscritta al REA della Camera di Commercio di Brescia al n. 328155, ha ricevuto telefonate dai propri clienti, allarmati sulla prosecuzione dei contratti in corso “perché avevano letto” su di Voi la notizia della sua dichiarazione di “fallimento”. Abbiamo verificato che, in realtà, sul Vs. giornale è stato pubblicato, evidenziato nel titolo, il nome “Manital” senza ulteriore precisazione, come quello dell’impresa in stato di insolvenza e sottoposta a procedura concorsuale. Solo nel corso dell’articolo, e senza evidenziazione, è stato poi indicato che la società cui si riferiva era la spa Manital Idea, con sede in Ivrea, che è ente diverso ed autonomo da noi e con una ragione sociale composta, “Manital Idea”, diversa dalla nostra semplice, “Manital”.

(Diamo volentieri atto al presidente di Manital srl che la vicenda da noi descritta riguardava Manital Idea e non Manital srl, ce ne scusiamo e ci rammarichiamo per l’equivoco che questa situazione può aver generato, ndr).

Riprendiamo, comunque, la vicenda. I giudici hanno evidentemente giudicato che il debito di Manitalidea spa fosse troppo grande (si parla di oltre 223 milioni di euro), difficilmente esigibili i crediti (di poco superiori ai 207 milioni di euro), poco sostenibile il piano industriale di rilancio presentato pubblicamente nel dicembre scorso. L’azienda quindi è stata tolta dalle mani della IGI Investimenti di Giuseppe Incarnato, che l’aveva acquisita dal precedente amministratore Graziano Cimadom, che la gestiva dal 1993. “La scelta assunta dal Tribunale è probabilmente quella più utile non solo per dare ai creditori –in primis i lavoratori – ciò che gli spetta, ma anche per dare continuità e prospettiva agli assetti aziendali sopravvissuti al disastro e quindi all’occupazione”, ha commentato Federico Bellono della Cgil. Quanto al futuro, “le procedure concorsuali non sono mai brevissime – dice Bellono – occorre quindi che Tribunale e commissari accelerino quanto più è possibile i tempi, incontrando rapidamente anche le organizzazioni sindacali. Così come è bene che siano altrettanto rapide le indagini sulla mala gestione di questi anni”.

Manitalidea spa dunque con effetto immediato è passata nelle mani di 3 commissari giudiziari: Antonio Zecca, Antonio Casili e Francesco Schiavone Panni, nominati dal Tribunale di Torino su indicazione del Ministero dello Sviluppo Economico. Commissari che giovedì scorso sono approdati ad Ivrea mentre i sindacati hanno scritto al Ministro dello Sviluppo Economico per aprire un tavolo di crisi a livello nazionale, rivendicando che già nei mesi addietro avevano detto che la situazione si stava facendo via via sempre più grave. I creditori hanno tempo fino al 3 giugno per insinuarsi al passivo, mentre il 9 luglio è previsto l’incontro dei commissari col giudice delegato Stefano Miglietta per l’esame dello stato passivo dal quale si capirà se Manitalidea spa avrà un futuro. I lavoratori del gruppo si trovano davanti a questa decisione “dopo quasi un anno di proteste e sofferenze, con gli stipendi pagati a singhiozzo e poi sospesi e quindi con arretrati di spettanze varie – dichiara Cadigia Perini, sindacalista che da sempre segue l’evolversi della situazione –. Le maestranze hanno preso atto di quello che può considerarsi come il fallimento dell’azienda e l’amministrazione straordinaria era la condizione (ma non la soluzione) migliore per recuperare stipendi e contributi e tentare di salvare il patrimonio e, con uno slancio di speranza, anche il lavoro”. Secondo Cadigia Perini, “le sei fitte pagine della sentenza del Tribunale dicono molte cose, ma non chiariscono molti punti oscuri della vicenda Manitalidea spa e non rispondono a tante domande”.

La vicenda si è particolarmente ingarbugliata dopo le denunce tra vecchi e nuovi soci e il sequestro delle quote di Manitalidea che Igi Investimenti, la nuova proprietà, ha definito come un provvedimento che “ha provocato – al momento – l’impedimento dell’esercizio dell’attività di impresa e di rilancio industriale del gruppo” e per tutta risposta ha annunciato il “blocco degli investimenti di capitale nel comparto qualificato come distressed asset”, cioè quello in difficoltà.