Il volontario canavesano è da poco rientrato dal suo sesto viaggio in Etiopia

Da semplice volontario, tocco ogni volta con mano cosa vuol dire per quella gente non aver accesso alla tecnologia, né all’acqua e all’energia elettrica, vivere in villaggi senza strade carrabili: e parlo di persone che coprono la metà della popolazione dell’Etiopia, nazione che ha più di cento milioni di abitanti”.

Parole di Elidio Viglio, il 7 febbraio tornato dal suo sesto viaggio di volontariato, che esprimono quanto bisogno di aiuto proviene da quel Paese, fino a poco tempo fa anche martoriato dalla guerra.

L’associazione per la quale Viglio presta la sua opera si chiama Gaom (Gruppo di Amici Ospedalieri Missionari), e nei due mesi e mezzo laggiù è stato in vari posti a riattivare servizi che necessitavano di manutenzione, lavoro che in un tale frangente è prezioso per mantenere un minimo di funzionalità.

La maggior parte del tempo l’ha dedicato a Shashamanne, località a sud di Addis Abeba, dove sorge una casa–famiglia fondata 20 anni fa, che accoglie 50 ragazzi di strada, cui si provvede pure per la formazione e per il loro futuro.

Lì, oltre al rifacimento dei servizi igienici, alla manutenzione dell’impianto elettrico nella casafamiglia (seguendo i lavori edili nelle due strutture e approntando gli impianti elettrici e idraulici necessari), è stato attrezzato un locale che diventerà un panificio.

Elidio è stato poi al servizio della missione “Charles De Foucault”, dove le suore seguono le donne in carcere e le numerosissime mamme che si trovano in condizioni davvero al limite della sopravvivenza; in questo ambito è stato avviato il “Progetto Mariam”, che vuole dare sostegno alle donne in difficoltà.

Il progetto è finanziato dal Gaom e dal ricavato della vendita del libro “Un ponte per l’Etiopia”, scritto da Viglio.

Anche le suore Figlie di Sant’Anna che operano a Mokonissa hanno usufruito della attività di manutenzione agli impianti elettrici e fognari della loro piccola clinica e dell’asilo che ospita 350 bambini.

L’Etiopia – ci spiega il volontario – trova il maggior sostentamento nella pastorizia e nella agricoltura, oltre a poche aziende che producono cemento. La siccità sta causando gravi danni al settore economico primario, come pure le società cinesi, che comprano appezzamenti di terreni, privandone i residenti, e le carestie, dovute all’aumento della popolazione: tutte realtà con cui fare i conti. Ci sono molta disparità sociale e disoccupazione e, sebbene in questo periodo si intravveda una piccola crescita, i prezzi sono triplicati”.

Nella casa famiglia di Shashamanne ho avuto il tempo di intessere rapporti amichevoli con i ragazzi ospiti, e dare loro l’attenzione che gli viene negata, in un Paese in cui l’arretratezza e la povertà sono la normalità. Spesso, al rientro da questi viaggi, noi volontari siamo presi dallo sconforto nel vedere quanto poco siamo riusciti a realizzare rispetto alle enormi esigenze di popolazioni sfruttate da multinazionali senza scrupoli e da governanti corrotti. Rimane la gioia che almeno a qualcuno abbiamo teso la mano, donato un sorriso, la speranza di un futuro migliore”, chiosa Viglio.

Il libro “Un ponte per l’Etiopia” (Atene del Canavese) è reperibile nelle librerie eporediesi e, come detto, i proventi dei diritti d’autore sono devoluti al “Progetto Mariam”.

m.b.

Redazione Web