(e.r.) – Le comunità Neocatecumenali salutano e ringraziano Mons. Cerrato
Sabato 25 gennaio ci si è ritrovati nella chiesa di S. Bernardo, insieme al parroco don Roberto Bocchese, a don Silvio Gignone ed a don Giuseppe Sciavilla (assenti don Graziano Di Crescenzo per impegni fuori Diocesi e don Arnaldo Bigio), oltre al diacono Franco De Nigris, sacerdoti che stanno aiutando le Comunità cittadine nel loro cammino di fede, per salutare Mons. Edoardo Cerrato alla fine del suo ministero episcopale ad Ivrea e per ringraziarlo per la sua vicinanza in tutti gli anni di permanenza in Diocesi.
Ci si è ritrovati in circa 150 fratelli, tra adulti e bambini, presenti 2 Comunità del Duomo e 3 di San Bernardo.
Anche in questa occasione Mons. Edoardo ha risposto positivamente all’invito, dando tangibile evidenza della sua sperimentata disponibilità.
La S. Messa è iniziata con una processione del Presidente che, benedicendo, ha preso possesso dell’assemblea la quale accompagnava il suo ingresso con il canto
“lo spirito del Signore è sopra di me, perciò mi ha unto, mi ha inviato, ad annunciare la salvezza”,
e concelebrata dai sacerdoti presenti.
La liturgia prevedeva la celebrazione della III domenica del tempo ordinario ed ogni lettura è stata ammonita per aiutare a render presente all’assemblea, attualizzandola, la Parola di Dio.
Dopo un breve momento di risonanza della Parola, fatta da alcuni fratelli, Mons. Edoardo ha iniziato la sua omelia, ringraziando le Comunità per l’affetto sempre dimostratogli, affetto umanamente apprezzabile, ma soprattutto per il cammino in comunione di fede verso la salvezza, e in comunione di intenti, ad implorare il dono di Dio non da soli, ma come unico corpo: questo atteggiamento, ha sottolineato, rallegra il cuore del Vescovo.
Ha poi ancora ringraziato per le tante vocazioni alla vita consacrata suscitate, sia maschili che femminili, frutto del cammino di fede.
Mons. Edoardo ha continuato parlando del suo congedo da Ivrea:
“potrebbe essere un momento di umana malinconia ma non lo è alla luce della fede poiché c’è tra noi una comunione profonda.
San Paolo la esprime con immagini del corpo nella seconda lettura proclamata questa sera (1 Cor. 12, 12-30), e Gesù invece facendo riferimento alla vite ed ai tralci (Gv. 15, 1-8), Parola che ribadisce che non ci si congeda da nessuno, ma che si resta spiritualmente uniti”.
Ha poi fatto una considerazione sul diventare Vescovo emerito, cioè a termine del suo servizio, ma pur sempre come Vescovo ordinato di Ivrea, che significa portare dentro di sé questa realtà che è diventata un qualcosa di sostanzialmente unito alla sua persona.
La comunione delle persone della chiesa che è in Ivrea rimane nel suo cuore, comunione nata per mezzo di nostro Signore, chiesa da Lui costituita: senza di Lui nulla esisterebbe.
Tralci di vite, membra vive del Suo corpo, e l’insieme di questa realtà forma il Cristo totale.
La percezione di esser parte di qualcosa di grande, parte del corpo di Gesù, fa scaturire questo volerci bene, che non è un qualcosa di naturalmente umano.
Per questo il volerci bene sarà un sentimento che durerà nel tempo. Mons. Edoardo ha continuato parlando del suo dipartire, del suo congedo dalla Diocesi:
“I congedi sono umanamente malinconici ma non sono una separazione: è la grazia di Dio che agisce in noi, che non è misurabile perché non visibile agli occhi ma si percepisce, che agisce e che produce effetti visibili in noi.
Ho sempre avuto apprezzamenti per le nuove forme di aggregazione ecclesiale ispirate dallo Spirito Santo e nate intorno al Concilio Ecumenico Vaticano II° perché sono grazia di Dio, per questo vi esorto a continuare il vostro Cammino.
La Chiesa si riforma nella misura in cui in ognuno di noi cresce la fede, la speranza e la carità, cioè l’adesione a Cristo: insieme si cammina e si dà la vita gli uni per gli altri.
Il cristianesimo è un fatto storico, esistenziale per l’uomo,
ha continuato Mons. Edoardo, e
nella sinagoga di Nazareth, proclama Gesù nel Vangelo di oggi (Lc. 1,1-4; 4,14-21), sì è compiuta allora e si compie per noi oggi questa Parola.
Il Salvatore è qui presente e noi siamo dentro questo fatto, è parte della nostra vita esistenziale.
Luca ha riportato fatti raccolti da testimoni oculari, dunque realtà vere e realmente vissute.
In quella comunione delle prime persone che hanno seguito Gesù, in quella comunione ci siamo anche noi perché quella comunione è cresciuta nel tempo e nello spazio fino ad abbracciarci, noi siamo nei rapporti con Cristo come Maria, Pietro, Simone, Giovanni… Essi lo hanno visto e lo hanno incontrato, vedevano il Suo corpo e credevano alla Sua divinità, noi tocchiamo con mano che è presente in noi, ed in questa S. Eucarestia tocchiamo il culmine della comunione con Lui, mangiamo il Suo corpo e beviamo il Suo sangue. Grazie per questa comunione cari fratelli,
ha concluso Mons. Edoardo,
porterò con me l’esperienza di questa comunione. Lieto che ci foste e lieto di aver fatto un cammino insieme con voi.
Al termine dell’Eucarestia, vissuta in clima di vera e profonda unità, abbiamo fatto dono a Mons. Edoardo della copia di un quadro dipinto da Kiko quando, all’inizio degli anni ’70, è venuto ad Ivrea per la prima catechesi: il Cristo dell’ascolto.
Abbiamo anche fatto dono di un pacco contenete prodotti tipici della nostra terra, perché lo accompagnino nella nuova realtà in cui il Signore lo chiamerà a dare testimonianza della sua risurrezione.
Profonda è la gratitudine verso il Vescovo Edoardo, soprattutto per gli aiuti datici in momenti difficili e per la sua costante vicinanza.
Il Signore lo benedica e gli dia un tempo ricco di consolazioni, nella certezza che saremo sempre uniti a lui spiritualmente.
Questa catechesi, insieme a tante altre da lui donateci, resterà come testamento spirituale di un uomo, che per volere di Dio è stato ordinato prima sacerdote e poi Vescovo, ed è stato scelto per illuminare i nostri passi lungo il cammino (Lucerna pedibus meis verbum tuum et lumen semitis meis – Sal 119, 105) e, di qui a poco, diverrà Episcopus emeritus della Chiesa che è in Ivrea.
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