(Fabrizio Dassano)

Dopo mille peripezie, riusciamo al secondo appuntamento a comprare una cucina nuova. Mio figlio e io ci siamo tornati dopo mezzo pomeriggio in coda sulla tangenziale di Torino: meno male che guidava lui. Già ci domandavamo come pagare una cifra superiore al plafond giornaliero delle nostre carte. Mentre meditabondo guardavo la targa bulgara del tir davanti a noi, pensavo che io non sarei più riuscito ad acquistare una cucina in questi templi dei giovani consumatori.

Mi sentivo obsoleto lì dentro. E i fatti non avrebbero dimostrato il contrario. Giunti finalmente al parcheggio saliamo la rampa di scale mobile e arriviamo al settore cucine che ha un’isola di pc e operatori che sembra la Nasa. Al nostro turno ci accomodiamo davanti ad una ragazza architetta, con una mascherina nera enorme sul volto che non lascia nemmeno immaginare i connotati della faccia e dello scheletro facciale. Mi sento un maxillo-facciale frustrato.

Ovviamente oltre alle mascherine siamo protetti da un pesante diaframma di plexiglass. Si ripete la tragedia di passare il foglietto con le misure del cucinino e le foto con i telefonini che cadono. Ma soprattutto, io non capisco una parola di quello che dice. E ci fa mille domande a raffica. Allora si innesta con naturalezza questa scena penosa. La ragazza architetta, parla con mio figlio e mio figlio che evidentemente sente meglio di me, mi riferisce. Sembra un traduttore italiano/mascherina/plexiglass/mascherina italiano.

Il bello è che ad un certo punto non mi rivolgo più a lei per rispondere, ma a mio figlio che ripete esattamente le stesse parole a lei. Funziona! Ma nel contempo mi rendo conto che è un’idiozia: se lei sente, non vedo perché dovrebbe ascoltare le mie parole riportate però da mio figlio. Eppure lei guarda lui e da lui aspetta le mie risposte. Si è innestato un gioco pericoloso. Questa farsa dura due ore! Quando usciamo esausti, il ristorante della purea con la marmellata è chiuso.

Fuori è notte, ma dobbiamo ancora andare a fare l’ordine e a pagarlo con un bonifico bancario. Oggi, passata una settimana, ho chiesto delucidazioni dopo aver trascorso 15 minuti a chiacchierare con un robot. Poi mi sono stufato e mi son messo a parlare in piemontese. Lo volevo fare impazzire!

Ho trovato un numero e mi ha risposto una persona vera, confesso che non ero più pronto. In buona sostanza mi ha detto che se non ricevo la mail entro venerdì di chiamare per un nuovo sollecito.

Telefonata di mio figlio: s’è rotto anche il forno a microonde… L’appartamento è sull’orlo dell’invivibilità in attesa della cucina. Guardo sconsolato la ruota panoramica in centro a Ivrea, che gira semideserta con le sue luci cangianti che donano speranza alla popolazione della città.