Tanto per rimanere nell’assillante tema energetico, bellico, politico nazionale e internazionale, etc. sono due giorni che lavoro intorno alla legnaia, rivitalizzando il vecchio detto che “la legna ti scalda tre volte”: cioè quando vai a tagliartela, quando la porti a casa e la metti a posto e quando finalmente la bruci nel “putagè”.

In realtà, mi trovo ad essere favorito nel conteggio delle caldane: nel mio caso si sarebbe dovuto ridurre a due volte perché fortunatamente non sono andato a tagliarmela, caricarmela e portarmela casa per ritagliarla della dimensione del fornello della stufa e sistemarla al riparo dalle intemperie. Diciamo che mi sono scaldato solo nel metterla a posto nella legnaia antiputiniana, nell’attesa del Generale Inverno di zarista, e poi di staliniana, memoria.

Con il nemico che preme al fronte orientale, ho lasciato andare libera la mia fantasia: mentre dispongo le cataste di legna, vado alla mia debole esperienza di osservatore della strategia valdostana, per far sì che stiano in piedi superato il metro d’altezza.

Mano a mano che dispongo la legna, con l’attenzione di incrociare i mezzi cocci agli spigoli, immagino i meravigliosi muretti a secco delle masere che reggono da duemila anni i vitigni eroici; poi, non pago di tanta beatitudine della fantasia, mi slancio in pensieri pindarici sulle architetture ardite di pietra e mattoni che tutti portiamo dentro, rappresentate mirabilmente dal compianto maestro Francesco Corni. Ecco, la mia legnaia sta diventando un vero e proprio capolavoro di architettura. Sapessi disegnare sarebbe una tavola mirabile di intelligente sapienza architettonica! Ma va da sé che i pensieri più reconditi emergono quando si compiono questi millenari lavori che contraddistinguono la nostra civiltà!

Continuo ad accatastare questa monumentale legnaia. Devo dire che sono proprio soddisfatto: altro che le moderne architetture di vetro e acciaio e boschi verticali di cui Milano si presenta come la nuova foresta urbana! Venite a vedere una vera e autentica legnaia canavesano-orientale!

In fondo è una sapienza – questo mi viene in mente all’imbrunire – che addirittura ci portiamo dentro al nostro DNA! Vado a dormire stanco ma visibilmente soddisfatto dopo una gran doccia! Tirerei fuori un sigaro Avana (l’avessi) con un buon bicchierino di rhum, ma nell’assenza del mio romitaggio mi accontento di un bel bicchierone di birillina (acqua frizzante fatta in casa con le bustine), che caparbiamente continuo a comprare dai tempi di mia nonna (classe 1918).

Il mattino dopo scendo ad ammirare alle prime luci dell’alba il mio personale capolavoro. Arrivo sotto la travà e al posto dell’opera monumentale trovo un’enorme piramide di legna da ardere, franata miseramente al suolo.

Faccio finta di niente, mi metto in macchina dandomi un certo contegno, dopo aver aperto le galline e dato loro il mangime, e dopo aver insultato senza alcuna ragione la Penny-cane che scodinzolava ai piedi della piramide della vergogna.

Vado al lavoro pensando a tutte le stupidaggini che mi sono inventato. Dovrò rifare tutto da capo perché il detto “La legna ti scalda tre volte…” non può essere tradito.