(Filippo Ciantia)

Tempo di eclissi. L’Istat da anni manda allarmi circa la nostra demografia “debole”: più morti che nati e progressivo invecchiamento dell’Italia. Una vera e propria eclissi demografica. Eppure, afferma il direttore dell’Istat Blangiardo, “…se la fecondità si attesta intorno alla media di 1,4 figli per donna, in realtà le nostre connazionali desidererebbero avere due o più figli…”.

Molti i problemi da superare: “Un clima culturale del nostro paese non favorevole alle famiglie con figli… In generale nei luoghi pubblici i bambini sono considerati elemento di disturbo … In Italia una famiglia con tre figli è esposta al rischio di cadere in povertà”.

Da settimane gli ospedali pediatrici sono pieni di bambini, spesso piccoli, con gravi infezioni respiratorie. Altri virus – rimasti quieti per un paio di stagioni, quasi intimoriti dal nuovo venuto, il SARS-CoV-2 – hanno ripreso con vigore a colpire. I genitori, già alle prese con la gestione della famiglia, tra vaccinazioni, quarantene, allarmi, tamponi, e da tempo in difficoltà economiche, si trovano ad affrontare nuove prove.

Dare la vita è un sacrificio. Origina dalla passione dell’amore, cui seguono impegni, dolore, sacrifici e spesso preoccupazioni. Eppure, quando incontro giovani mamme, alle prese con proprie e altrui difficoltà, anche gravi, si illuminano al pensiero dei propri bambini, quasi portassero con sé una grandiosa profezia di bene.

Siamo inesorabilmente destinati a un bene. Proprio questo è il Natale che si avvicina: il Bene presente e sperimentabile, pur nella debolezza di un bimbo indifeso, nella povertà di una stalla. Sacrificare la vita per il bene ha in sé la sua ricompensa.

“(…) stava pensando ai misteri del Signore e riflettendo che lui li capiva in modo molto imperfetto. Uno, però, gli pareva di cominciare a capirlo, e cioè perché tutti gli operai della vigna ricevevano un denaro, sia che avessero portato il peso della giornata e del caldo oppure no. Pensava che la ragione era questa: che tanta parte del lavoro era ricompensa a sé stessa, come tanta parte del mondo era castigo a sé stessa. E a un tratto padre Gaston si rese conto che lui, da prete, era stato molto felice. E anche adesso che, oltre a essere zoppo, era quasi cieco, e che avrebbe dovuto impararsi a memoria chilometri di Epistole e di Vangeli, sapeva che come cappellano residente delle suore sarebbe stato molto felice….” (Bruce Marshall)