(Editoriale)

Ieri è nevicato. La perturbazione ampiamente annunciata dagli esperti, che ormai non sbagliano neanche più l’ora in cui i fenomeni atmosferici si manifestano o regrediscono, ha imbiancato il nostro (e non solo il nostro) territorio.

I social ancora una volta hanno svolto il loro sempre discusso ruolo d’informazione, non solo sui disagi provocati dalla neve, ma anche per mostrare quanto fosse bello vedere imbiancati quegli spazi che la quotidianità ci ha abituati a vedere a colori. Ieri, giorno di festa per la ricorrenza dell’Immacolata Concezione, i più hanno visto nevicare da dietro i vetri un po’ appannati di casa, al caldo, al riparo. Una condizione innegabilmente di favore, rispetto a chi una casa non ce l’ha e pena a trovare anche solo un rifugio.

Ogni fiocco di neve, al di là del vetro, poteva portare con sé un pensiero, un ricordo, una speranza. È il vantaggio, quanto mai raro, di avere avuto un attimo di tempo per pensare, normalmente schiacciato dal fare affannato di tutti i giorni, e dalle troppe vicissitudini.

Tra un fiocco e l’altro sembrava come fare lo slalom della nostra vita, immensa e fragile, alla ricerca costante – anche quando non ce ne accorgiamo, o non vogliamo ammetterlo – del suo punto illuminante che la sostiene e la guida. Il Natale ritorna anche per questo.

Ma la neve, questa prima neve cittadina di questo quasi inverno, caduta in un giorno di festa, che ce l’ha fatta vivere in modo forse diverso da un qualunque altro giorno pieno di occupazioni, può insegnarci qualcosa? Possiamo sfruttare anche questo evento “normale” in questo periodo dell’anno, per trarne una lezione di vita che neppure immagineremmo?

Prendiamo a prestito le parole di un sacerdote-ingegnere lecchese: “dovremmo imparare dalla neve a entrare nella vita degli altri con quella grazia e quella capacità di stendere un velo di bellezza sulle cose”.

Nulla va dunque perduto di quanto ci accade intorno: tutto è grazia. Anche quattro fiocchi di neve. Chi l’avrebbe mai detto?