(Fabrizio Dassano)

Ovviamente nei giorni della massima canicola, mi è capitato di dover andare all’Agenzia delle Entrate di Ivrea in via Primo Levi, in quel posto che ha la bellezza della periferia di Bucarest. Un primo tentativo effettuato di martedì va a vuoto. Avrei dovuto subodorare qualcosa vedendo che stranamente non c’era nessuno a far la coda sulle scale esterne, invece mi sono sentito molto fortunato nel salirle dopo una lunga passeggiata con 40° C (avevo deciso di lasciare l’auto a casa, dovendo fare anche alcune commissioni in centro a piedi e avendo tutta la mattina a disposizione).

Giunto al 3° piano realizzo la ragione dell’assenza di folla: un biglietto appeso recita che “A causa dell’emergenza COVID-19 l’apertura pomeridiana dell’Ufficio è temporaneamente sospesa e dal 14 aprile 2020 l’Ufficio sarà aperto soltanto lunedì e mercoledì dalle 9.00 alle 13.00”. Colpa mia che non avevo letto bene la stessa frase sul sito nel telefonino.

Ci riprovo il mercoledì. Arrivo nella zona ex Montefibre, questa volta in auto e in effetti la scala è piena di gente in coda già dal 2° piano. Sembra il “pontificio santuario della Scala Santa” in Roma.

Dopo aver finalmente preso il biglietto, mi accingo al rito della “seconda coda”, questa volta all’interno. Per fortuna la gentilezza degli impiegati va a mitigare lo stress. Finalmente al mio turno mi accomodo e vengo a sapere di aver diritto ad un rimborso da parte dello Stato!

L’impiegato mi dice che i tempi saranno un po’ lunghi. Io chiedo quanto, pensando a qualche mese, e invece mi risponde che ci vorranno due anni. A questo punto, comunico la mia astensione a qualsiasi commento in merito. Saluto e me ne vado notando che la “scala santa” ha un notevole successo di pubblico: ormai tutte le rampe fino al piano terra sono colme di persone oranti.

L’Agenzia delle Entrate un tempo si chiamava Intendenza di Finanza: una struttura statale istituita in ogni capoluogo di provincia, addetta alla riscossione dei tributi, al pagamento delle spese, all’amministrazione del patrimonio dello Stato, alla tutela degli interessi erariali e aveva compiti di controllo e di coordinamento sulle attività degli uffici finanziari e del relativo personale.

Alle Intendenze erano attribuite le competenze delle direzioni compartimentali esistenti nei vari rami dell’amministrazione finanziaria: demanio e tasse sugli affari, imposte dirette, catasto, pesi e misure e gabelle. Furono istituite all’epoca del ministero delle finanze del biellese Quintino Sella, con la legge 26 settembre 1869 n. 3286 e con il Regio Decreto 18 dicembre 1869 n. 5397. Le funzioni ne vennero successivamente ampliate con il R.D. 22 gennaio 1922, n. 200 sul decentramento delle funzioni.

Con il Regio Decreto 25 marzo 1923 n. 796, che legiferava sul contenzioso penale tributario, gli Intendenti ebbero funzioni di “prefetti finanziari”. La legge 29 ottobre 1991 n. 358, sulla ristrutturazione del Ministero delle finanze ha previsto l’abolizione delle intendenze, trasferendo le relative funzioni alle Direzioni Regionali delle Entrate.

Rientrato a casa rifletto lungamente in questo caldo pomeriggio estivo di quanto sia rispettata l’importanza di prevenire il contagio negli uffici pubblici riducendo da 5 a 2 i giorni di ricevimento, concentrando così in sole due mattinate il normale afflusso di persone.

All’interno dell’ufficio osservanza efficiente e totale delle norme anti-Covid, ma sulle scale?