di Filippo Ciantia

 

“Mi piace stare qui, mi piace molto. In questo ambiente stupendo… parla il genio umano, parla il genio italiano, parla il genio cristiano, parlano i secoli.”. Con queste parole Giovanni Paolo II, il 26 ottobre 1986, esprimeva il suo stupore di fronte alla bellezza e al fascino della città di Perugia e della sua storia.

Nell’episcopio della città stava per iniziare la conferenza stampa di lancio del progetto di recupero dei farmaci ancora validi che si trovano nelle nostre case e che non utilizziamo più, per svariate ragioni, e che possiamo donare e non sprecare. Eravamo in attesa del cardinale.

Il giorno prima si trovava a Roma per la CEI di cui è presidente. Come sempre aveva pronunciato il discorso di apertura che doveva guidare i lavori assembleari. Ricordando il centenario della fondazione del Partito Popolare Italiano, come don Sturzo si era rivolto ai “liberi e forti” di oggi, appellandosi a chi vuole il bene del popolo e della nazione. Aveva anche elogiato la società civile.
Nella sala era riunita la società civile organizzata che “risponde alle povertà e ai bisogni con la forza dell’esperienza e della creatività, della professionalità e delle buone azioni”. Con gli enti caritativi erano presenti i farmacisti umbri, i partner istituzionali, la banca donatrice, gli imprenditori e la stampa.

Il cardinale arriva, evidentemente stanco, e inizia il suo intervento di benvenuto e di stima per un progetto che vuole fornire medicine a chi deve scegliere se mangiare o curarsi. “La vostra iniziativa è molto valida sul piano umano, sociale e cristiano. Plaudo a questa iniziativa e a chi l’ha pensata, a chi l’ha progettata, a chi la porta avanti, dico Siate benedetti da Dio, perché Gesù dice che quello che avrete fatto a uno di questi piccoli, l’avrete fatto a me”. Ci ascolta contento e il viso si illumina. Poi, scusandosi, ci lascia, perché sta arrivando il vescovo di una città vicina. Vorrebbe fermarsi, ma deve andare. Il passo uscendo è più vigoroso e sicuro.

Anche Papa Woytila lasciando Perugia, dopo tanti incontri, esclamava: “Anche Giovanni si sente meno vecchio e più giovane quando sta con i giovani.”