Il “campo largo” Pd-M5S-AVS è stato sconfitto anche in Basilicata dal centro-destra, che ha riconfermato il Governatore uscente Bardi (Forza Italia). È difficile per l’elettorato “progressista” credere alle intese Conte-Schlein dopo le durissime accuse e contestazioni tra i due leader: l’alleanza appare tattica, senza un meditato programma politico-culturale. E anche in Piemonte, dove si voterà con le Europee, i primi sondaggi pronosticano un nuovo successo della coalizione di Governo (Cirio) di fronte ai due candidati, concorrenti, del centrosinistra: Pentenero (Pd) e Disabato (M5S).

A un anno dalle primarie dem non si vede la novità politica della nuova segreteria, anzi: la Schlein sta incontrando serie difficoltà nel suo partito. Clamoroso il dissenso di un suo grande elettore, Romano Prodi, padre nobile dell’Ulivo. L’ex premier, con la maggioranza della direzione, ha contestato la richiesta della leader di inserire il suo nome nel simbolo delle elezioni europee, con una personalizzazione giudicata in contrasto con la tradizione dem. La segretaria, per evitare una forte spaccatura, ha rinunciato. Ha invece confermato la sua scelta di guidare la lista del Pd nel Centro e nelle Isole: su questo Prodi è stato durissimo (“una ferita per la democrazia”), essendo il mandato incompatibile con la presenza a Montecitorio.

Lo scontro Prodi-Schlein è una conferma del malessere nel partito per la linea radicale di sinistra che ha portato a un sostanziale isolamento della prima forza dell’opposizione. In precedenza il presidente dei Popolari, Castagnetti, aveva contestato la scelta di dedicare la tessera dem 2024 a Enrico Berlinguer, oscurando il pluralismo delle forze promotrici del nuovo schieramento. I catto-dem, inoltre, hanno sofferto per la scelta di promuovere nella Costituzione europea “il diritto di aborto”, tema ben diverso – per i suoi aspetti antropologici – dalla depenalizzazione del reato. C’è poi la preoccupazione dell’area riformista per la spinta neutralista in politica estera.

Dal canto suo Conte, anziché riflettere sulla sconfitta lucana, insiste negli attacchi, confermando che il Pd, in vista delle europee, è il vero “nemico” da abbattere.

La diaspora dell’opposizione (in Basilicata i Centristi sono andati con il centro-destra) favorisce l’area di governo, nonostante gravi problemi aperti. Alla vigilia del 25 Aprile la Rai meloniana ha oscurato l’intervento dello storico antifascista Antonio Scurati; un passo così radicale da indurre la stessa premier a pubblicare il testo “proibito”, con i vertici Rai umiliati. Inquietante anche la scelta dell’Eni (azienda pubblica) di cedere l’agenzia giornalistica AGI a un editore di destra, parlamentare della Lega.

Sul piano economico l’Istat ha accertato per il 2023 un deficit-record per lo Stato, il 7,4% del Pil (prodotto interno lordo): siamo i secondi della classifica negativa dei 27 Paesi della UE. Ha influito il bonus edilizio del Governo Conte, ma anche i condoni fiscali e alcune spese clientelari.

C’è poi il mistero delle decine e decine di vertenze ferme al ministero delle Imprese e Made in Italy, tra cui il caso esplosivo di Stellantis-Fiat; a Mirafiori cresce la cassa-integrazione mentre i vertici aziendali si migliorano gli stipendi (al numero uno, Tavares, 23 milioni annui!). Ma dal Governo nessuna misura risolutiva.

Sul piano politico il vero nodo della maggioranza riguarda Matteo Salvini: contestato all’interno, scavalcato nei sondaggi da Forza Italia. Il Carroccio si prepara a un’estate di fuoco, anche nei confronti della Meloni.

Un’ultima annotazione sul voto in Basilicata: un elettore su due non è andato alle urne, a conferma di una tendenza ormai generale. L’attuale offerta politica del bipolarismo all’italiana non attrae la pubblica opinione, nonostante le baruffe nei talk-show; lo confermano anche i sondaggi, preoccupati per il voto europeo che pur avviene in un grave contesto internazionale di guerra.

Il Quirinale è l’unica istituzione democratica a raccogliere il consenso di una larga maggioranza (due italiani su tre) a riprova che la linea politica super-partes attrae: eppure il Governo, con la proposta del premierato elettivo, intende ridurre il Colle a una semplice funzione notarile.

Ma il previsto referendum popolare, entro il 2026, potrebbe riservare brutte sorprese a Palazzo Chigi, come avvenne con Renzi nel 2016. Il modello presidenziale USA ha troppi lati oscuri (Trump docet).