(Editoriale)

Lunedì 1° febbraio, è partita la “lotteria degli scontrini”; chi paga un bene o un servizio di almeno 1 euro con strumenti elettronici potrà partecipare alla lotteria e tentare la sorte durante le estrazioni che si susseguiranno.

La giustificazione della “lotteria” da parte del Governo sta nella lotta all’evasione, e la pubblicità – benché sarebbe esclusa quella per le lotterie – sta cercando di ampliare la platea di aderenti. Si pubblicizza il gioco con la sorte e si instrada il cittadino a tentare la fortuna, che non è la migliore idea per frenare queste pratiche per coloro che già ne soffrono, e neppure per chi finora era riuscito a starne alla larga.

Per rendersi conto del peso di questa iniziativa bisogna vedere il film – per esempio – dal macellaio; con la bistecca (e il suo relativo scontrino) c’è il rischio di essere facilmente indotti al gioco, a sfidare la sorte e tentare la fortuna, nella speranza di mettere una toppa alle difficoltà economiche che in tanti abbiamo, in questo periodo o da sempre.

Il giorno dopo l’avvio della “lotteria degli scontrini” – che ha un costo per gli aggiornamenti dei registratori di cassa dei commercianti – è stato diffuso uno studio dell’Istituto superiore di sanità, in collaborazione con altre istituzioni, sull’abitudine al gioco degli italiani.

È diminuito notevolmente il gioco d’azzardo durante il lockdown, ma c’è stata un’impennata subito dopo l’allentamento delle norme, in particolare per il gioco online, che tra l’altro, non è per nulla regolamentato.

È aumentato di quasi un’ora il tempo trascorso a giocare. Vi lasciamo andare a leggere i dati dello studio e le considerazioni che ne emergono; viene fuori uno spaccato della società piuttosto inquietante; chissà se sarà sufficiente per condurci su altre strade, evitandoci il rischio della dipendenza collettiva dall’azzardo.

Gli esperti, riassumendo, dicono “che non si dovrebbe incentivare la cultura dell’azzardo, mentre la lotteria degli scontrini va proprio in questa direzione e che il pericolo sta nell’idea secondo la quale basta scommettere per risolvere i problemi economici”.

La cronaca racconta di troppe famiglie sprofondate nelle difficoltà economiche dopo aver dilapidato beni o stipendi (e qualcuno persino il reddito di cittadinanza) nel gioco d’azzardo e che, per uscirne, sono sprofondati ancora più facendo ricorso al prestito usurario; tanto difficile da denunciare e toglierselo dai piedi.