(Filippo Ciantia)

Siamo stati raggiunti nei giorni scorsi dalle drammatiche notizie dell’eruzione del vulcano Hunga Tonga-Hunga Ha’apai, che ha causato immense distruzioni nelle isole del piccolo arcipelago di Tonga nel cuore dell’Oceano Pacifico, raggiunte da varie onde tsunami.

Un evento naturale possente e terribile, capace di sprigionare, in una esplosione di lava, cenere e lapilli, la potenza di 500 bombe atomiche come quella di Hiroshima. Pochi giorni dopo, un’équipe della Unesco ha dato la notizia della scoperta di una nuova barriera corallina al largo di Tahiti, nella Polinesia francese (un arcipelago più o meno sullo stesso parallelo a est di Tonga), definendola “immensa e incontaminata opera d’arte”. Intanto, dalla regione del Kivu della Repubblica Democratica del Congo arrivavano le notizie dell’arresto dei presunti rapitori e assassini del nostro ambasciatore Attanasio, del suo autista Mustafa e del carabiniere Iacovacci. L’odioso assalto e le uccisioni erano avvenuti quasi un anno fa nel territorio del vulcano Nyiragongo.

La bellezza del panorama di quei luoghi – lussureggiante vegetazione, bananeti, alberi di avocado, manghi, papaye, foreste naturali di caffè, il lago Kivu – non si perde neppure nell’oscurità della notte, interrotta dalle pennellate fiammeggianti delle eruzioni dei vulcani. Vulcani attivi e spesso causa di disastrose eruzioni.

La scoperta di una bellezza naturale meravigliosa nel fondo dell’oceano e allo stesso tempo la violenza inarrestabile e letale del vulcano semisommerso. Un ambiente naturale, paragonabile al paradiso terrestre, dove si scontrano il male dei rapitori assassini e la bontà della missione umanitaria del nostro diplomatico, delle agenzie e ONG, in una terra di guerre e sofferenze. Il male e il bene si mescolano misteriosamente nella vita terrena. Siamo immersi in questa lotta, dove è possibile che la nostra libertà aderisca al desiderio e alla evidenza del giusto e del bello e, facendo il bene, oscuri il male che sempre irrompe e ci minaccia. Così, l’opera di Dio si rivela, redenta nel tempo e nello spazio.

“La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità… Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. E non solo essa, ma anche noi…”
(San Paolo)