Da oggi, giovedì 22, a domenica 25 settembre si tiene a Matera il XXVII Congresso Eucaristico Nazionale sul tema “Torniamo al gusto del pane”.

All’evento parteciperà per la diocesi di Ivrea l’Assistente Giovani di Azione Cattolica, don Giuseppe Sciavilla.

Tornare al gusto del pane – aveva detto nei giorni scorsi l’arcivescovo di Matera-Irsina, monsignor Giuseppe Antonio Caiazzosignifica sentire il sapore dell’amore di Dio donato nell’Eucaristia, Parola che si è fatta carne nel seno di Maria e a noi donata nel Figlio, Gesù. Quanti riceviamo Gesù, diventiamo figli nel Figlio, quindi fratelli che si sanno accogliere, perdonare, gioire e piangere insieme, condividendo ogni cosa, facendo festa. È la logica del dono”. A concludere il Congresso, domenica 25 settembre a Matera ci sarà Papa Francesco, che ha anticipato alle 9 la solenne concelebrazione eucaristica per facilitare il rientro dei partecipanti, affinché possano recarsi alle urne (infatti quando fu fissata la data del Congresso 2022 nessuno pensava alle elezioni).

Per monsignor Matteo Maria Zuppi, cardinale arcivescovo di Bologna e presidente della Cei “l’impegno civico è parte integrante del vissuto cristiano; il voto è un diritto e un dovere di tutti i cittadini; la Chiesa è per la libertà di coscienza, non per la libertà dell’indifferenza. Ringrazio il Papa per l’attenzione che permette ai delegati di tornare in tempo per recarsi alle urne”. Sono stati i detenuti delle carceri di Opera (Milano) e di Castelfranco Emilia (Modena) a preparare le 35mila ostie che verranno distribuite durante le celebrazioni del XXVII Congresso Eucaristico di Matera. Promossa dall’Ispettorato generale dei cappellani delle carceri italiane, l’iniziativa vuole esprimere la condivisione spirituale dei detenuti con le Chiese in Italia e lanciare un messaggio forte che, oltrepassando le sbarre, possa raggiungere tutti.

Il pane che sulla mensa diventerà il Corpo di Cristo – ha detto don Raffaele Grimaldi, Ispettore generale dei cappellani delle carceri – vuole essere la voce della speranza rivolta a tutte le comunità ecclesiali e al mondo civile per non dimenticare che, anche nelle carceri, c’è una Chiesa bisognosa di ascolto, di accoglienza e di riscatto”.

La produzione artigianale delle ostie è stata una tappa fondamentale nel cammino di riconciliazione e riparazione al male commesso, che viene sostenuto e incoraggiato da tanti cappellani e volontari che rendono le carceri luoghi di recupero e non polveriere di rabbia.

c.m.z