(Filippo Ciantia)

“Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio”.

Siamo tutti testimoni, in mezzo a questa tragedia, di come avvengano innumerevoli miracoli, piccoli e grandi, che ci mostrano persone vive e capaci di andare al fondo degli avvenimenti che ci stanno, apparentemente, travolgendo.

Un ingegnere, impegnato nell’allestimento di unità di terapia intensiva nella Fiera di Milano scrive: “Succedono cose incredibili: alla sera decidi una modifica, la mattina è già tutto fatto. Ieri ordini una TAC, domani vengono a installarla e in un giorno si preparano i locali dal nulla, con pareti piombate, climatizzati, con gas, medicinali e tutto quello che serve. Questi sono moduli di terapia veri, con tutti i crismi per infettivi, a contaminazione controllata. Tutti i locali di supporto hanno una TAC, una RX e sterilizzatrice. Con tutte le dotazioni di norma. Vi assicuro che quello che sta succedendo in fiera non è normale: è straordinario, grazie a gente incredibile che non si ferma mai. Non si costruisce un ospedale da 250 posti di terapia intensiva in 15 giorni e non sto parlando di 250 brandine in un palazzetto dello sport. Ci sono oltre 200 persone che lavorano 24h, tutte sfamate gratis da Cracco; e potrei andare avanti. Questa è un’Italia fantastica che non avevo mai visto. Queste persone stanno facendo miracoli!”

Il dottor Amedeo Capetti, infettivologo all’ospedale Sacco di Milano, scrive: “In effetti quello che io sto vivendo, […] è l’avverarsi di un fenomeno che non di rado noi medici vediamo in chi è scampato a un pericolo potenzialmente mortale: l’esperienza di aprire gli occhi e accorgersi che nulla è più scontato. Ossia che tutto è dono, dal risveglio del mattino, dal saluto ai propri cari a ogni piccola piega di un quotidiano che per alcuni è tutto da riempire, per altri, come me, è diventato, se mai era pensabile, più vorticoso di prima. […] Qual è, al fondo, l’origine di tutto ciò? Perché improvvisamente i nostri occhi si sono aperti e abbiamo iniziato a intravedere il fondo reale delle cose? Dove ci può portare questa esperienza? Dove ritrovare questo sguardo così umano gli uni verso gli altri che in questi giorni vediamo in tante situazioni? Chi ci può aiutare?”.

Uno sguardo, una laboriosità ed un affetto nuovi, miracolosi.