10 anni fa moriva Giulio Andreotti, protagonista di oltre mezzo secolo di vita del nostro Paese. Controverso e apprezzato, odiato ed amato. Insomma, a ben vedere, “mitico”.

Frequentò il Liceo Torquato Tasso di Roma e fu compagno di classe di mio suocero: tra gli auguri per il mio matrimonio con Luciana, posso annoverare un suo gradito messaggio autografo. Lo incrociammo più avanti a Kitgum nel nord Uganda. Nel 1980 quando arrivammo nella cittadina ugandese, l’asilo dedicato – sorprendentemente – al sindacalista democristiano Giulio Pastore era stato inaugurato nel 1974 proprio con la presenza dell’allora Ministro degli Esteri.

Era dotato di un animo estremamente spiritoso, capace di battute straordinarie, per acutezza e ironia. Visto l’anniversario, posso ricordare che da giovane non godeva di buona salute, tanto che egli stesso ricorda, in una intervista ad Oriana Fallaci: “alla visita medica militare, il medico responsabile mi diede sei mesi di vita; quando diventai ministro della difesa lo chiamai per dirgli che ero ancora vivo, ma era morto lui”.

Ci fu tanto livore nei suoi confronti e una serie di film e documentari che non brillano per equilibrio e onestà. All’evocazione della sua figura molti ne ricordano i difetti e i sospetti nati da una lunga frequentazione delle stanze del potere. Il mitico Giulio sapeva bene come vanno le cose: “Cosa vorrei sulla mia epigrafe? Data di nascita, data di morte. Punto. Le parole delle epigrafi sono tutte uguali. A leggerle uno si chiede: ma scusate, se sono tutti buoni, dov’è il cimitero dei cattivi?”

Era certamente un uomo di fede, cresciuto nella FUCI e legato a Montini (Giovanni Battista, cardinale arcivescovo di Milano, divenuto poi Papa col nome di Paolo VI, ndr) , che condivise con Giulio ostilità, accuse e incomprensioni. A me è sempre piaciuto, soprattutto per la capacità di affrontare le difficoltà con “levità di spirito”.

Gemma Capra, vedova Calabresi, in una sua testimonianza ricorda che era morto qualcuno di famoso, e un suo alunno le aveva chiesto: “Perché, maestra, quelli che muoiono sembrano sempre bravissimi? Davvero muoiono solo le persone che non hanno mai fatto niente di male?”. La signora Gemma rispose: “Tutti, nella nostra vita facciamo cose belle e altre meno belle, ma quando non ci siamo più, vorremmo essere ricordati per quelle belle, e anche chi ci ha voluto bene è contento se sente parole belle su di noi”.