In una lettera al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti Regione, Province e Comuni piemontesi rappresenteranno le difficoltà riscontrate a seguito dell’azione di monitoraggio delle opere viarie avviata dopo i fatti di Genova. È questo l’esito dell’incontro svoltosi giovedi a Torino, nella sede del Provveditorato regionale delle Opere Pubbliche, che la settimana scorsa aveva trasmesso alle amministrazioni provinciali la richiesta di coordinare i Comuni nella raccolta dei dati relativi allo stato di salute delle infrastrutture del territorio.
Alla riunione ha partecipato ANCI Piemonte, che già si era fatta carico della questione rappresentando le perplessità e i dubbi dei Comuni associati. Come spiega il presidente Alberto Avetta: “L’incontro si rivelerà utile nella misura in cui alle parole seguiranno i fatti. Chiederemo al Ministero tempi congrui per poter effettuare un check-up attendibile ed efficace e soprattutto risorse per effettuare le rilevazioni e realizzare le opere. Il monitoraggio serve se poi gli interventi individuati vengono effettivamente finanziati e realizzati. Altrimenti resta un esercizio fine a se stesso”.
Alla riunione ha partecipato anche il presidente della Consulta Aree Vaste di ANCI Piemonte, Emanuele Ramella Pralungo: “Abbiamo ribadito tutte le nostre perplessità, non possiamo farci investire dall’onda di ciò che è accaduto a Genova: la questione è delicata e va gestita con estrema cautela. Per quanto riguarda le province, procederemo per step: stiamo coordinando i Comuni, come ci è stato chiesto dal Ministero, dopodiché chiederemo che venga aperto un altro tavolo, quello relativo alla richiesta fondi e spazi finanziari per gli interventi sulle infrastrutture. Non possiamo pensare di ridurre la riunione di oggi ad una mera raccolta di dati”.
“Abbiamo ribadito che la responsabilità della manutenzione stradale è degli amministratori locali – concludono Avetta e Ramella – Una cosa forse non è ben chiara: se domani, per ragioni di sicurezza, noi sindaci e presidenti di provincia decidessimo di chiudere al traffico tutte le opere viarie potenzialmente a rischio, l’Italia si fermerebbe”.