Lasciando perdere i fatti truculenti accaduti nella storia il 30 di maggio degli anni passati (nel 1431 il rogo di Giovanna d’Arco, nel 1924 il celebre discorso alla Camera di Giacomo Matteotti che di lì a poco gli costerà la vita, etc.), occupiamoci oggi della perdita della memoria che affligge la popolazione, soprattutto dopo una certa età. La memoria gioca brutti scherzi. I calendari e gli almanacchi servono e servivano a non dimenticare i grandi fatti.

Ma la memoria è implacabile sui piccoli fatti individuali e quotidiani. Lasciare le chiavi di casa dentro la propria auto e cercarle invano nel portachiavi murale di casa è quasi una banalità nel vasto universo del dimenticatoio.

Mano a mano che andiamo avanti con l’età, magari ricordiamo ancora i fatti, ma non più i nomi di chi quei fatti era protagonista. Oppure perdiamo del tempo a cercare gli occhiali senza accorgerci che li abbiamo sul naso; oppure soltanto quando la vista si annebbia ci rendiamo conto che ci siamo infilati sotto la doccia con gli occhiali indosso.

Il guaio è che la perdita di memoria genera ansia. Si, è vero, perché quando sei in procinto di partire per il lavoro o per un appuntamento e ti dimentichi il telefono, ma te ne accorgi solo dopo tre chilometri, l’ansia ti ha già generato sudorazione inconsulta, dopo che hai febbrilmente gesticolato nell’abitacolo dell’auto alla ricerca spasmodica dell’oggetto, fino allo stress accompagnato da secchezza delle fauci per aver preso consapevolezza che il telefono è rimasto sul tavolo di casa e bisogna tornare indietro.

Ovviamente queste sono le perdite di memoria più “meccaniche” cioè di facile frequenza per via della ripetitività dei gesti quotidiani.

Poi ci sono le dimenticanze straordinarie: quando hai una visita medica specialistica dopo 11 mesi di attesa e quel fatidico mattino parti e dimentichi i risultati della precedente che da 11 mesi “giravano” per casa. Oppure devi imbarcarti in aereo e tragicamente non trovi più il passaporto e devi aprire la valigia in movimento, in fila indiana, con i vestiti che cadono dal trolley semiaperto.

La verità è che convivere con la memoria che va e viene potrebbe definirsi uno stress correlato all’esistenza… Insomma, di dimenticanze è piena ogni nostra giornata: figuriamoci la Storia intera.