Slot e scommesse sono una vera piaga sociale

(Cristina Terribili)

Le sfide, la competizione, il sapore della vittoria, l’amaro della sconfitta, lo studio delle mosse da fare sono elementi insiti in ogni competizione, da quella sportiva alla partita a carte tra amici nel bar del paese, e vengono stravolti nel gioco d’azzardo, soprattutto dalle slot machine, i gratta e vinci o i casinò. Se la sfida contro un altro giocatore si basa anche sull’osservazione di tantissimi particolari, nel gioco d’azzardo dei “gratta e perdi”, come scriveva qualcuno, non c’è posto per tutto questo.

Il gioco d’azzardo e l’azzardopatia è talmente tanto una vera e propria piaga sociale che ha imposto una rivisitazione di alcune norme e leggi non solo sul territorio italiano, ma che ha coinvolto l’intera comunità europea.

Il dramma di chi cade nella trappola della dipendenza da gioco d’azzardo è anche quello di non riuscire a riconoscere quanto male andrà ad arrecare a se stesso e a chi gli vive accanto, piegandosi all’usura, sottostando a minacce continue, mettendo seriamente a rischio l’integrità fisica, psicologica e morale propria e altrui.

Al fine di limitare i danni della ludopatia e dunque per proteggere i cittadini, le indicazioni del Consiglio di Stato e della Comunità Euro-pea sono arrivate a coinvolgere addirittura la limitazione di alcune libertà, come quella di stabilimento e la libera prestazione di servizi. Perché non si può giocare con la pelle degli altri, non ci si può arricchire sulla fragilità di chi cade in una subdola forma di dipendenza.

Chi studia questi fenomeni, dal punto di vista statistico, sa quanto sia irrisoria la vittoria a fronte della spesa: che non è fatta solo di stipendio che si volatilizza, ma anche di furti, di criminalità, di violenza sulle donne, di privazioni per i bambini per far fronte ai debiti di gioco dei genitori.

Le misure messe in vigore per il contrasto alla ludopatia sono ancora troppo poche, servono più centri e più servizi in grado di contrastare, ma anche di curare. Chi lamenta la perdita di posti di lavoro dovrebbe investire, formare ed assicurare servizi di cura alle famiglie di chi è vittima dell’usura, di chi è fragile, di chi cerca di evadere dalla realtà, dall’angoscia della solitudine, rifugiandosi nell’oscurità delle sale da gioco.

Giocare è un’attività nobile, sfruttare economicamente chi è disperato, attraverso il gioco d’azzardo, è riprovevole e non esiste nessun diritto che possa sancire e legalizzare queste forme di sfruttamento.

Chi è sensibile ai posti di lavoro è chiamato a promuovere il lavoro che sia risorsa per il lavoratore e sia promotore di un bene comune, rivolto alla dignità di tutti.