“La partecipazione alla vita comunitaria non è soltanto una delle maggiori aspirazioni del cittadino… ma anche uno dei pilastri di tutti gli ordinamenti democratici, oltre che una delle maggiori garanzie di permanenza della democrazia”. Queste parole profetiche di Papa Giovanni nella “Pacem in terris” sono particolarmente valide al termine di una deludente campagna elettorale, fatta di troppi personalismi e tante, facili promesse. Ma le istituzioni democratiche, sorte a tutela del bene comune, hanno un valore ineguagliabile e meritano, nonostante tutto, una folta partecipazione al voto del 4 marzo per l’elezione del nuovo Parlamento. Saggiamente il presidente Mattarella ha ricordato che la vita democratica, nata dalla lotta di Liberazione dal nazifascismo, ha garantito al Paese settant’anni di pace e libertà: oggi i giovani del ‘99 (i Millenials) sono chiamati per la prima volta al voto, un secolo fa morivano nelle trincee del Carso per quella che un altro grande Papa, Benedetto XV, definì “l’inutile strage”. A sua volta Papa Francesco, più che mai aperto verso le nuove sfide dell’umanità, ha rivolto un appello nella lettera enciclica “Laudato si” per una forte partecipazione alla vita politica e sociale: “…la sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale”.

Nessuna diserzione, dunque, nessuna rinuncia a un preciso diritto-dovere, ricordando alcune indiscutibili priorità. Il nostro Paese, anzitutto, non è un’isola sperduta nell’Oceano, ma una grande potenza economico-sociale (in particolare la seconda industria della UE) che ha dato vita all’Unione Europea, secondo il disegno profetico, laico e cattolico, di uomini “tutto d’un pezzo” come Alcide De Gasperi e Altiero Spinelli, e che ha retto la sfida moderna del terrorismo con l’eroico sacrificio di cittadini comuni (operai, giornalisti, avvocati, magistrati…) e di uomini delle istituzioni come Aldo Moro. Democrazia, libertà, pace sono elementi inscindibili di un disegno istituzionale che rifugge la guerra, la violenza, la discriminazione e che ricerca la solidarietà, interna ed estera.

Ogni persona, per il cristiano figlia di Dio, merita rispetto, senza badare a censo, etnia, sesso, religione; no, quindi, ai muri di divisione, sì a una politica di accoglienza che – come ha ricordato Papa Francesco – deve tener conto delle possibilità di vera integrazione di ogni paese, con una grande responsabilità dei popoli più ricchi, dagli Stati Uniti all’Europa (che dev’essere unita non solo sulle regole monetarie, ma anche sui principi basilari dell’umanità, soprattutto verso i più deboli).
Nella società del turbo-capitalismo (pensiamo al caso Embraco) va ricordato che nessuna persona può divenire “uno scarto”, pur nel rispetto dei diritti degli amministratori e degli azionisti dell’impresa; analogamente il diritto al lavoro resta centrale, in un Paese con il 35% di giovani disoccupati, mentre grandi manager realizzano profitti ultra-milionari.
Analogamente rilevante la tutela della famiglia biblica, secondo l’art. 29 della Costituzione, e la promozione della vita, dalla nascita al declino, con il riconoscimento in tutte le leggi etiche del principio dell’obiezione di coscienza.

Mario Berardi