Non c’è pace nella maggioranza: il “fuoco amico” di Berlusconi sta seriamente ostacolando la Meloni nella formazione del nuovo governo.

Il Cavaliere ha dapprima tentato di bloccare l’elezione del nuovo presidente del Senato, Ignazio La Russa, fedelissimo della Meloni, “salvato” dal voto di una quindicina di senatori dell’opposizione (franchi-tiratori alla rovescia); successivamente ha espresso giudizi personali molto pesanti nei confronti della futura premier, che ha reagito precisando di “non essere ricattabile”.

Dopo una temporanea riappacificazione, Berlusconi ha ripreso l’assalto sul piano politico: ha rivendicato la collocazione dei ministri attribuiti a Forza Italia (in particolare la Giustizia), ma soprattutto, in un intervento che doveva restare segreto, ha riaffermato la sua amicizia con Putin, rivelando il recente scambio di auguri e doni (vodka e vini) con il leader del Cremlino. Questo gesto è politicamente e umanamente molto grave per le efferatezze che le truppe russe stanno compiendo in Ucraina; contraddice inoltre la politica dell’Italia nel conflitto russo-ucraino e le stesse affermazioni della Meloni di solidarietà con Kiev.

La leader di Fratelli d’Italia, vero bersaglio dell’offensiva berlusconiana, dovrà faticare non poco nelle rassicurazioni sulla politica estera del governo, in primis al Capo dello Stato Sergio Mattarella, fermo difensore delle alleanze occidentali dell’Italia. L’amicizia con Putin, tra l’altro, dà spessore alle preoccupazioni del presidente USA Biden sul nuovo corso italiano. A questo si aggiungano le affermazioni del nuovo presidente della Camera, il leghista Lorenzo Fontana, sull’inutilità delle sanzioni alla Russia: parole emblematiche perché provengono dall’autore, con Salvini, del patto di amicizia sancito nel 2017 dal Carroccio con il partito di Putin.

La frattura Fratelli d’Italia-Forza Italia conferma la fragilità delle coalizioni, fatte per vincere, poco per governare, con i limiti insuperabili del “Rosatellum”, il sistema elettorale maggioritario-proporzionale. Già si parla di “governo per un anno”.

Sul piano economico nel nuovo Esecutivo sarà ridimensionato il ruolo dei tecnici, con i due ministeri principali riservati per il leghista Giorgetti (numero due del Carroccio) al Tesoro e per il cuneese Crosetto (braccio destro della Meloni) allo Sviluppo economico. Sulle linee politiche la futura premier dovrà scegliere tra una proposta di destra identitaria e l’apertura a un confronto con l’intero Parlamento, avendo piena consapevolezza della grave crisi che attraversa il Paese, con l’inflazione al 10% e i poveri in crescente aumento, secondo la rinnovata denuncia della Caritas.

Le priorità, con il caro-bollette, non possono essere quelle della campagna elettorale: sul Reddito di cittadinanza, ad esempio, vanno stroncati gli abusi, ma senza colpire chi versa in vero disagio; anzi estendendo la platea a tutti i bisognosi, come ha rilevato il presidente della Cei cardinal Zuppi. Sugli immigrati, con la probabile nomina di Salvini a ministro delle Infrastrutture (con delega sui porti), avremo la linea “morbida” della Lamorgese o torneremo ai blocchi del governo giallo-verde?

Anche l’opposizione deve compiere scelte responsabili: la corsa per il primato a sinistra tra Pd e Pentastellati non può ridursi a verificare chi strilla di più contro la Meloni; sono essenziali proposte politiche e programmatiche nell’interesse del Paese con una vigilanza attenta e costruttiva, mai fine a se stessa. Problemi anche per i Centristi, ove stanno emergendo i primi dissidi tra Calenda e Renzi, ampliati dall’accusa (non provata) di Berlusconi al leader di Italia Viva quale presunto regista dell’operazione La Russa. Renzi, che ha nettamente smentito, è aperto al confronto sulle riforme costituzionali, Calenda è per un’opposizione intransigente, a destra e a sinistra.

Sullo scenario politico italiano continuano infine a pesare le conseguenze del conflitto russo-ucraino, anche con le difficoltà di Bruxelles a trovare una linea comune in campo energetico, con lo scontro tra “europeisti” e “sovranisti”: nel suo ultimo impegno da premier, Mario Draghi intende battersi per il tetto al prezzo del gas, nonostante le opposizioni di alcuni egoismi nazionali. In questa strategia ha il sostegno anche della Meloni, perché un fallimento di Bruxelles sulla politica energetica avrebbe un forte rimbalzo negativo sulle prospettive dell’Italia nel 2023.