Oggi è il 6 giugno 2024 e non possiamo far finta di niente: esattamente 80 anni fa questo fu il “D-Day”, formula che in italiano significa “giorno in cui è stato programmato l’inizio delle operazioni (o delle ostilità)”. Per antonomasia si intende il 6 giugno 1944, data del primo sbarco alleato in Normandia durante la Seconda Guerra Mondiale”, come spiega Riccardo Busetto nel Dizionario Militare.

Lo sbarco in Normandia (nome in codice operazione “Neptune”), fu la parte marittima della più ampia operazione “Overlord” (che in italiano si rende come “Signore Onnipotente”, con tutte le ambiguità del caso). Fu una delle più grandi invasioni anfibie della storia, eseguita dalle forze alleate durante la Seconda Guerra Mondiale per aprire un secondo fronte in Europa, puntare via terra verso il cuore della Germania nazista e allo stesso tempo alleggerire il fronte orientale, sul quale da tre anni l’Armata Rossa stava sostenendo un aspro conflitto contro i tedeschi.

Nacque dagli esperimenti parzialmente falliti delle operazioni anfibie in Italia del 22 gennaio del 1944 con lo sbarco di Anzio e Nettuno eseguito per aggirare la linea Gustav e costringere i tedeschi a lasciare Monte Cassino, dove inchiodavano gli alleati sbarcati a Salerno dal settembre precedente. Si può dire che gli alleati utilizzarono la nostra penisola per la maggior parte dei loro sbarchi: il 12 giugno 1943 presero l’isola di Lampedusa, il 9 luglio toccò a Pantelleria, il 10 luglio erano sbarcati in massa in Sicilia, poi il 3 settembre in Calabria con l’operazione “Baytown”.

Queste operazioni anfibie, sommate a quelle analoghe per eliminare gli italiani e i tedeschi in nord Africa, consentirono agli Alleati di arrivare alla Normandia con un bagaglio di esperienze logistiche e militari non da poco. Ciononostante, il prezzo fu elevato: 7.844 tra morti, feriti e dispersi sulle spiagge sormontate da falesie su cui i tedeschi avevano costruito bunker con nidi di mitragliatici che decimarono le truppe angloamericane; 3.799 tra morti, feriti e dispersi tra le truppe aviotrasportate e paracadutate nell’entroterra oltre la prima linea nemica. Quelli intorno al D-Day furono giorni terribili anche per i tedeschi, che contarono tra i 4.000 e i 9.000 tra morti, feriti e dispersi.

Non che in Sicilia le cose fossero andate tanto meglio: i tedeschi contarono 4.325 morti, 4.583 dispersi, 13.500 feriti e 5.523 prigionieri; gli italiani 4.678 morti, 36.072 dispersi, 32.500 feriti e 116.861 prigionieri; gli alleati 6.094 morti, 16.074 feriti e 2.267 prigionieri.

Numeri terrificanti: piuttosto che quelle carneficine, meglio i carnai di certe spiagge oggi assediate dagli ombrelloni anziché dalle bombe.