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Oggi, 15 novembre

BETANIA DI VISCHE - Il Vescovo Daniele predica gli esercizi spirituali per coloro che Dio "non ritira dal Mondo" - Molto seguita la meditazione che ha avuto per sfondo il Cap. 2 degli Atti degli Apostoli -

 

Occasione offerta dalla Diocesi ai laici, per “fermarsi”, “incontrarsi” e riflettere sulla propria “spiritualità laicale” da vivere in modo personale e comunitario nella vita alla quale siamo chiamati come fedeli laici.

(elisabetta acide)  – Nella vita abbiamo “occasioni importanti” alle quali, a volte, non...

Incontro di formazione proposto dall'Ufficio Catechistico Diocesano

IVREA - Grande partecipazione all'incontro dei Catechisti diocesani per la formazione con Don Andrea Cavallini - Molto importante il tema trattato: "Il senso religioso del bambino - INTEGRALE IN VIDEO - La lezione di Don Cavallini, poi l'omelia di Mons. Daniele Salera e il conferimento del mandato ai Catechisti -

Come proporre la Fede ai bambini ed ai ragazzi in una società secolarizzata?

Un bellissimo clima di attesa e sorrisi di persone che si rivedevano tutte insieme dopo un bel po’ di tempo: ecco come abbiamo vissuto l’incontro dei Catechisti a Ivrea per un momento di formazione e per ricevere il Mandato da...

La Virgo Fidelis, festa istituita da Papa Pio XII l'11 novembre 1949

PONT CANAVESE - La Compagnia di Ivrea dell'Arma dei Carabinieri agli ordini del Capitano Armir Gjeci ospite della Parrocchia retta da Don Gian Paolo Bretti per la celebrazione della Festa dedicata alla loro Patrona - Ha presieduto Liturgia il Ten. Col. Don Diego Maritano, Cappellano Militare dei Carabinieri, Comando Legione Piemonte e Valle d'Aosta - IL VIDEO E LA GALLERY DI 40 IMMAGINI

Il 21 novembre si ricorda anche la Presentazione di Maria al tempio ed il sacrificio dei Carabinieri nella battaglia di Culqualber in Etiopia, nel 1941. 

(giancarlo guidetti) – Chiesa gremita presso la parrocchia di S. Costanzo di Pont Canavese per la celebrazione della festa della “Virgo Fidelis ” patrona dell’ Arma dei Carabinieri, sabato 22 novembre...

San Martino, il Vescovo che con il dono del mantello fece fiorire l'estate

VILLAREGGIA - Sempre viva la devozione a San Martino di Tours - Festa patronale di Fede, devozione, amicizia - Un po' di storia e poi la cronaca di giorni intensamente vissuti nella gioia e nella Speranza - La poesia a San Martino - VIDEO E GALLERY

Sempre numerosa la partecipazione di popolo alle iniziative proposte dal Parroco Don Alberto Carlevato

(Testo di Martina Acotto, immagini di  Lucia Carra, Gabriele Bisco, Martina Acotto, Sandro Frola, Claudio Frassà, Mirella Nigra, Paolo e Sara Iorio) –  San Martino di Tours è uno dei Santi più venerati in Occidente. Nato...

Alle giornate di studio quest'anno tenutesi a Torino dal 3 al 7 novembre hanno partecipato più di 150 rappresentanti di Santuari di cui è costellata la Penisola

VEROLENGO / LA MADONNINA - I Rettori ed Operatori dei Santuari italiani riuniti a Torino per il 59° Incontro Nazionale di riflessione e preghiera hanno visitato il Santuario che è punto di riferimento per la spiritualità di un territorio vasto, ai confini tra le Diocesi di Ivrea, Torino, Vercelli, Casale Monferrato - Il Vescovo di Ivrea Mons. Daniele Salera ha portato il saluto - IL VIDEO

Accolti dal Rettore del Santuario Don Valerio D'amico per la Liturgia presieduta da Mons. Domenico Sorrentino, Arcivescovo di Assisi e Foligno, concelebrante il Card. Enrico Feroci - 

Si è concluso venerdì 7 novembre il 59° incontro dei Rettori e Operatori dei Santuari italiani che fanno parte del “Collegamento dei Santuari Italiani”, quest’anno riunitisi a Torino, al Valdocco. L’appuntamento si è collocato...

Una chiave per comprendere la vita, orientare le scelte e scoprire la bellezza di un Dio che accompagna e guida ogni persona

RIVAROLO CANAVESE - Il Catechismo, sei anni di cammino per la crescita umana e spirituale di ragazzi e ragazze - Il servizio generoso e appassionato dei catechisti -

Un grazie sincero va ad Anastasia, Suor Angela, Berthe, Donatella, Franca, Francesca, Giulia, Suor Hoda, Laura, al Diacono Livio, Rosaria, Ornella, Raffaele, Robertilla e al Diacono Simone

(Don Antonio Luca Parisi) – Il percorso di catechesi delle Parrocchie di San Giacomo e San...

DA BORGO REVEL A CRESCENTINO – Il coro parrocchiale di S.Anna per il Concerto di Natale: tutto esaurito

(elisabetta acide) – Da sempre la musica è “linguaggio universale”, attraversa la nostra vita, non ha “spazio” né “luogo”, eppure riesce ad essere il “linguaggio della vita”, con le sue note struggenti, allegre,...

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La notte è avanzata, il giorno è vicino

PAROLA DI DIO - Letture dalla Liturgia nella I Domenica d'Avvento - "Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci" - Commento a cura della Prof. Elisabetta Acide - Video catechesi di Don Giuseppe Fusari -

Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà

Is 2, 1-5 Dal libro del profeta Isaìa. Messaggio che Isaìa, figlio di Amoz, ricevette in visione...

FELETTO – Chiusura Giubileo Ordinario Maria Santissima Assunta in cielo

(gabriella franzino – edy guglielmetti) – Lunedì 8 dicembre festa dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria.
Mentre la cantoria intonava “Tra lieta corona” e le note di questa lode mariana si diffondevano nella navata della chiesa parrocchiale di Feletto, si compiva l’ultimo atto di questo Giubileo Ordinario dedicato a Maria Santissima Assunta in cielo.
Aperto il 25 maggio di quest’anno con la Messa solenne officiata da S.E.R. Monsignor Daniele Salera e concelebrata dal Vescovo emerito di Pinerolo Monsignor Pier Giorgio Debernardi, ha attraversato i mesi estivi ed autunnali con eventi liturgici che hanno permesso a noi felettesi e a tutti coloro che vi hanno partecipato, di rinnovarsi spiritualmente, di riconciliarsi con Dio e di riscoprire l’amore della Vergine Maria per noi, la cui immagine, rappresentata dalla bella statua lignea situata in alto dietro l’altar maggiore era, per questi mesi, posta “in basso” tra il popolo.

La celebrazione liturgica di lunedì 8 è stata presieduta da Sua Eminenza il Cardinale Arrigo Miglio che già nel Giubileo del 2000 aveva presieduto la S. Messa di apertura con l’allora Parroco, il compianto Don Mario Pastore.
Durante l’omelia il Cardinale ha sottolineato come questo giorno fosse doppiamente “giubilare” andando verso la conclusione dell’Anno Santo e, per noi felettesi, verso la conclusione dell’immagine di Maria tra di noi.
Il messaggio di questo Giubileo ci ha chiamati ad essere “Pellegrini di Speranza” che è un invito a vivere la fede con rinnovamento e fiducia. Il Cardinale però si è soffermato sulla parola “speranza” come incertezza nell’attesa; ha però aggiunto che, come ci insegna San Paolo, (Ef 1,3-6. 11-12) noi siamo in attesa di un qualcosa di cui abbiamo già in mano l’eredità.
Osserva il Cardinale: “La presenza di Maria è segno concreto di ciò che già possediamo (vita, luce, gioia, amore) che nella presenza di Maria vediamo già realizzato”.
Commentando poi la tradizione felettese del Giubileo ordinario con la calata periodica della statua, Sua Eminenza sottolinea che: “Riportare lassù la Madonna diventa un invito ad attendere, a desiderare questa discesa, questa venuta di Maria tra noi. La speranza in Maria ha già realizzato la presenza dei doni di Dio, ma la sua figura là in alto, dove sarà ricollocata, significa attesa perché i doni di Dio sono legati all’attesa. E attesa vuol anche dire prendere coscienza del bisogno, del riscoprire la nostra povertà.
Il significato profondo di questo rito ci dice che nella vicinanza di Maria abbiamo già quello che desideriamo e che abbiamo bisogno, ma impariamo ad attendere, noi figli dell’immediatezza”.

Il Parroco Don Stefano Teisa che ha concelebrato, ha voluto fare dei ringraziamenti.
In primo luogo a Dio e alla Madonna perché ha avuto la netta certezza che questo periodo giubilare ha già portato molti benefici.
Poi ha ringraziato sua Eminenza sia per la presenza odierna sia per il suo legame personale che dura da molto tempo.
Infine ha ringraziato le Autorità e le Associazioni e i molti fedeli accorsi ancora una volta per rendere onore alla Madonna.

Ha ricordato che, a chiusura del Giubileo ordinario, la Penitenzieria Apostolica ha concesso l’indulgenza plenaria alle consuete condizioni previste dalla legge della Chiesa.

Dopo la benedizione solenne e gli ultimi scatti fotografici davanti alla statua dell’Assunta, questa bella giornata si è conclusa nella Canonica dove è stato offerto un rinfresco mentre, sul sagrato della Chiesa, gli Alpini della sezione locale, distribuivano, per conto dell’AIL, le stelle di Natale, dono di colore e amore.

 
 

STRADECITTAMETROTO – Il punto sul cantiere del ponte sul Po a Verrua Savoia

Nei giorni scorsi il Vicesindaco metropolitano con delega ai lavori pubblici, Jacopo Suppo, ha effettuato un sopralluogo nel cantiere per la manutenzione straordinaria e il risanamento strutturale conservativo del ponte sul Po che collega Verrua Savoia con Crescentino, lungo la Strada Provinciale 107 di Brusasco.
“A fine novembre l’impresa appaltatrice ha formalmente presentato il cronoprogramma esecutivo aggiornato, che prevede il rispetto dei tempi contrattuali – sottolineano il Vicesindaco Suppo e il Consigliere metropolitano Andrea Gavazza, Presidente della Commissione lavori pubblici -. La Direzione Viabilità 1 della Città metropolitana, tramite la direzione lavori, continua a monitorare l’andamento delle attività, sollecitando l’impresa affinché venga assicurata la massima efficienza operativa possibile”.
L’attuale fase lavorativa, che prevede il senso unico alternato e interessa anche l’incrocio tra la Provinciale 107 e la 111, sarà conclusa entro il mese di gennaio.
Le lavorazioni verranno poi traslate verso Crescentino, con l’installazione di un semaforo a due vie per un tratto di 150 metri sul lato di valle, per consentire la prosecuzione della posa delle mensole in sporgenza sul lato a valle del fiume.
Per la fine del mese di febbraio, è previsto il ribaltamento sul lato di monte delle attività cantieristiche, che prevederanno nuovamente il semaforo a tre vie per circa due mesi, tornando a interessare la zona dell’intersezione con la SP 111.
Conclusa tale fase, il cantiere verrà spostato nuovamente, sempre sul lato a monte, nel tratto successivo verso Crescentino, con la reinstallazione del senso unico a due corsie.
Il percorso critico, a livello di cronoprogramma, riguarda la realizzazione degli sbalzi per la pista ciclabile e delle relative opere di finitura. I getti su mensola a sbalzo saranno oggetto di uno specifico collaudo e di una prova di carico.
Sono state concluse tutte le lavorazioni di recupero conservativo della muratura, con la sostituzione dei mattoni danneggiati e il risanamento corticale delle colte in calcestruzzo, la sigillatura dei giunti murari, il lavaggio dei paramenti murari e dei monoliti in pietra e il trattamento idrorepellente finale. A causa dell’imbrattamento delle pile del ponte, si è dovuto procedere alla rimozione dei graffiti.
Il semaforo di cantiere attualmente installato è pienamente funzionale e non rappresenta un ostacolo tecnico al flusso dei veicoli.
I tempi del semaforo sono definiti sulla base della tipologia e dell’intensità del traffico, al fine di garantire un equilibrio tra il deflusso dei veicoli e i tempi di attesa.
A seguito delle segnalazioni pervenute su tempi di attesa eccessivi, è stata avviata un’indagine per il conteggio dei veicoli, la verifica del tempo medio di attesa e dell’eventuale presenza di picchi di traffico.
Redazione Web
Sopralluogo ponte Verrua SavoiaSopralluogo ponte Verrua SavoiaSuppo sopralluogo ponte Verrua Savoia

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L’abbandono dei minori: un drammatico fenomeno che Torino e Provincia seppero affrontare con successo (di Severino Morgando)

Nella foto la copertina del libro di Teresina Bussetti, che riporta la fotografia dell’Istituto per l’Infanzia della Provincia di Torino nell’anno 1958.
Il Risveglio Popolare di giovedì 20 novembre riportava la notizia della presentazione a Rondissone del libro di Teresina Bussetti, “La sfortuna mi ha messo al mondo. Infanzia abbandonata a Torino e nel Canavese tra Settecento e Novecento”, edito dalla Tipografia Baima e Ronchetti nel 2016.
Analizzando Il volume emerge un quadro veramente articolato e completo del fenomeno dell’infanzia abbandonata a Torino e nel Canavese nel periodo considerato, con tutti i drammi ad esso collegati, ma anche con l’evidenziazione del fatto che il capoluogo prima e la Provincia di Torino nell’Italia post unitaria poi, siano stati all’avanguardia nell’affrontare e gestire tali drammatiche situazioni. L’autrice ci chiarisce che il problema dell’assistenza degli “esposti” venne già affrontato in Piemonte fin dalla prima metà del 1500 con l’obbligo da parte della Città di accogliere e mantenere i bambini abbandonati tramite gli ospedali, che dovevano provvedere anche al reclutamento delle balie e, una volta ricondotti all’ospedale stesso, mantenerli, come scrive lo storico Caffarato “… fino a quando sieno giudicati idonei a vari servizi e mestieri…”.
Il volume dedica ampio spazio agli ospedali che nella città di Torino – e, tra questi, in primis, l’Ospedale Maggiore di San Giovanni Battista – svolgevano il ruolo di accoglienza e gestione dei bambini abbandonati in città, ma nei cui archivi emergono anche elenchi di bambini provenienti da ospizi minori quali San Benigno, Rivarolo e Chivasso. Sicuramente in Canavese, però, svolgeva un ruolo di primaria importanza l’ospizio di Ivrea, collocato presso Casa Rama, in via Peretti, Parrocchia della Cattedrale, uno dei quattro “ospizi foranei” (gli altri erano a Pinerolo, Susa e Aosta) che l’Amministrazione della Provincia di Torino aveva l’obbligo di finanziare.
L’autrice del volume ricorda che, secondo quanto si può desumere dai lavori degli storici Alessia Berruti e Claudio Tonelli, l’avvio dell’attività dell’ospizio di Ivrea dovrebbe risalire all’inizio dell’Ottocento in quanto, al momento del decreto napoleonico del 1811 che istituiva gli ospizi dei trovatelli, ad Ivrea questo era già attivo. La sua chiusura definitiva avvenne il 1° luglio del 1904.
I bambini abbandonati ad Ivrea (esposti oppure nati in ospedale e lasciati al brefotrofio) nel periodo 1820 – 1904, come indicato nel volume, furono 5.952: si passò da un minimo di 7 abbandoni nel 1823 ad un massimo di 128 nel 1867; gli anni più “difficili” furono quelli dal 1855 al 1869 con oltre 100 abbandoni all’anno.
Nel 1870 l’ospizio di Ivrea, facendo seguito alla decisione della Deputazione provinciale di Torino del 1869, abolì “la ruota” che era stata introdotta nel 1832 e che da quella data aveva  rappresentato, di fatto, l’unica modalità utilizzata per l’abbandono dei bambini.
Un altro tema estremamente interessante affrontato dal lavoro di Teresina Bussetti è quello della ricerca delle cause dell’abbandono così come si possono dedurre dall’analisi dei “biglietti” lasciati accanto ai bambini: come tutti possono immaginare le condizioni economiche delle famiglie, di norma numerose e con redditi instabili o assenti, rappresentano la maggioranza dei casi. Non trascurabili, comunque, i casi di malattia o morte di uno dei genitori, perlopiù la madre.
Messaggi con lessico forbito, senza errori grammaticali, scritti, quindi, da persone abituate a tale tipologia di comunicazione possono, per contro, far pensare o all’intervento di un mediatore, ma anche all’abbandono di bambini “figli della buona società”, nati magari al di fuori dal matrimonio, così come parrebbe confermare il ricco corredo che sovente li accompagnava.
Altro capitolo che l’autrice analizza con molta attenzione è quello delle balie.
Nell’ospizio di Ivrea, nel periodo 1820-1855, oltre l’80% dei bambini esposti veniva dato a balia entro la prima settimana e, comunque, praticamente mai oltre il terzo mese.
Il volume riporta l’elenco di quasi tutte le balie che hanno allattato dei bambini provenienti dall’Ospedale San Gio-vanni di Torino e dall’ospizio di Ivrea, dal 1804 al 1909, e residenti nei comuni del Canavese.
Il primo dato che balza agli occhi è quello che queste donne risiedevano prevalentemente in piccoli o piccolissimi comuni mentre provenivano in misura decisamente inferiore dai centri più grandi: 13 balie a San Giorgio, e San Giusto, 7 a Rivarolo ma, per contro, 31 balie a Vistrorio, 34 a Borgiallo e a Chiesanuova, 41 a Locana, 27 a Orio, solamente per fare alcuni esempi.
Tutte le balie appartenevano alle classi sociali più umili, erano prevalentemente contadine (tant’è che in concomitanza con i lavori estivi nei campi risultava più difficile reperirle), e il compenso che ricevevano per tale “attività”, seppur modesto, rappresentava pur sempre una voce non secondaria nel bilancio delle famiglie contadine del tempo.
Il compenso previsto per le balie dall’ospizio di Ivrea ammontava a 60 lire/anno fino al quinto anno di vita del bambino e scendeva a 36 lire/anno dal sesto al dodicesimo anno. A tale cifra andava aggiunta la quota relativa a “pannilini, fardello e vestiario” che ammontava a 12 lire/anno fino al quinto anno di vita e a 24 lire/anno nella seconda fascia di età. L’elevato numero di “esposti” rendeva comunque difficile il reperimento di una balia per tutti e quindi tale situazione portava gli istituti a chiudere un occhio sul rispetto di tutti i requisiti di cui la “buona nutrice” avrebbe dovuto essere provvista; i più disattesi, in periodi “difficili” furono l’età (la balia non avrebbe dovuto avere più di 40 anni) e la durata del puerperio (che non avrebbe dovuto superare i sei mesi).
Un ultimo aspetto affrontato dal libro di Teresina Bussetti è la questione dell’attribuzione del nome agli esposti. Nel 1812, nell’Italia settentrionale, durante la dominazione francese, venne introdotto l’obbligo di assegnare, oltre al nome, anche un cognome con l’indicazione che nome e cognome non rappresentassero un marchio di infamia per i bambini.
E così la fantasia degli ufficiali dell’anagrafe si scatenò: oltre a “Venturino” e “Venturina”, molto gettonati, sia come cognome che come nome, i cognomi più utilizzati per i bambini dell’ospizio di Ivrea e Torino si potevano ricondurre ad argomenti religiosi (Sperindio, Angeli, Di Maria…) oppure a qualità positive (Bonocore, Buonopane, Pensabene…). Purtroppo accanto a questi esempi non mancarono casi nei quali la normativa venne del tutto disattesa e alcuni bambini si ritrovarono con cognomi quali – solo per citare i meno volgari – Abbandono, Marchiato, Sbandato…
Questo ci conferma che, pur in presenza di una normativa all’avanguardia, in vaste fasce della popolazione persistevano pregiudizi che sfociavano in avversione nei confronti degli ultimi, di coloro che, parafrasando il titolo del libro, non potevano affermare di essere venuti al mondo sotto l’occhio della buona sorte. E non si può certo dire che, a distanza di due secoli, la situazione sia troppo migliorata.

Gli “schiaffi” di Trump: scuotono l’Europa, spiazzano la Meloni, accrescono la crisi nei poli

Siamo ad una svolta epocale nei rapporti internazionali, con il “divorzio” dell’America di Trump e di Musk dall’Europa, con l’accordo con Putin, con una proposta di pace che nei fatti è la resa dell’Ucraina alla Russia, premiata perché “più forte”. È abissale la distanza con la tregua bilaterale e la “pace giusta e duratura” chiesta da Papa Leone XIV sia per la Terrasanta sia per la martoriata Ucraina, che continua ad essere bombardata giorno e notte, nel sostanziale silenzio dell’opinione pubblica occidentale, come se ci fosse una differenza tra le vittime di Netanyahu e quelle dello Zar.
Il terremoto Trump, che pone fine a ottant’anni di solidarietà tra le due sponde dell’Atlantico, costringe i partiti italiani a scelte chiare, senza fumisterie, perché è in gioco il futuro dell’Europa (Italia compresa) e della stessa idea di pace e di civiltà. Si può premiare l’aggressore, come si è chiesto più volte il Presidente Mattarella? La legge del “più forte” dove conduce? Alla Cina che si prende Taiwan, agli USA che occupano Panama e Groenlandia?
La premier Giorgia Meloni, la più spiazzata dall’amico Trump nella sua linea di fedeltà a Kiev e a Zelensky, cerca ancora di mediare tra gli USA e l’Europa, senza riconoscere che il piano Trump sull’Ucraina è scritto su dettatura russa, come aveva ammesso il segretario di Stato Rubio in un incontro riservato ai parlamentari repubblicani. È la dottrina anti-Europa Trump-Putin che va contestata alla radice, insieme alla chiara “voglia” degli Autocrati di riscrivere il patto di Yalta, emarginando le istituzioni democratiche, privilegiando nuove aree di influenza territoriale e, soprattutto, il business.
I due vice della Meloni sono ancora una volta su sponde opposte: Antonio Tajani, leader di Forza Italia, è schierato con Bruxelles, sulla linea dei Popolari europei, fedeli alle origini della UE con Adenauer, De Gasperi, Schumann. Matteo Salvini è apertamente con Trump-Putin, contrario a nuovi aiuti a Kiev e all’uso dei fondi russi custoditi nella Banca del Belgio. In concreto tre leader nel governo, tre posizioni molto distanti.
Nel centro-sinistra il Pd con Elly Schlein ed i Centristi di Italia viva e Azione hanno rigettato subito l’accordo Trump-Putin, rilanciando il sostegno all’Europa e a Kiev, difendendo i valori di libertà, democrazia, pace che sono alla base della costruzione europea. Più incerte le posizioni dei Pentastellati e di AVS (Alternativa Verdi-Sinistra). Gli ex grillini, che non hanno mai nascosto le simpatie per Putin (basta leggere Il Fatto Quotidiano), hanno sferrato un nuovo, duro attacco al governo di Bruxelles. Ma chi ha rifiutato la tregua? Ursula von der Leyen o Putin? Verdi e sinistra sono severi con il patto Trump-Putin, ma allo stesso tempo, fermamente contrari al governo di Bruxelles.
Ancora una volta, su questioni essenziali, i due Poli appaiono spaccati al loro interno, creando una confusione che allontana l’elettorato (vedasi l’astensione crescente). Emblematica l’audience del confronto televisivo da Mentana, su La7, in due giorni, tra Elly Schlein e Giorgia Meloni: un pubblico tradizionale, un milione e mezzo di ascoltatori, nessun exploit.
Oggi la priorità va alla difesa dell’Europa, oltre lo scontro tra i Poli. L’idea della solidarietà nazionale, patrocinata da Mattarella, appare sempre profetica e la caduta del Governo Draghi una manovra di bassa “macelleria” parlamentare. Ma l’Europa di Bruxelles deve alzare il livello politico, sociale e culturale della sua presenza, anche superando il diritto di veto di ognuno dei 27 Paesi (emblematico il caso Orban, il premier ungherese difensore di Putin in ogni circostanza).
Anche la dimensione economicistica dell’UE deve lasciare spazio al primato di una politica intessuta di valori. In questa direzione, contro la tesi del più forte; il pensiero di ispirazione cristiana può offrire un contributo pienamente costruttivo, con il rifiuto della violenza, l’amore per il prossimo, il primato dei più deboli, poveri, emarginati, il potere come servizio… Occorre un nuovo dialogo europeo, tra laici e cattolici, senza chiusure ottocentesche, per la difesa e il progresso di una civiltà millenaria e di mezzo miliardo di persone.

EDITORIALE – Un Giubileo per chi è ai margini

L’Anno Santo, dal 24 dicembre 2024 al 6 gennaio 2026, ci ha abituati a scrivere dei tanti pellegrinaggi che dal nostro territorio sono partiti verso Roma; racconti e foto ci ricordano celebrazioni, visite, preghiere, incontri, udienze e messe papali, porte sante… I grandi media hanno mostrato le folle mondiali che hanno “saturato” Roma e il Vaticano. Domenica sarà il Giubileo dei carcerati.
Pare già di sentire alcune domande: ma li lasceranno uscire? Altrimenti sarà tutto vuoto. Come faranno a sorvegliarli? Tutto sarà presidiato al millimetro? E ci sarà chi tenterà di approfittarne? Il Giubileo dei carcerati è un appuntamento “immaginato” da Papa Francesco per portare nel cuore della Chiesa e del dibattito pubblico un mondo che, più di altri, resta ai margini dello sguardo collettivo.
È un Giubileo che non nasce per assolvere, né per assolversi, ma per vedere, e far vedere. L’organizzazione è del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, con i cappellani carcerari, con le componenti dell’Amministrazione e della Polizia penitenziaria.
Non tutti i detenuti ci andranno, solo quelli con permessi speciali. A noi tuttavia questo aspetto logistico-organizzativo poco interessa. Ci interessa invece “partecipare” a quella giornata, pensata per restituire dignità a chi vive dietro le sbarre e che ci invita a non dimenticare che nelle carceri abitano persone e non solo colpe.
Il Giubileo non è amnistia, non è indulto, non è pacificazione di facciata. È un gesto simbolico potente verso i detenuti e la società che sta fuori e spesso ignora, rimuove, o osserva con diffidenza. Quando la discussione sulle carceri riemerge dopo una protesta, un suicidio o una statistica allarmante, il Giubileo prova a ribaltare la prospettiva. Ricorda che un sistema penitenziario non è solo uno spazio per scontare una pena, ma anche un laboratorio fragile di convivenza forzata, un luogo dove lo Stato mostra, nel bene e nel male, la sua capacità di educare, proteggere, reinserire.
Il Giubileo dei detenuti non risolve le questioni strutturali del sistema, ma può essere un’occasione in cui il Paese è chiamato a varcare la soglia dell’indifferenza e a guardare dentro, non per assolvere, non per condannare ancora, ma per capire. Se servirà a ricordarci che la giustizia non è vendetta, che la pena non è degradazione, che la sicurezza nasce anche dal recupero, allora questo Giubileo avrà fatto centro. Non tutti saranno d’accordo, ma va bene anche così.

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