Tenuta Roletto
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giovedì 20 Novembre 2025

Reale mutua
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Oggi, 15 novembre

BETANIA DI VISCHE - Il Vescovo Daniele predica gli esercizi spirituali per coloro che Dio "non ritira dal Mondo" - Molto seguita la meditazione che ha avuto per sfondo il Cap. 2 degli Atti degli Apostoli -

 

Occasione offerta dalla Diocesi ai laici, per “fermarsi”, “incontrarsi” e riflettere sulla propria “spiritualità laicale” da vivere in modo personale e comunitario nella vita alla quale siamo chiamati come fedeli laici.

(elisabetta acide)  – Nella vita abbiamo “occasioni importanti” alle quali, a volte, non...

Incontro di formazione proposto dall'Ufficio Catechistico Diocesano

IVREA - Grande partecipazione all'incontro dei Catechisti diocesani per la formazione con Don Andrea Cavallini - Molto importante il tema trattato: "Il senso religioso del bambino - INTEGRALE IN VIDEO - La lezione di Don Cavallini, poi l'omelia di Mons. Daniele Salera e il conferimento del mandato ai Catechisti -

Come proporre la Fede ai bambini ed ai ragazzi in una società secolarizzata?

Un bellissimo clima di attesa e sorrisi di persone che si rivedevano tutte insieme dopo un bel po’ di tempo: ecco come abbiamo vissuto l’incontro dei Catechisti a Ivrea per un momento di formazione e per ricevere il Mandato da...

Molto seguita l'omelia del Parroco, Don Stefano Teisa -

FELETTO - Dalla memoria della consacrazione della chiesa parrocchiale, alla solidarietà attiva per la Chiesa che oggi soffre nel Mondo - Aderendo alla Red Week (Settimana Rossa) “illuminiamo di rosso il mondo per i cristiani perseguitati”

L'8 novembre 1750 il Cardinale Carlo Vittorio Amedeo delle Lanze consacrò la Chiesa parrocchiale

(gabriella franzino – edy guglielmetti) – Su una pergamena esposta in sacrestia, a...

Il sacramento della Confermazione è stato amministrato la domenica 19 ottobre, da S.E. Mons. Daniele Salera

MAZZE’/TONENGO/VILLAREGGIA – Le liturgie del mese di ottobre e di inizio novembre sono state vissute con particolare intensità nelle comunità parrocchiali curate da don Alberto Carlevato - In preparazione alle liturgie per la Festa di tutti i Santi e per la Commemorazione di tutti i Fedeli defunti, sono state dedicate nelle tre parrocchie specifiche fasce orarie per le confessioni e l’adorazione eucaristica -

Le celebrazioni in onore di San Francesco d’Assisi (1182-1226), patrono d’Italia assieme a santa Caterina da Siena (1347-1380), hanno avuto inizio a Tonengo, paese di cui il Santo è patrono -

 

(Testo di Renato Scotti – Immagini di Gabriele Bisco, Elena Ghirardelli fotografa e...

Alle giornate di studio quest'anno tenutesi a Torino dal 3 al 7 novembre hanno partecipato più di 150 rappresentanti di Santuari di cui è costellata la Penisola

VEROLENGO / LA MADONNINA - I Rettori ed Operatori dei Santuari italiani riuniti a Torino per il 59° Incontro Nazionale di riflessione e preghiera hanno visitato il Santuario che è punto di riferimento per la spiritualità di un territorio vasto, ai confini tra le Diocesi di Ivrea, Torino, Vercelli, Casale Monferrato - Il Vescovo di Ivrea Mons. Daniele Salera ha portato il saluto - IL VIDEO

Accolti dal Rettore del Santuario Don Valerio D'amico per la Liturgia presieduta da Mons. Domenico Sorrentino, Arcivescovo di Assisi e Foligno, concelebrante il Card. Enrico Feroci - 

Si è concluso venerdì 7 novembre il 59° incontro dei Rettori e Operatori dei Santuari italiani che fanno parte del “Collegamento dei Santuari Italiani”, quest’anno riunitisi a Torino, al Valdocco. L’appuntamento si è collocato...

Una chiave per comprendere la vita, orientare le scelte e scoprire la bellezza di un Dio che accompagna e guida ogni persona

RIVAROLO CANAVESE - Il Catechismo, sei anni di cammino per la crescita umana e spirituale di ragazzi e ragazze - Il servizio generoso e appassionato dei catechisti -

Un grazie sincero va ad Anastasia, Suor Angela, Berthe, Donatella, Franca, Francesca, Giulia, Suor Hoda, Laura, al Diacono Livio, Rosaria, Ornella, Raffaele, Robertilla e al Diacono Simone

(Don Antonio Luca Parisi) – Il percorso di catechesi delle Parrocchie di San Giacomo e San...

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EDITORIALE

Poveri noi?

Il nostro primo piano di oggi, a pagina 3, racconta di un evento a cui è stata invitata la Caritas...

RIVAROLO CANAVESE – Venti ragazzi e ragazze ricevono la Santa Cresima dal Vescovo Daniele

Pomeriggio di grande gioia, quello di ieri, sabato 15 novembre a Rivarolo Canavese: è giunto il momento tanto atteso, per il quale 20 ragazzi e ragazze si sono a lungo preparate, seguendo il Catechismo che li ha accompagnati per sei anni, dalla seconda elementare alla seconda media.
Itinerario non soltanto importante sia per l’esperienza di vita parrocchiale, con Catechisti e Catechiste, con i Sacerdoti e Diaconi, sia soprattutto perché permettere di comprendere il significato profondo dei Sacramenti dell’iniziazione cristiana.
E forse non è superfluo che un “ripasso” sia offerto anche a noi, ormai adulti, che ricevemmo la Santa Cresima tanti anni fa.
Così, ecco, cliccando qui, con le parole del Catechismo della Chiesa Cattolica, il secondo dei sette Sacramenti
***
Sabato 15 novembre, dunque, i cresimandi si sono ritrovati in Rivarolo, dapprima (alle 17,15) per un incontro personale con il Vescovo, Mons. Daniele Salera presso la cappella della Scuola Immacolata Concezione: un momento di conoscenza e dialogo che volentieri il Presule ha dedicato ai giovani.
Poco dopo, alle 18, presso la Chiesa parrocchiale di San Giacomo, la Liturgia propria della Confermazione, con le Letture della XXXIII domenica del Tempo Ordinario
Ml 3, 19-20; Sal 97; 2 Ts 3, 7-12; Lc 21, 5-19.
che il Vescovo ha commentato nel corso dell’omelia.
Mons. Salera ha ricordato che la vita è un dono e come tale va custodita; va custodita ogni giorno, facendo scelte giuste, aiutati dal discernimento.
Ma anche la Fede è un dono e anche la Fede ha bisogno di essere custodita, va “innestata”; innestata nella Chiesa. La Fede che non sia innestata nella Chiesa è destinata a perdersi.
Per custodire appieno il dono della Fede dobbiamo fare nostro il dono del “timor di Dio”, che non è “avere paura” di Dio, ma significa riconoscerci figli di un Padre, riconoscere in Lui il Creatore.
Così, dobbiamo riconoscere che non siamo noi il centro dell’Universo, che la nostra vita si gioca con la relazione con un “Altro” (con la A maiuscola), che è più grande.
Sicchè il timore di Dio permette di vivere nella giusta relazione il rapporto con Lui e poi anche il rapporto con tutti gli altri.
Il terzo punto toccato dall’insegnamento di Mons. Salera è che è possibile custodire la vita quando si diventa capaci di donarla.
Dunque, la vita che è un dono, si custodisce donandola per gli altri, proprio come ha fatto Gesù per noi, per il riscatto dei nostri peccati.
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La Liturgia, presieduta dal Vescovo, è stata concelebrata dal Parroco Don Raffaele Roffino e dal Vice Parroco, Don Antonio Luca Parisi, assistendo il Diacono Livio Bellino.
Molto apprezzati i canti offerti dalla Corale parrocchiale diretta dalla Signora Elena Geranio; all’organo il Maestro Arnaldo Conta Canova, al flauto traverso la Signora Anita Zuffi.
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Ma vediamo ora i “protagonisti” di questa giornata, i giovani che hanno ricevuto la Santa Cresima.
Sono stati venti:
Bellu Rebecca, Brienza Sofia, Cognini Francesco, Crepaldi Ada, Cuciniello Caterina e Nicola, D’Ambrosi Francesco, Dolce Luca, Donetti Aaron, Forzano Francesca, Gallinatti Leonardo, Gandolfo Carlo e Michele, Lerose Gabriele Antonio, Moretto Elia, Naretto Margherita, Pavani Matteo, Ronchetto Mia, Salmeri Caterina e Terrando Leonardo.
Tutti formati dai Catechisti Laura Tonso e Raffaele Maggio.
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Restiamo umani e “perlifichiamo” il mondo che ci circonda lasciandoci emozionare! (di Lorenzo Iorfino)

Caparezza è di nuovo in esplorazione, ma questa volta non solo musicale: dopo quattro anni è uscito “Orbit Orbit”, un doppio progetto che intreccia un album e un fumetto, un invito a viaggiare dentro se stessi e nell’immaginazione.
Sin da piccolo, Caparezza ha accompagnato le mie domande: ogni parola sua è sempre sembrata un ponte tra l’ironia più tagliente e una umanità struggente. Nei suoi pezzi trovo la capacità di trasformare la riflessione in poetica e i suoi concerti, che non ho mai mancato, sono stati per me dei momenti indimenticabili.
Qui il filo conduttore è la libertà. Dopo anni di silenzi e di sfide interiori, tra cui un forte disturbo all’udito, Caparezza ha trasformato il suo vissuto in carburante creativo, dando vita a un racconto che si dipana tra note elettroniche, sintetizzatori e orchestrazioni corali. Nel mio ascolto, due frasi della canzone “Pathosfera” risuonano come moniti e carezze al tempo stesso: “Quando perdi la fiducia nell’umanità / È un attimo che perdi la tua umanità stessa”.
La fiducia non è un optional, è la linfa che nutre l’anima, che ci rende umani. E ancora: “Ho paura che stia diventando automa, cyborg/Ma se ho questa paura sono ancora salvo”. E qui si cela la paura radicale e insieme profondamente attuale: la disumanizzazione delle nostre vite digitali. Ed è una paura che sono certo di condividere con molti giovani, a discapito del mondo che ci pensa anestetizzati al tema. Fidatevi, siamo ancora umani!
E poi c’è la traccia conclusiva, “Perlificat”, che chiude l’album. Caparezza si definisce “ostrica”: il mondo è il suo parassita, eppure lui lo avvolge nell’immaginazione, lo trasforma in una perla. Ciò che sembrava estraneo, doloroso o invadente diventa materia prima della sua creazione. Un invito non solo per lui, ma per noi tutti, a “perlificare”, cioè a creare nella difficoltà.
Musicalmente, “Perlificat” è una composizione magistrale. Caparezza ha chiamato un’orchestra di 74 elementi per dar vita a un pezzo corale che, nei suoi momenti più alti, nella mia personalissima riflessione, mi ha ricordato il Magnificat.
Il richiamo mi risuona dal primo ascolto: anche nella grande musica sacra, penso alla versione del maestro Marco Frisina, quel cantico è espressione di lode e gratuità. Qui Caparezza trasforma quell’eco in un’ode all’atto creativo, rendendo l’arte non solo un mezzo di salvezza, ma una forma di sacralità.
E noi che vediamo il mondo con ottica cristiana, sull’esempio di Maria nel Magnificat, possiamo dire il nostro sì ed essere come ostriche, “perlificando” il mondo, diventando testimoni d’amore.
Ancora una prova che il bello tocca il cuore e lo nobilita. Lasciamoci emozionare!

Il valore dei settimanali cattolici e la forza del giornalismo di prossimità

Negli ultimi decenni la trasformazione del panorama mediatico ha messo in discussione l’esistenza stessa dell’informazione locale, rivelando però l’importanza vitale di una stampa vicina ai cittadini e alle comunità. Tra gli anni Novanta e Duemila l’esplosione della bolla digitale negli Stati Uniti ha modificato in maniera radicale il mercato pubblicitario, e non solo in quel Paese. I grandi colossi del Web, collocati nelle zone economicamente più sviluppate, hanno iniziato a drenare risorse sempre più importanti ai mass media tradizionali. A farne le spese, in prima battuta, sono stati i giornali, le radio e le televisioni locali, molto diffusi negli Stati Uniti e che rappresentavano la colonna vertebrale dell’informazione nelle zone più periferiche. Il risultato di questa progressiva riduzione di entrate pubblicitarie è stata la chiusura di testate locali, anche storiche, che non sono più riuscite a reggere l’urto.
Le comunità si sono trovate senza uno strumento di informazione e i territori hanno perso identità e punti di riferimento. Certo esistevano – e anzi fiorivano – i social network, che tuttavia si trasformavano in strumenti di parte, più utili a diffondere la propaganda che l’informazione verificata e poco interessati alla tenuta del tessuto sociale delle comunità.
In pochi anni, gli esiti di questa desertificazione informativa sono stati drammatici e con il venir meno dell’informazione locale si è registrato uno sfilacciamento del tessuto sociale delle comunità, abbinato a un minor interesse per la vita pubblica che si è tradotto in un calo nell’affluenza alle urne e in una riduzione della platea di cittadini disponibili a ricoprire cariche pubbliche a livello locale, quelle in cui sovente l’impegno civico si affianca al volontariato.
Senza informazione molte comunità “periferiche” si sono spente. Un campanello d’allarme preoccupante, che ha fatto comprendere come giornali, radio e Tv locali rappresentassero un collante fondamentale e una risorsa insostituibile per la circolazione delle notizie e delle idee, anche differenti. Anche in Italia. Ne è scaturita una piccola rinascita del giornalismo di prossimità, quello capace di ascoltare le comunità, anche le più piccole. Sottoforma di cooperative o sostenuti da imprenditori locali sono rinati giornali, radio e Tv: certo il cammino è difficile e i colossi digitali non hanno smesso di drena-re risorse pubblicitarie ai “piccoli”, tuttavia questa minuscola inversione di tendenza è significativa, perché ci racconta quanto sia importante che i territori abbiano la loro voce.
È quello che fanno ogni giorno, i giornali della Fisc, ascoltando, raccontando, informando centri grandi e piccoli della nostra Italia, arrivando in tutte le periferie, offrendo un servizio al Paese, alla democrazia, un lavoro quotidiano di cui spesso non si apprezza nella sua complessità l’importanza. Il valore dei giornali loca-li della Fisc è, primariamente, quello di essere un collante delle comunità, di par-lare con rispetto, senza urlare, senza esasperare i toni, perché una frase carica di violenza può produrre conseguenze difficilmente rimediabili. È l’attenzione che poniamo ogni giorno nel nostro lavoro, fedeli a quanto indicato da Papa Leone XIV: “Disarmiamo la comunicazione da ogni pregiudizio, rancore, fanatismo e odio. Non serve una comunicazione fragorosa, muscolare, ma piuttosto una comunicazione capace di ascolto, di raccogliere la voce dei deboli che non hanno voce”.
www.unitineldono.it

17 guadi sulla Dora per proteggersi dai francesi (di Fabrizio Dassano)

I primi del XVIII secolo videro una nuova, enorme guerra che sconvolse gran parte d’Europa non risparmiando nemmeno i nostri territori dell’allora ducato di Savoia. Era morto senza eredi nel novembre 1700 l’ultimo re di Spagna della casa d’Asburgo, Carlo II che aveva indicato come successore Filippo d’Angiò suo pronipote e cugino, nonché nipote di Luigi XIV di Francia, a condizione di non unirsi con altre corone europee. Ma gli Asburgo, casa regnante in Austria e imperatori del Sacro Romano impero. rivendicavano il diritto di successione. Il rischio di vedere i Borbone sui troni di Spagna e Francia in un’unica grande monarchia, allarmò la Gran Bretagna che avrebbe potuto assistere alla caduta delle colonie spagnole d’oltreoceano in mano francese. Le pretese di successione dei reali di Portogallo e del duca di Savoia per via dei legami di parentela con la corona spagnola, non vennero prese in considerazione dalle potenze europee.
Per restare da queste parti, diciamo subito che dopo aver subito una frustrante alleanza con i francesi nella prima fase del conflitto, la scarsa volontà del duca Vittorio Amedeo II di proseguire la lotta contro gli Imperiali portò al disarmo delle truppe del Duca di Savoia a San Benedetto Po il 27 settembre 1703. Il maresciallo dell’armata francese Duca di Vendôme aveva occupato i territori italiani a nord di Riva in Tirolo per congiungersi con gli alleati bavaresi e marciare su Vienna, ma con l’abbandono sabaudo, non avendo più una retroguardia alleata, Vendôme invase il Piemonte con l’intento di annetterlo alla corona di Francia. Un corpo francese agli ordini di Louis d’Aubusson de La Feuillade aveva preso la piazzaforte di Susa ed occupato Pinerolo.
Le truppe del Vendôme acquartierate a Casale avevano raggiunto la forza di 30-39.000 uomini. A Crescentino si erano radunate le forze imperiali e piemontesi che arrivavano a contare appena 23.600 uomini e Vittorio Amedeo II si trasferì in mezzo ai soldati per i successivi due anni. Parigi ordinò si prendesse Vercelli che, assediata il 5 giugno, capitolò il 20 luglio 1704. Se la Dora Baltea divenne a nord del Po la linea di difesa naturale della capitale torinese, il “Ponte Vecchio” di Ivrea rappresentava un punto solido di attraversamento di quel fiume e il duca volle far fortificare e trincerare gli accessi della sponda destra del fiume. I guadi erano rappresentati dai traghetti (vedi Risveglio 13 luglio 2023) e di questi lavori sui 17 punti di guado del fiume da Ivrea a Crescentino (i ponti non esistevano ancora), presso l’Archivio di Stato di Torino è conservata una Memoire des gues de la Doire Baltea depuis son constant jusqu’a l’endroit de Borgomasimo ou l’onacoupé la Naviglio.
Sul retro dell’ultimo foglio è appuntato: Note des guais de la Doire Baltea reconnù au comencem: de la Campagne du 1705 ossia “Memoria dei guadi della Dora Baltea dalla sua confluenza fino al luogo di Borgomasino dove il Naviglio la interseca”. (sul retro: “Nota dai guadi della Dora Baltea riconosciuti all’inizio: dalla Campagna del 1705”). Ivrea venne assediata il 28 agosto e cadde il 16 settembre e il “Ponte Vecchio” venne fatto saltare in aria il 18 per non farlo cadere in mano francese (vedi Risveglio 6/8/2020).
Alla confluenza della Dora Baltea con il Po a Crescentino, le operazioni di assedio alla fortezza di Verrua (oggi Verrua Savoia) iniziarono il 14 ottobre 1704 e l’assedio sarebbe durato circa sei mesi con la resa del 9 aprile 1705, dopo che i difensori avevano respinto tutti gli attacchi nonostante la mancanza di rifornimenti.
Nel frattempo la situazione dei guadi, punti cruciali da cui poteva entrare in Canavese l’armata francese, fu trascritta nei primi mesi del 1705 da un ufficiale anonimo che l’aveva inviata a Vittorio Amedeo II, prima dell’investimento francese della piazzaforte di Chivasso, assedio che iniziò il 16 giugno 1705 e si concluse con la resa austro-piemontese del 29 luglio 1705: al Porto di Sant’Anna, nel territorio di Rondissone, ci sono due guadi: il primo molto vicino alla confluenza (della Dora Baltea nel Po, n.d.r.), e il secondo a un quarto di miglio di distanza. Al primo, ho fatto tre trincee e ho piantato pali; al secondo, ho costruito una diga che unisce i due rami che il fiume forma in questo punto, e questo rende l’attraversamento impraticabile.
3° Guado, nel territorio di Saluggia, dove si trovano le proprietà della Commenda del Signor Cavalier Solaro, è molto difficile, e lì ho fatto solo una trincea di 80 passi.
4° Guado al Porto di Saluggia, dove possono passare due squadroni affiancati; ho piantato pali ovunque e ho fatto una trincea di 400 passi.
6° Guado al Molinazzo fini di Rondissone, dove ci sono proprietà appartenenti al Conte di Verrua. È forte, grande e ho fatto un trinceramento di 180 passi, piantato pali e rinforzato le rive scoscese, dove ho potuto… in questo luogo c’è il ruscello Verolengo, dove le rive sono difficili e il luogo è profondo.
6° (qui è ripetuto per errore il numero, n.d.r.) Guado al Giarone, stesso territorio: mezza squadra può passare affiancata, con un trinceramento di 180 passi e pali.
7° Guado a destra del porto di Rivarotta, territorio di Mazzè al Giarmarin, molto difficile: un trinceramento di 170 passi.
8° Guado oltre il porto di Giarmarin, molto ampio e comodo, con trinceramento di 250 passi e pali.
9° Guado a mezzo miglio di distanza alla Ficca (chiusa, diga, n.d.r.) della Bialera del Prez, questa è la più grande di tutte, e durante l’inverno è quasi priva di acqua. Ha un trinceramento di 280 passi che si collega alla terraferma della Bialera, che corre lungo la riva e può servire da difesa. Sono stati costruiti tre tipi di dighe che uniscono l’acqua che scorre in diversi punti, e si spera che questo renda il passaggio impraticabile.
10° Guado a mezzo miglio di distanza presso il Canale de la Ressia, trincerato di 110 passi e pali. Questo luogo è difficile e difeso anche dalla riva del fiume Bialera.
11° Guado a mezzo miglio di distanza presso il mulino di Zian (Cigliano), trincerato di 100 passi, rive scoscese e terreno circostante.
12° Guado a 50 passi dal Naviglio fino alla Ficca, che si trova in mezzo all’acqua. Vi si accede tramite un ampio guado, ma poi bisogna attraversarla. In questo punto, ho fatto piantare dei pali sul bordo. Lì c’è il luogo della Bialera, interamente rivestito di legno, che è ben difeso, e ho anche costruito una traversa attraverso il granaio. Comunque la Bialera è un po’ più lontana.
13° Guado a 80 passi dai mulini di Mazzè, ma questi sono in rilievo.
14° Guado del mulino di Vische, molto ampio e piuttosto comodo, dato che le rive sono costituite solo da una semplice cava di ghiaia, con un trinceramento di 200 passi e pali.
15° Guado mezzo miglio più avanti, più ampio e comodo, con un trinceramento di 250 passi e pali.
16° Guado a 100 passi di distanza, uguale all’altro, con un trinceramento di 100 passi e pali.
I guadi non furono utilizzati dall’armata francese e dall’altro versante si registrò la caduta della contea di Nizza in mano francese nell’aprile del 1705. Caduta Chivasso, Vittorio Amedeo II si ritirò a Torino per l’ultima difesa e La Feuillade si presentò davanti a Torino in agosto ma il Re Sole ordinò il rinvio dell’investimento di un anno. Il 13 maggio iniziarono gli imponenti lavori d’assedio della capitale che terminarono con il disastro dell’armata francese nella battaglia di Torino del 7 settembre 1706.

Prodi (e altri nel PD) agitano il centro-sinistra e infastidiscono Meloni (che attacca Mattarella)

Nel Partito Democratico Romano Prodi è passato dalle parole ai fatti politici, lanciando la sfida alla Schlein con un’impegnativa intervista al “Corriere della Sera”. No “a un radicalismo che spaventa gli elettori”, sì “al riformismo coraggioso ma concreto che punti al cambiamento”. Per governare – aggiunge l’ex premier e fondatore dell’Ulivo – “serve il consenso della maggioranza della popolazione”.
In altri termini Prodi sconfessa la linea radicale, minoritaria, dell’attuale segreteria, schiacciata sulle tesi dei Pentastellati e di AVS (Alleanza Verdi-Sinistra), non in grado di costituire un’alternativa credibile all’attuale governo Meloni, nonostante i suoi limiti.
Contestualmente l’ex presidente UE ha elogiato l’iniziativa del professor Ernesto Maria Ruffini (Movimento Più Uno) di rilanciare lo spirito originario dell’Ulivo, ovvero l’alleanza tra cattolici democratici-post-comunisti-laico-ambientalisti, mentre con la Schlein – come ha scritto Flavia Perina su La Stampa – prevale il filone movimentista, con un’alleanza privilegiata con la Cgil di Landini.
Le critiche di Prodi hanno ridato vigore ai riformisti del Pd, in particolare alle componenti dei Popolari e dei post-comunisti (Delrio, Guerini, Picierno, Fassino) che daranno vita ad una nuova iniziativa (a fine mese, a Pisa) con l’obiettivo di ritornare alle origini dei Democratici, nati nel 2007 dall’incontro tra Ds e Margherita.
Contemporaneamente tre componenti di maggioranza della segreteria Schlein, facenti capo all’ex ministro dc Dario Franceschini, al leader ligure Andrea Orlando (ex Ds) e al fondatore di Articolo Uno Roberto Speranza (già ministro della Sanità), si riuniranno per “correggere” la linea del partito, mettendo fine alla guerra interna nel centro-sinistra tra Conte e la Schlein per la prossima candidatura a Palazzo Chigi. Si punta ad un nuovo nome, di tendenza riformista. Il più “gettonato” è l’ex premier Paolo Gentiloni, ma non mancano altre candidature di rilievo, dalla neo-sindaca di Genova Silvia Salis, allo stesso Ruffini.
La scossa di Prodi al Pd avviene in una fase difficile per il Governo Meloni, con l’economia in affanno (dati UE), ma soprattutto per il crescere dei contrasti interni: emblematica la presentazione di 1.600 emendamenti al bilancio statale 2026 varato dal Consiglio dei ministri.
La difficoltà maggiore per Giorgia Meloni è venuta ancora una volta dalla Lega, sul terreno esplosivo della politica estera. Il vice-premier Matteo Salvini ha chiesto il blocco degli aiuti a Kiev, con il pretesto dei gravi casi di corruzione emersi nel governo ucraino; ma il leader leghista ha dimenticato che oggi c’è una guerra atroce nel cuore dell’Europa perché Putin (da sempre vicino alla Lega) ha rifiutato la tregua proposta da Trump, mentre lo stesso Zar ha detto sì all’intesa su Gaza (con il diritto di veto all’ONU poteva bloccarla). La pace in Ucraina deve essere “giusta e duratura” (parole di Papa Leone XIV) e non può consistere nella resa di Kiev.
Sull’Ucraina e su Gaza ha espresso una posizione molto ferma il Presidente Sergio Mattarella, condannando le stragi di civili (donne e bambini innanzitutto), ribadendo la solidarietà a Kiev aggredita dai russi; indirettamente una sconfessione di Salvini.
La fermezza del Presidente non è piaciuta alla Meloni, che in modo inusitato ha fatto attaccare il Quirinale dal suo capogruppo alla Camera Galeazzo Bignami, usando come pretesto dichiarazioni attribuite nei giorni scorsi ad un consigliere di Mattarella. Ma è più probabile che la Meloni sia preoccupata per il rinnovato attivismo politico di Prodi e per la sua proposta di “cambio di cavallo” del centro-sinistra per la candidatura a Palazzo Chigi: un riformista autorevole anziché un radicale. La recente storia politica, peraltro, dà ragione al Professore: nel ’94 l’ex leader comunista Occhetto perse contro Berlusconi, nel ’96 Prodi, pupillo di De Mita, vinse e nel 2006 venne rieletto.
Resta il rammarico per la discutibile scelta della Meloni di scontrarsi apertamente con il Quirinale, guidato dall’uomo politico più apprezzato dagli italiani per il suo rigore morale ed il suo indiscusso prestigio istituzionale, anche all’estero. È vero che domenica prossima si vota in tre regioni, ma Palazzo Chigi non può essere sempre in campagna elettorale.

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