(Editoriale)

Gli osservatori più attenti hanno notato la felice coincidenza che si è presentata quest’anno – il 24 gennaio scorso – tra la pubblicazione del messaggio di Papa Francesco per la 54ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, che si celebrerà domenica 24 maggio 2020 col titolo “Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria” (Es 10,2). La vita si fa storia”, e la prima Domenica della Parola di Dio celebrata domenica 26 gennaio.

Il filo che lega questi due eventi è la comunicazione: “nel primo caso, con le parole umane e – nel messaggio del Papa – con un’attenzione particolare al loro uso nella narrazione quotidiana che si fa storia; nel secondo caso, con la Parola che si fa vita, si dona e crea rapporti di umanità.

È questa l’origine e la radice perché le nostre parole incidano nelle pieghe della quotidianità. La Parola è criterio fondante di uno sguardo sulla realtà non disincantato, ma operoso”, in un momento – tra l’altro – reso più difficile da fatti contingenti che spingono ad atteggiamenti incontrollati di chiusura e paura e a linguaggi ed espressioni di marcato egoismo, odio e persino razzismo.

Parola che apre il cuore della Chiesa a un cammino di fede, a una speranza, a una carità operosa e parole sulle quali invece sarebbe necessario un serio esame di coscienza circa l’uso che ne facciamo. Siamo tutti chiamati in causa perché “nella confusione delle voci e dei messaggi che ci circondano – sottolinea Papa Francesco nel testo –, abbiamo bisogno di una narrazione umana, che ci parli di noi e del bello che ci abita.

Una narrazione che sappia guardare il mondo e gli eventi con tenerezza; che racconti il nostro essere parte di un tessuto vivo; che riveli l’intreccio dei fili coi quali siamo collegati gli uni agli altri”.

È quel dialogo, fondato su una memoria viva che ha radici, che fa identità e favorisce l’incontro tra le generazioni, dove la vita diventa storia.