Luisa viene da Codogno, dove nacque quando la cittadina lombarda era la capitale della panna e del burro. Oggi famoso per il primo caso “ufficiale” di Covid-19 e per la “zona rossa”, il paese natale fu la base operativa di Francesca Cabrini, la santa dei migranti in America.

Famiglia cattolica, numerosa e ricca di vocazioni: due zie suore, seguaci della Cabrini e uno zio sacerdote Barnabita in Cile. Il papà era un tecnico esperto della manutenzione della catena del freddo della Polenghi Lombardo, l’azienda che rivoluzionò il sistema caseario lombardo. Quando il codognese Albizzati sviluppò la sua azienda chimica in provincia di Varese, volle esperte maestranze dalla Polenghi. Così la famiglia si trasferisce.

Luisa dall’età di 14 anni lavora di giorno in filatura e alla sera studia. Le dimensioni dei suoi sogni sono vaste come il mondo e si iscrive alla scuola interpreti, con stage in Francia e Gran Bretagna. Dopo gli studi, inizia a lavorare come segretaria, poi diventa assistente di vari amministratori delegati in aziende sempre più importanti.

Non si sposa e con un gruppo di amiche può coltivare facilmente il gusto del viaggiare per il mondo. Due volte in India: l’incontro con Madre Teresa nel 1979 a Calcutta. Nel 1978 Perù, Bolivia, Paraguay e Argentina: a Cordoba dalla zia missionaria. In Cina nel 1981 dove ovunque si osannava Mao, tutti erano vestiti in tuta blu e in bicicletta. Nel 2002 ancora in Cina tra grattacieli e ingorghi automobilistici: di Mao neppure la traccia.

Nel 1992 il nipote Francesco va in Uganda come amministratore per la ONG AVSI. Luisa da allora collabora offrendo la sua conoscenza delle lingue, talvolta rappresentando AVSI in eventi e congressi. Viene soprannominata l’ambasciatrice: ferrata sui temi, elegante, gentile e rispettosa.

84 anni appena compiuti e la grazia di avere la mente lucida e la forza di reagire alle complicazioni di alcuni malanni che l’affliggono da tempo. Soprattutto un bel sorriso di chi è sereno e grato per la vita avventurosa ed utile. Gli anni ruggenti della giovinezza e della maturità sono passati: per i canoni socio-sanitari Luisa è una persona “fragile”.

Il ruggito si è trasformato nella serena certezza di aver vissuto intensamente e trasmesso la fede, soprattutto ai tanti nipoti. È il dono più grande per loro, oltre alle lezioni di inglese.