(Mario Berardi)

La politica estera domina lo scenario italiano dei partiti, tra l’aggravarsi della crisi ucraina e la riconferma di Macron all’Eliseo. Si sono formate due maggioranze: quella larga, di governo, e l’altra, de facto, costituita dalle forze atlantiste e anti-Putin: Pd, Leu, Centristi, FdI, autorevolmente rappresentate dalla linea Mattarella-Draghi.

In difficoltà i leader del primo governo giallo-verde Conte e Salvini (il terzo, Di Maio, è schierato apertamente con Bruxelles e Parigi). Gli stessi sondaggi di opinione riflettono le difficoltà di Lega e Pentastellati: insieme non raggiungono il 30%. Salvini è rimasto senza esitazioni con l’estrema destra di Marine Le Pen, mentre la Meloni l’aveva contestata prima del voto (anche per i suoi rapporti con Putin); Conte non si è pronunciato sulla scelta francese, mettendo in crisi l’alleanza con i Dem, filo-Macron. Sulla guerra è tiepido il sostegno Lega-M5S a Kiev: Salvini non può ignorare i suoi buoni rapporti con Mosca, Conte guida un partito diviso (è stato costretto ad espellere il presidente della Commissione Esteri del Senato, Petrocelli, apertamente a favore di Putin).
Sull’altro lato è indiscussa la scelta occidentale: per questo Enrico Letta è stato contestato al corteo Anpi di Milano da una minoranza “trasversale”.

La crisi delle due coalizioni di centro-destra e centro-sinistra si riverbera nelle scelte “interne”: non c’è accordo per le amministrative di giugno tra la Meloni e l’alleanza Salvini-Berlusconi (la leader di FdI ha dichiarato che non sente la Lega da tre mesi!); c’è contrasto politico tra Conte e Letta sulle principali scelte, com’è emerso al Congresso di Leu, con i Grillini e la sinistra di Speranza e Bersani contrari al dialogo con i Centristi, ovvero fieramente oppositori della strategia del Pd delle “larghe intese” per battere la destra.

In questo clima confuso, con il Governo Draghi che regge per l’emergenza della guerra e della crisi economica, crescono gli spazi per alleanze “trasversali”. Sui referendum sulla Giustizia è molto freddo il sostegno di Fratelli d’Italia all’iniziativa Lega-Radicali e la stessa riforma avanzata dal Governo (ministra Cartabia) è di fatto accettata.

Si è poi aperto, alla Camera, un nuovo fronte sul tema delicatissimo della “maternità surrogata”: in commissione è passato, con voto trasversale, il disegno di legge Meloni-Carfagna che proibisce il ricorso alla tecnica dell’utero in affitto sia in Italia sia all’estero. Con una nota su “Avvenire” l’iniziativa legislativa è stata apertamente sostenuta dall’on. Fassina, autorevole esponente della sinistra di Leu. “La maternità surrogata – scrive il parlamentare – lungi dall’essere un atto individuale, un dono, è una pratica realizzata su scala industriale da imprese di riproduzione umana, in un sistema organizzato di cliniche mediche, avvocati e agenzie di marketing e di intermediazione. In tale sistema le donne sono mezzi di produzione: la gravidanza e il parto diventano procedure dotate di un valore d’uso, e di un valore di scambio in un mercato globalizzato”.

L’esponente di Leu ricorda inoltre un elemento politico molto rilevante: il Parlamento europeo, nel dicembre 2015, con un’ampia maggioranza, ha approvato una risoluzione per l’abolizione universale della maternità surrogata. Questo “è anche l’obiettivo della campagna promossa dalla Carta firmata a Parigi nel febbraio 2016 da un vasto fronte di associazioni femministe e di intellettuali della sinistra”.

La scelta europea sembra dimenticata nei dibattiti in Consiglio regionale e al Comune di Torino; le forze politiche che si richiamano a Bruxelles sono in terra subalpina diversamente collocate (salvo eccezioni), come se il Parlamento di Strasburgo fosse insensibile ai temi dei diritti (anche dei bimbi). Analogamente – come emerge anche dall’attuale dibattito sulle colonne de “La Stampa” – il mondo femminista è in fermento nei confronti della legittimazione giuridica della “maternità surrogata”.

Il confronto – anche sui temi della vita – supera lo schema, ristretto, destra-sinistra per coinvolgere l’intera società. È un’occasione positiva che merita di essere raccolta.