(Filippo Ciantia)

Un cielo terso, una giornata piena di luce, con l’arco delle Alpi innevate che la incorona. È la giornata della Colletta Alimentare.

Da anni faccio il volontario ed è sempre una grande esperienza di popolo generoso e nobile, che capisce come donare sia utile per chi ha bisogno e bello per chi lo fa. Mi mandano sempre in un discount che più discount non si può, dove vanno poche persone, certamente provate dalla crisi (persino il piccolo bar che stava di fianco alla macelleria, proprio di fronte ai tornelli, era stato chiuso).

Mentre accoglievo chi si recava a fare la spesa proponendo il gesto di carità, mi è tornato alla mente un episodio accaduto quattro anni fa, proprio in quel bar. Verso le 10 arriva una coppia in età matura. Lui, con cappello e cappotto che lascia intravvedere la cravatta, spinge la carrozzina dove siede sua moglie. Si avvicinano alla finestra del bar che si apre verso lo spazio che porta ai tornelli del discount. Vedo che servono loro due cappuccini e una brioche. Certamente sono conosciuti dal barista, perché tutto si svolge quasi in silenzio, rotto solo dalle mie parole per un avventore che va di fretta.

Lui beve rapidamente il cappuccino, mentre lei attende. Poi, dolcemente e attentamente il signore inizia a imboccare la donna, che non muove, oltre alle gambe, neppure le braccia. A piccoli pezzetti e a piccoli sorsi finisce la colazione, senza parole e in silenzio. Le asciuga le labbra e dopo aver restituito tazze e piattino, escono, in silenzio.

Passano pochi minuti e lui ritorna, viene verso di me, prende un sacchetto ed entra nel discount. Ne esce con biscotti e farina. Mi consegna il sacchetto, con il primo sorriso di quel mattino. Esce senza aver detto una parola e mi lascia senza parole, in silenzio, per qualche minuto. Finché arriva un gruppo di persone: devo riprendermi e continuare la militanza.

Per tutta quella giornata e tutte le collette successive e anche oggi quello scambio di sguardi mi ha seguito e mi segue, lasciandomi sempre lieto.

“Mi fu detto: tutto deve essere accolto senza parole e trattenuto nel silenzio. Allora mi accorsi che forse tutta la mia esistenza sarebbe trascorsa nel rendermi conto di ciò che era accaduto. E il tuo ricordo mi riempie di silenzio” (Laurentius, monaco eremita).