Se la vicenda umana di Santa Teresa di Lisieux pare del tutto assimilabile al “contesto” sociale dell’epoca in cui la “Piccola Teresa” è vissuta, nella seconda metà del XIX Secolo, la sua lezione spirituale trova, al contrario, una sintonia sempre sorprendente e “senza tempo” con quanto le Letture del giorno, proprio in questa XXVI settimana del Tempo Ordinario propongono.

E’ Giobbe che, come Teresa nell’ultima parte del suo cammino terreno, conosce – forse meglio dire “convive” – con l’insidia di una “notte” spirituale, tuttavia mai capace di prendere il sopravvento: sopraggiunge nel momento della prova più dura, della sofferenza più atroce.

Ma non prende il sopravvento.

Il “contesto” sociale è quello in cui albeggia l’era di quel “nuovo Stato industriale” in cui si fa strada l’idea di una modernità permeata dalla “filosofia del Ballo Excelsior” (1881), simbolo di un nascente edonismo diffuso e baldanzoso, quanto ingenuamente abbacinato dal fascino di un progresso fondato sulle tecniche ed altresì incapace di guardare oltre.

Teresa, pur se apparentemente confinata in un mondo forse avulso dalla realtà, ha, al contrario, una visione sapienziale illuminata capace di raggiungere il cuore di fondamentali verità.

Giunge a fare propria, secondo un’immagine rimasta indelebile nel cuore di tutti coloro che si sono accostati allo studio (ovviamente, umile, fatto soprattutto di contemplazione) della “piccola via”, proprio una delle componenti (l’ascensore) di ciò che è la cifra del “moderno”.

E’ il Vescovo di Ivrea, Mons. Edoardo Aldo Cerrato, nella sua odierna catechesi, che ci prepara proprio al giorno in cui la Chiesa fa memoria di questa giovanissima “Dottore della Chiesa”.

Tale fu proclamata da San Giovanni Paolo II il 19 ottobre 1997 e

cliccando qui possiamo leggere, integrale, l’omelia che il Santo Pontefice dettò in quell’occasione.

Ebbene, nel corso di questo video breve, quanto denso di pensieri profondi, è Mons. Edoardo che richiama una delle più eloquenti intuizioni della Santa; quella che si rifà al contesto di una modernità di cui ella si serve, con l’immagine dell’ “ascensore”, allora appannaggio soltanto dei ricchi, per indicare che solo Cristo è la via della perfezione: “Vorrei anch’io trovare un ascensore per innalzarmi fino a Gesù, perché sono troppo piccola per salire la dura scala della perfezione (…) le tue braccia, o Gesù, sono l’ascensore che mi deve innalzare fino al cielo! Per questo io non ho affatto bisogno di diventare grande; bisogna anzi che rimanga piccola, che lo diventi sempre di più”.

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Ma ora è meglio non sottrarre altro tempo all’ascolto della parola del Vescovo.