Al Clero, ai Religiosi e ai Laici della Chiesa che è in Ivrea
Lettera Pastorale
Carissimi Fratelli e Sorelle,
a scrivervi questa Lettera Pastorale ho atteso la conclusione dell’Assemblea Straordinaria della Conferenza Episcopale Italiana che si è tenuta a Roma dal 12 al 15 novembre con all’Ordine del giorno anche l’esame e la votazione sulle proposte di traduzione in lingua italiana della terza edizione del Missale Romanum ora approvata.
La pubblicazione del nuovo Messale – che si spera fra non molto disponibile – è per tutti, Clero e Fedeli, occasione di rinnovamento nella comprensione più profonda di ciò che celebriamo, nella partecipazione più autentica alla S. Messa, nella adesione più fedele a quanto il Concilio Vaticano II ci ha insegnato nella Costituzione sulla sacra Liturgia (“Sacrosanctum Concilium”).
La Liturgia, vi leggiamo, “in quanto opera di Cristo sacerdote e del suo corpo, che è la Chiesa, è azione sacra per eccellenza, e nessun’altra azione della Chiesa ne uguaglia l’efficacia allo stesso titolo e allo stesso grado” (S.C.7). Essa “non esaurisce tutta l’azione della Chiesa” (S.C.9), ma “è il culmine verso cui l’azione della Chiesa tende ed è, al tempo stesso, la fonte da cui promana tutta la sua energia. Il lavoro apostolico, infatti, è ordinato a che tutti, diventati figli di Dio mediante la fede e il battesimo, si riuniscano in assemblea, lodino Dio nella Chiesa, prendano parte al sacrificio e alla mensa del Signore” affinché si realizzi “quella santificazione degli uomini nel Cristo e quella glorificazione di Dio, alla quale tendono, come a loro fine, tutte le altre attività della Chiesa” (S.C.10). La liturgia “è la prima e per di più necessaria sorgente dalla quale i fedeli possano attingere uno spirito veramente cristiano” (S.C.14).
“Nella liturgia terrena noi partecipiamo per anticipazione alla liturgia celeste […]; insieme con tutte le schiere delle milizie celesti cantiamo al Signore l’inno di gloria” (S.C.8). Ma il mistero si fa presente secondo “la genuina natura della vera Chiesa: nello stesso tempo umana e divina, visibile ma dotata di realtà invisibili, fervente nell’azione e dedita alla contemplazione, presente nel mondo e tuttavia pellegrina; in modo tale che ciò che in essa è umano sia ordinato e subordinato al divino, il visibile all’invisibile, l’azione alla contemplazione, la realtà presente alla città futura, verso la quale siamo incamminati” (S.C. 2).
La liturgia è dono. Al primo posto non c’è la nostra azione, ma l’azione di Dio. Il suo scopo primario è permettere l’esperienza del mistero, e la partecipazione attiva – del sacerdote che presiede e dei fedeli – si attua, in primo luogo, nell’accogliere nella fede l’azione di un Altro, che è il vero Protagonista. Questa è la convinzione che sorregge la partecipazione autenticamente attiva di tutti, ed anche la norma che il Concilio fissa con chiarezza – “nessuno, anche se sacerdote, osi, di sua iniziativa, aggiungere, togliere o mutare alcunché in materia liturgica” (S.C. 22) – risponde al fatto che prima di essere opera umana, la Liturgia, come la Chiesa ce la consegna, è azione di Dio.
La partecipazione attiva – insegna il Concilio – è “sia interna che esterna”: “le acclamazioni, le risposte, il canto dei salmi, le antifone, i canti, nonché le azioni e i gesti e l’atteggiamento del corpo”, senza dimenticare “anche un sacro silenzio” (S.C.30) sono vere e fruttuose se non manca un attivo ascolto della Parola, la cui proclamazione è un rito sacramentale che costituisce una reale presenza del Risorto che parla ai suoi discepoli; se non manca – in comunione con il sacrificio di Cristo – l’offerta della vita poiché è essa “il culto spirituale gradito a Dio” (Rm.12,1), la logiké thysía, “ragionevole sacrificio” con cui ogni fedele esprime nella forma più vera il suo essere partecipe della Liturgia che si celebra. Solo un’autentica interiorizzazione garantisce la verità dei gesti esteriori di partecipazione.
A questa luce si comprende l’invito pressante rivolto ai Pastori affinché si lascino “impregnare, loro per primi, dello spirito e della forza della liturgia” per diventarne “maestri con la parola ma anche con l’esempio” (S.C.14), consapevoli che è su questo piano che si realizza davvero la attiva partecipazione.
Nella necessaria opera di rinnovamento che la pubblicazione della nuova edizione del Messale ci chiede, il Santo Padre Francesco ci offre una preziosa traccia di riflessione nelle 15 catechesi che, quest’anno, nel corso dell’Udienza generale, ha dedicato alla Santa Messa.
Ho anche atteso, per la Lettera pastorale, che questi testi, pur rintracciabili in internet, ricevessero l’onore di essere raccolti in un unico volume. E ora la pubblicazione – “Il cuore della Chiesa. Catechesi di papa Francesco sulla Messa”, a cura di Ettore Malnati – è disponibile grazie all’Editrice “VivereIn”, che ha svolto in tal modo un servizio invano atteso – finora – da altre Editrici pur sollecite nel pubblicare moltissimo degli insegnamenti del Papa. Ho chiesto alla nostra “Libreria San Paolo” di mettere il testo a disposizione e invito tutti ad acquistarlo.
Questa raccolta delle catechesi del Santo Padre è parte integrante della presente Lettera Pastorale, nata proprio mentre leggevo quei testi che il Santo Padre si è augurato “possano far crescere nei fedeli la consapevolezza del grande dono e mistero che è l’Eucarestia celebrata e conservata, e nello stesso tempo si lascino convocare frequentemente a vivere questo sacramento, cuore della Chiesa, medicina per i malati e fortezza per i sani”.
Il rinnovamento della Chiesa, infatti, prende avvio dalla consapevole partecipazione alla Celebra-zione Eucaristica, fonte permanente della vita e della missione, come insegna il Concilio Vaticano II: “Non è possibile che si formi una comunità cristiana se non avendo come radice e come cardine la celebrazione dell’Eucaristia, dalla quale deve quindi prendere le mosse qualsiasi educazione tendente a formare lo spirito di comunità” (Presbyte-rorum Ordinis, 6).
Carissimi Fratelli e Sorelle, Sacerdoti, Diaconi, Religiosi e Laici,
rimane da svolgere, anche nell’anno in corso, il programma che nelle Lettere Pastorali degli scorsi anni ho cercato di delineare e di cui, nella Visita Pastorale, vedo tutta l’urgenza e la necessità: l’impegno nella nuova evangelizzazione, con un’attenzione prioritaria al mondo giovanile; l’impegno di tutti a costruire comunità cristiane capaci di vivere una vera comunione al loro interno e tra di esse; una accresciuta dedizione nel servizio della carità verso tutti e verso i più poveri in particolare; la onesta verifica sul servizio pastorale alle nostre comunità in considerazione della scarsità numerica del Clero e la sempre più evidente necessità di pensarne in modo nuovo la distribuzione e l’impegno; la formazione di un Laicato consapevole del proprio ruolo nella Chiesa e capace di svolgerlo in modo autentico, al di fuori di forme – sempre poco affascinanti – di clericalismo; e tutto il resto di cui nelle Lettere degli scorsi anni ho proposto…
L’impegno speciale che vi chiedo quest’anno è di riflettere sulla Santa Messa, culmine e fonte di tutto ciò che siamo chiamati a vivere nelle situazioni e nelle circostanze della vita. Chiedo alle comunità parrocchiali e ad ogni altra comunità di trovare il modo più opportuno per farne oggetto di riflessione, a partire dalle catechesi del Santo Padre.
L’intercessione di Maria, Madre della Chiesa e Aiuto dei cristiani, e la preghiera dei nostri Santi Patroni sostengano la nostra buona volontà. Quella di Dio c’è sempre; ci sia anche la nostra.
Vi benedico di cuore.
† Edoardo, vescovo