Sono stati diverse decine, provenienti principalmente dal Canavese ma con significative presenze da tutto il territorio della provincia di Torino (particolarmente cospicua la presenza dal chivassese e dal ciriacese), i sindaci che indossando la fascia tricolore si sono radunati venerdì 18 novembre davanti al Municipio di Rivarolo.

Una sorta di “flash mob” per manifestare solidarietà al collega rivarolese Alberto Rostagno, a una settimana esatta dalla sentenza a 12 mesi di reclusione con sospensione della pena cui il Tribunale di Ivrea lo ha condannato per omicidio colposo (stessa sorte toccata ai due assessori Francesco Diemoz e Lara Schialvino, al comandante della Polizia municipale Sergio Cavallo e al funzionario dell’Ufficio Tecnico Enrico Colombo) per la morte il 2 luglio 2018 di Guido Zabena, 51enne di Favria annegato nella propria auto bloccata nel sottopasso alle porte di Feletto, allagatosi in pochi minuti a causa di un furioso temporale.

L’unico tra i circa 70 primi cittadini presenti a non indossare la fusciacca coi colori della bandiera italiana è stato proprio Rostagno, che al suo arrivo – visibilmente commosso – si è limitato a stringere calorosamente la mano a ciascuno dei colleghi intervenuti.

Inutili le richieste rivoltegli dai cronisti per ottenere una qualche dichiarazione: “Qualunque cosa dicessi ora sarebbe inopportuna, oltre a correre il rischio di essere strumentalizzata”, ha cortesemente tagliato corto, rimandando tutti al comunicato di 7 giorni prima col quale – esprimendo ancora una volta condoglianze e vicinanza alla famiglia della vittima – aveva detto di voler aspettare di leggere le motivazioni della sentenza (che saranno depositate entro tre mesi) “prima di ogni eventuale ulteriore valutazione”, augurandosi che “nei successivi gradi di giudizio le Autorità giudiziarie possano riconoscere la correttezza e la liceità del proprio operato”.

Così, alla fine, l’unica a parlare brevemente venerdì scorso è stata quella che aveva promosso la manifestazione, ovvero la sindaca di Strambino e consigliera metropolitana Sonia Cambursano: “Grazie per essere tanto numerosi – ha detto rivolgendosi ai colleghi –. Siamo qui non per manifestare contro qualcosa o qualcuno, tengo a sottolinearlo, ma per esprimere vicinanza: sia alla famiglia della persona deceduta per la tragedia vissuta, sia al sindaco Rostagno e ai suoi collaboratori che in questo momento sono comprensibilmente provati da quanto è accaduto. Vogliamo far sentire loro che non sono soli, perché tutti potremmo essere al loro posto. Quello di una definizione chiara del perimetro delle nostre responsabilità come amministratori è un problema che segnaliamo da parecchio: si tratta di una battaglia che l’Anci (l’Associazione nazionale dei Comuni Italiani, ndr) sta portando avanti da tempo e che richiede che il Parlamento prenda l’iniziativa per riscrivere le norme che regolano il nostro operato. Attenzione: noi non rifiutiamo di assumerci le responsabilità del nostro operato, delle quali ci facciamo carico quotidianamente. Chiediamo soltanto di poter essere ritenuti responsabili delle cose che possiamo effettivamente governare, non di cose che non abbiamo gli strumenti per governare”.

Una posizione apparentemente condivisa da tutti gli amministratori locali presenti, al di là del colore politico: perché oltre ai tanti amministratori di centrosinistra, politicamente più affini a Rostagno, era molto folta anche la pattuglia dei sindaci leghisti, per non parlare della presenza del sindaco di Ivrea Stefano Sertoli (a capo di una Giunta di centrodestra) o di quello di Venaria Fabio Giulivi (convintamente in quota Fratelli d’Italia).

Insomma, una manifestazione trasversale agli schieramenti, conclusa da un convinto applauso: di solidarietà a Rostagno, certo, ma anche quasi di auto-incoraggiamento per un incarico – quello di sindaco – che ormai comporta tantissimi oneri e scarsissimi o nulli onori.

Maurizio Vicario

Redazione Web