(Cristina Terribili)

Da pochi giorni ho scoperto di essere una “perennials”, una sorta di sempreverde, una sottospecie di fenice che si rinnova ad ogni sfida tecnologica, coraggiosa nel confrontarsi con nuovi stili, capace di andare incontro alle nuove tendenze. Gina Pell, imprenditrice tecnologica americana, ha coniato il termine “perennials” nel 2016, per descrivere persone di tutte le età capaci di dare sempre il meglio di sé, scavalcando stereotipi e creando connessioni tra sé e gli altri nel mondo. La Pell ha identificato una generazione senza età perché “perennials” può essere chiunque abbia il piacere di stare sulla cresta dell’onda. Con buona pace per chi vuole i sessantenni di oggi ormai sulla via del tramonto e sconfitti dalla gioventù che avanza.

Io già sentivo alcuni acciacchi (la schiena che scricchiola, il ginocchio-meteorologo che mi avvisa del cambio del tempo…) e tutto d’un tratto scopro che la mia fantasia e la mia voglia di giocare hanno un nome: mi chiamo “perennial”.

Insomma, mi bastava essere una sopravvissuta della generazione X (le persone nate tra il 1965 e il 1980), di aver trovato comunque un posticino nel mondo tra i boomer (quelli nati tra il 1945 ed il 1965), la generazione Y (nati tra il 1981 ed il 1996) ed i millenials (nati dopo il 2000); mi sembrava già abbastanza aver partecipato a tutte le “cadute” possibili ed inimmaginabili (il muro di Berlino, le Torri gemelle, tanto per dirne un paio), di aver usato i gettoni nelle ormai inesistenti cabine telefoniche agli angoli di strade e piazze, tutti i modelli di schede telefoniche e poi i telefonini portatili fino ad arrivare agli smartphone.

Eppure chissà se non sia proprio questa la chiave per essere, ancora oggi, pronti ad accogliere l’arrivo di qualcos’altro? La generazione X non viene presa troppo in considerazione; ci sono arredatori che si divertono a fare confronti tra le case dei “baby boomers” e dei “millenials”, saltando a piè pari un paio di generazioni e, d’altro canto, mi chiedo se le nostre case non siano troppo piene di cimeli vari che hanno attraversato epoche diverse. Che sia anche questa capacità di tenere insieme età e modi differenti a permetterci di mediare tra quello che c’era prima e le novità che dovrebbero renderci più facile la vita?

Forse i “perennials” sono quelli che hanno una certa consapevolezza di sé, del proprio mondo, che hanno saputo accettarsi e amarsi per quello che sono. Uomini e donne che non hanno bisogno di tingersi i capelli, che non stirano i propri abiti, che non ricorrono alla chirurgia plastica, perché possono accettare serenamente l’età che arriva; sono coloro che hanno imparato a scegliere gli abiti seguendo la moda ma anche rispettando il proprio corpo, evitando di scadere nel ridicolo.

Sono persone che accettano di lavorare in gruppi eterogenei, che apprendono il lessico giusto per comunicare con tutti e che oggi sono la categoria più studiata da venditori di ogni tipo. I “perennials” sono molto presenti on line e benché i “boomers” risultino i più ricchi in assoluto, le abitudini nella gestione delle spese dei “perennials” sono tenute in grande considerazione, per orientare campagne pubblicitarie o altro: i “perennials” non si preoccupano di dover spendere per garantirsi e garantire ai propri figli un’educazione migliore oppure di investire in viaggi o esperienze di vita.

Insomma, con l’invenzione dell’americana Pell possiamo smetterla di sentirci vecchi bacucchi, bofonchioni, sempre pronti a lamentarci tra controlli medici e cose che non vanno. Entriamo alla garibaldina nei “perennials” e sarà tutta un’altra storia… Forse!