(Eugenio Boux)

Anni fa una persona di mia conoscenza, affetta da un male incurabile, si uccise. Commentai che non era riuscito a passare il testimone! Come in una frazione di staffetta, il corridore non riesce ad ultimare la corsa e non passa il testimone. Non vi era giudizio, ma rammarico.

L’articolo 580 del codice penale chiarisce come la norma tuteli la vita, anche contro la volontà del titolare, in una visione collettiva della vita stessa. La vita dell’uomo è relazione.
La Camera dei deputati, intrapreso da mesi l’iter per una legge sull’eutanasia, non trova un’intesa su un testo base a causa delle posizioni divergenti sia nella maggioranza che nelle opposizioni. Il 24 settembre è il termine ultimo, fissato dalla Corte Costituzionale, per riempire il “vuoto normativo costituzionalmente illegittimo”, dovendo la stessa emettere la sentenza nel processo per la morte di Dj Fabo, che aveva aperto la questione sulla “sospetta illegittimità costituzionale dell’articolo 580 del codice penale”.

Il Comitato Nazionale di Bioetica, per dare un contributo alle Commissioni parlamentari, ha diffuso un proprio parere sul suicidio medicalmente assistito. La maggior parte dei media lo ha interpretato come di segno favorevole, ponendo l’accento sulla diversità fra “suicidio medicalmente assistito” e “eutanasia”. Il che mi sembra una distinzione un po’ faziosa.

Leggendo quel parere, la prima impressione è che il Comitato Nazionale di Bioetica non abbia chiarito nulla: ha espresso pareri favorevoli e contrari proponendo raccomandazioni da tutti condivise, ma ovvie. Anche il numero dei favorevoli e contrari, tenuto conto dei vari distinguo, non è dirimente e comunque non potrebbe esserlo perché il Comitato non è un’Accademia ed il suo compito è dare un orientamento chiaro e non lasciare chi legge in una situazione ambivalente.

Tale ambivalenza l’ha espressa il professor Adriano Pessina, ordinario di Filosofia Morale presso l’Università Cattolica di Milano e membro della Pontificia Accademia per la Vita: “Su questo argomento, l’alternativa è chiara, ed è fuorviante leggerla con categorie religiose e secondo il solito schema laici e cattolici: nell’essere a favore o contrari al suicidio assistito, sia sul piano etico, sia su quello giuridico, la differenza è data dal diverso peso che si vuole attribuire al valore morale e costituzionale della tutela della vita umana e al valore morale e costituzionale della tutela dell’autonomia personale. Questo – continua Pessina – è il nodo, che di fatto risponde all’alternativa tra un modello politico – culturale di stampo solidaristico e comunitario e un modello politico – culturale di stampo liberistico e individualistico”.

Rieccoci alla staffetta, che ha in sé una visione solidaristica e comunitaria: si corre per la squadra. Contraria-mente a ciò che dice Pessina penso non sia fuorviante leggerla con categorie religiose, non tanto con lo schema laici – cattolici, quanto con la visione sostenuta dalla rivelazione antropologica giudaico cristiana, che noi conosciamo come “peccato originale”, cioè la contrapposizione tra l’Uomo e Dio. Qui si trova la radice dell’individualismo e dell’autodeterminazione.

Ora, è sotto gli occhi di tutti che l’individualismo ha preso il sopravvento e con esso la confusione. Infatti ci sono forze politiche che, pur sbandierando valori cristiani, lo invocano come motivo di difesa e di rifiuto del diverso, mentre altre continuano a propugnare l’autodeterminazione della donna anche a scapito del più debole, il nascituro, per citare gli esempi più eclatanti. Compito della Chiesa è essere testimone di unità e di orientamento, attorno a Papa Francesco, per continuare ad essere “luce e sale”.