(Editoriale)

Che dire nel tempo cruciale delle ferie che non sia scontato, che non sia già stato detto e ripetuto, soprattutto in queste due ultime estati in cui abbiamo convissuto con tanta confusione, reticenze, approssimazione e contraddizione nella gestione della pandemia?

Alla vigilia dell’entrata in vigore di un lasciapassare che frattura pericolosamente ancor più la nostra società, e ti fa diventare straniero nel tuo stesso Paese, è necessario che l’informazione torni a fare il suo mestiere, fornire tutti gli elementi – non solo una parte di essi – necessari affinché ciascuno abbia la conoscenza adeguata per poter scegliere.

Informazione ampia e vera, analisi concreta e oggettiva della situazione, visione globale della realtà. Le censure stanno già mostrando il loro lato debole, e qualche varco si sta aprendo davanti alla ormai palese vergogna del cliente discriminato e del gestore ricattato.

Durante le ferie sarebbe consigliabile ritrovare un po’ di silenzio, oltre che il mare, la montagna, i famigliari, gli amici, le buone azioni… Un po’ di calma, di pace, di tranquillità, di riflessione e preghiera… tutto ciò che la velocità del tempo ha spazzato via dalla nostra quotidianità ordinaria.

Ma in un tempo in cui le parole, anzi le urla, puntano su discriminazione, odio, sospetto, colpevolizzazione, emarginazione, diffidenza, contrapposizione, divisione e distanze, che stanno distruggendo rapporti familiari, amicali, di lavoro, non è poi così difficile approdare ad una follia collettiva.

Da qui l’urgente invito alla calma, e alla prudenza per chi legifera e che non può perdere di vista la pace popolare, al più grande rispetto di tutti, per qualunque opinione, rifiutando di stigmatizzare chi ha fatto scelte diverse. Nessuno sia sgradito all’altro; nessuno fomenti questa deriva.