In questi ultimi mesi, alla ripresa delle iniziative culturali post pandemia, la fotografia è stata posta al centro delle proposte artistiche non solo a Torino, ma anche in vari territori del Piemonte. Il Risveglio Popolare ha recensito le mostre più importanti del capoluogo piemontese, ancora in corso o appena terminate, come quella dedicata a Vivian Maier, alla collezione Thomas Walther proveniente dal MoMa di New York e ancora alla più recente iniziativa di Intesa San Paolo “Le Gallerie d’Italia”.

Si segnala anche che si è appena chiuso a Casale il primo Monfest organizzato per celebrare sia i fotografi locali e sia il territorio, con attenzione anche alla fotografia di ispirazione onirica cioè meno legata alla rappresentazione del reale.

L’esposizione “Pablo Picasso e Dora Maar. Un dialogo con la Fondazione Beyeler”, inaugurata a fine maggio e aperta fino al 25 settembre alla Pinacoteca Agnelli, s’inserisce a pieno titolo nel filone fotografico, mettendo a confronto quattro tele di Pablo Picasso, non particolarmente note, con alcuni scatti in bianco e nero della fotografa Dora Maar per verificarne le influenze reciproche.

Questo tipo di approccio è in continuità con le ricerche contemporanee volte alla scoperta di importanti donne artiste del ‘900 di grande spessore, che hanno lasciato un segno significativo nel loro campo, ma poco valorizzate e quindi ricordate.

Gli scatti della Maar – più nota come musa e compagna di Pablo Picasso – evidenziano la sua attenzione per alcuni specifici aspetti.

I suoi autoritratti mettono in luce una personalità complessa, i ritratti di Picasso fissano prevalentemente le fasi del processo di produzione della tela “Guernica” (1937) che si presenta come una grande fotografia, e le inquadrature degli studi dei due artisti evidenziano sofisticati processi fotografici che la Maar padroneggiava con sicurezza.

Le tele di Picasso provengono dalla Fondazione Beyeler di Basilea con la quale la Pinacoteca Agnelli ha avviato un rapporto di collaborazione che non intende favorire solo lo scambio di opere, ma produrre idee per progetti innovativi.

I quadri selezionati per la mostra sono “Homme appuyé sur una table” (1915-16) e altre tre tele degli anni ‘30 raffiguranti Dora Maar, “La femme qui pleure” (1927), “Buste de femme au chapeau” (1939), “Femme en vert” (1944).

Con le tele dialogano alcune immagini fotografiche della Maar che fu non solo fotografa, ma anche poetessa e pittrice.

Nata a Parigi nel 1907 da madre francese e padre croato, acquisì un’ottima preparazione nel campo fotografico a cui affiancò anche una solida formazione nel settore cinematografico e delle arti applicate.

Fu riconosciuta come brava fotografa ben presto, e le furono offerte collaborazioni su importanti riviste di moda e di architettura alle quali propose immagini sperimentali quali collage e fotomontaggi. Con altri giovani colleghi utilizzò lo strumento fotografico per indagare le comunità che vivevano ai margini di città come Parigi, Londra e della Costa Brava, e per denunciare le loro difficili condizioni sociali ed esistenziali conseguenti alla crisi economica del 1929.

Nel 1933 entrò in contatto con i surrealisti e fu una delle poche artiste a venire inclusa proprio nelle mostre surrealiste. Al termine degli anni ‘30 e alla fine della sua relazione sentimentale con Picasso abbandonò la fotografia per dedicarsi esclusivamente alla pittura. Morì in totale solitudine nel 1997.

Luisa Marucco