Abbiamo chiesto ad un presidente di seggio da lunga data, del quale conserviamo l’anonimato per ovvie ragioni, di raccontarci la sua esperienza durante le elezioni dello scorso 4 marzo.

Il lavoro al seggio è stato lo stesso a quello di altre tornate elettorali precedenti?

“La preparazione del seggio è stata molto più lunga a causa dell’applicazione del bollino sul ‘tagliando antifrode’ per cui si è preferito fare tutto con particolare attenzione, un po’ a scapito della velocità. Durante il voto ci sono state lungaggini a causa della procedura, più lunga e più macchinosa: leggere il numero di bollino per entrambe le schede, annotarlo nel registro, strappare il tagliando antifrode e mettere le schede nell’urna. Su ciascuna delle tre giornate al seggio ci sono stati maggiori adempimenti e – la domenica – più difficoltà di gestione del flusso degli elettori, in particolare in certe “ore di punta” (dopo la Messa, per esempio) e fino al pranzo”.

Ci sono stati episodi curiosi? strani? spiacevoli?

“Al di là degli innegabili disagi e dell’insofferenza a causa dell’attesa, gli elettori si sono mostrati comprensivi. Qualcuno ha raccontato di essere tornato anche tre/quattro volte. Abbiamo notato ondate gruppi di soli uomini o sole donne, quindi a volte il marito passava subito (ci sono solo un registro per censire i maschi e uno per le femmine) mentre la moglie lo raggiungeva fuori dal seggio anche dopo 20-25 minuti o viceversa. Poi un cittadino di un’altra regione che ha chiesto di votare; cosa che ovviamente gli è stata negata. La sera è tornato per dirci che aveva viaggiato fino alla città dov’era iscritto per esercitare il suo diritto. Ho dovuto inseguire un’elettrice che si era scordata la tessera elettorale la quale mi ha risposto “se la tenga per ricordo”. Ovviamente il documento è stato riconsegnato nella buca delle lettere”.

Le ben note schede con insulti, parolacce, disegni…ci sono state?

“No, questa volta non ci sono stati disegni, bestemmie, insulti personali o voti di protesta particolarmente ‘creativi’. Nel peggiore dei casi chi ha annullato la scheda ha votato tutti i simboli, eventualmente aggiungendo una scritta del tipo “siete tutti troppo bravi”. Altri invece hanno barrato tutta la scheda o tirato righe molto nette. Ordinarietà, tutto sommato”.

Dato il risultato forse gli elettori non avevano bisogno di questi “metodi” per sfogare il loro malcontento..?

“A mio modesto parere il grande numero di voti ottenuto dalla Lega e dal Movimento 5 Stelle ha canalizzato quella rabbia che molto spesso veniva concentrata in atti eclatanti come il plateale rifiuto delle schede, voti pieni di insulti o scarabocchi offensivi e blasfemi. Anche se una forte rabbia era percepibile guardando il modo in cui il simbolo dei partiti era crociato”.

Cioè?

“Tantissime schede – soprattutto quelle di Lega e M5S – erano molto calcate, con delle croci ripassate più e più volte. Quasi a voler dire che la rabbia doveva essere canalizzata in un voto comunque valido. Ma pur sempre di rabbia si trattava”.

E lo spoglio?

“Interminabile. Abbiamo finito alle 5 del mattino. Il momento più bello e liberatorio è stato quello in cui al primo tentativo, sommati tutti i voti di lista e dei candidati uninominali, i numeri tornavano alla perfezione. Il momento più critico quando, verso il termine dello spoglio, stanchissimi, si trovavano schede bianche (il difficile era capire se lo fossero davvero) oppure voti fatti in maniera impercettibile o in posti decisamente infelici, come una croce piccolissima proprio sulla spada di Alberto da Giussano. Pressoché invisibile”.