“I poveri li avete sempre con voi” disse Gesù durante un pranzo, a Betania, nella casa di un certo Simone detto “il lebbroso”, alcuni giorni prima di Pasqua. Espressione che abbiamo letto e sentito qualche migliaio di volte, col rischio di averla fatta diventare un ritornello abitudinario prima, e indifferenza, poi. A meno che non tocchi anche a noi alimentare la lista dei 6 milioni di poveri assoluti, oggi, destinata ad allungarsi, domani, a causa di bollette stratosferiche, inflazione galoppante, magari anche una goccia di recessione nei prossimi mesi e stipendi che rimanendo tali non garantiscono più di arrivare a fine mese dignitosamente.

Come se non bastassero queste situazioni a farci provare il brivido di un possibile naufragio economico familiare, la Caritas Italiana pubblica il suo 21° Rapporto su povertà ed esclusione sociale dal titolo “L’anello debole” in occasione della Giornata internazionale di lotta alla povertà di lunedì scorso 17 ottobre. E Papa Francesco lancia il suo messaggio per la VI Giornata Mondiale dei poveri che si celebra il 13 novembre.

È il caso di dirlo: i poveri li abbiamo proprio sempre con noi! Non solo perché qualcuno ce lo ricorda, ma perché la loro è diventata una presenza visibile costante che, forse, date le circostanze, potrebbe anche generare qualche attenzione in più da parte nostra, quasi a voler esorcizzare che la povertà non decida di abbracciare pure noi.
Non possiamo non raccomandarvi la lettura del Rapporto della Caritas Italiana e del messaggio del Papa.

E deve essere fissato in mente quanto scrive il Cardinale Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della Cei: “il Rapporto non ci può far continuare come prima… vedere che quasi sei milioni di persone sono in povertà assoluta è un valore sballato nell’organismo del nostro Paese, che richiede quindi dei cambiamenti, delle terapie, delle scelte, perché se continuiamo ad avere un dato così, tutto l’organismo si ammala.

Non è un problema di quelle persone per cui cerchiamo di fare qualche cosa, è anche una difesa di tutto l’organismo”.

L’anello debole lo dobbiamo rinforzare, altrimenti si spezza tutta la catena, ed è nei momenti di crisi che dobbiamo mostrare cosa significa essere cristiani: “avere un cuore pieno dell’amore di Cristo e, proprio per questo, riconoscere Cristo – dice Zuppi – e avere noi un cuore pieno di amore per i tanti poveri cristi che incontriamo nelle nostre strade, andiamo a trovare nelle case e che devono trovare un porto nelle nostre comunità”.

Beh! Se poi quei “poveri cristi” siamo noi, speriamo ci sia chi se ne accorge, alleviandoci disagi ed emarginazione.