Dodici gli anni della figlia di Giairo e quelli del patimento fisico della donna. Una cifra che va oltre ai numeri, indicando i mesi che compiono la pienezza dell’anno ma soprattutto rappresentando il numero di elezione, le tribù di Israele, popolo di Dio. Tempo e grazia, vita e benedizione.
Una morte prematura ed una lenta perdita di vita attraverso emorragie.
Tutti si agitano accanto all’immobilità della giovane defunta, c’è grande calca attorno all’emorroissa, una “già morta” tagliata fuori da tutto; alla fanciulla era preclusa la strada del futuro, all’altra quella del presente stesso, visto che la sua malattia la poneva in uno stato di impurità legale (Lv 15,25), come una lebbrosa. Una esclusa dalla storia, l’altra dalla società.
C’è un obbligo nella Bibbia riguardante la presenza di frange sui quattro lati del mantello usato per la preghiera, un segno per far ricordare anche attraverso l’abito che «esiste Dio ai quattro angoli». Frange sulle quali si fanno dei nodi, che seguono una tradizione numerica particolare e simbolicamente rappresentano il nome di Dio, e sono per questo la parte sacra dell’abito. Quindi la donna che aveva osato mischiarsi alla folla, desiderava con semplicità sfiorare quei nodi, cioè il nome stesso di Dio, per implorare grazia.
“La fanciulla non è morta. Dorme”. La fede è avere questi occhi su ogni evento, con il cuore che supplica Gesù di risvegliare quanto di noi si è assopito. Commenta san Cirillo Alessandrino (380-444), vescovo e dottore della Chiesa: «Se il solo contatto della sua sacra carne rende la vita ai morti, quanto profitto trarremo dalla sua Eucaristia vivificante quando la riceveremo!».
C’è sofferenza e morte, il Salvatore è presente, ecco la Vita per entrambe. Il Mistero Pasquale si compie ogni giorno.
Desiderare, cercare la presenza di Cristo nelle varie situazioni è il percorso di crescita oltre i calcoli umani, è la liberazione da paure e limiti, è un passo in quell’Amore che supera le leggi, insegnando nuova attenzione all’uomo attraverso l’intimità con Dio. In tutte le stagioni di vita c’è la salvezza, possiamo toccare od essere toccati da Gesù. Egli guarisce il corpo ed il cuore. «Non temere, soltanto abbi fede!» (Mt 5,36).

(Mc 5, 21-24.35b-43 forma breve) In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi
della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. Dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.